ricordo di Giulio Angioni
con le sue ultime poesie e un’ampia intervista
Restanti – Giulio Angioni
Resuscitiamo i morti
con foto e audiovisivi
e il passato rivive
da sembrare che morte non dissolva.
La gente di una volta lo sapeva
come tenere vivi i propri morti,
lari e penati in stretta convivenza
che stavano qui in casa
là nella stanza buona,
li potevi pensare
a fare un pisolino dopo pranzo
o al lavoro in campagna
o in viaggio e poi ritornano,
la notte custodivano la casa
stavano insieme a noi
o felici o scontenti come noi
nell’hora mortis nostrae ci accoglievano
per essere all’altezza del morire.
Quando – Giulio Angioni
Quando non si saprà
di te che sarai stato,
dell’albero che un giorno avrai piantato
in terra smemorata
e la parola d’aria respirata
sarà altra cosa in chissà quale stato
tu forse lo saprai
che qui e ora sei.
Fiamme d’inverno – Giulio Angioni
Le nostre vite,
dicevano ai bambini,
sono fiammelle
che accese da lassù
brillano, scaldano, fanno faville
e alla fine si spengono tranquille.
Ma un colpo invernale di vento,
quando non c’è riparo,
può torcerle in tormento
e spegnerle anzitempo.
E troppo spesso
non vedi tutto intorno
visi con gote gonfie
pronte a soffiare,
a farti traballare, a spegnere?
Ma a casa mia
da piccolo, di sera,
i grandi, visi accesi,
soffiando incoraggiavano
le fiamme neonate nel camino.
Come dal vecchio libro di lettura
Le faville che vanno
nell’inverno su su per i camini
lo sai che fine fanno?
Un tempo lo insegnavano ai bambini
che salgono su in cielo tutto l’anno
e in piena estate poi
tornano giù da noi
scintillanti e ridenti
fatte stelle cadenti.
un’intervista a Giulio Angioni (per avere un’idea del grande uomo che è stato)
(l’intervistatore è Gaetano Marino)