Rientro a scuola
di Daniela Pia
«Luisa» ha un padre padrone, una madre succube e un fratello disabile. E’ una ragazza mora, fragile come un calice di cristallo, si scherma con una corazza dura che funge da protezione ma è di carta velina.
A scuola zoppica, qualche volta inciampa, ma quando siamo in presenza interagisce con i suoi compagni/e in modo armonioso. La DAD le ha rubato una delle poche certezze su cui fondava la sua quotidianità: la ricreazione, le battute tese alla risata liberatoria, il confronto con compagni/e e docenti.
Durante le lezioni a distanza non aveva una sua privacy, si vergognava della casa in cui vive e per questo, spesso, non si collegava. «Luisa» è stata promossa, con i consueti debiti e con una grande iniezione di fiducia che le abbiamo accordato. Aspetto lei e i suoi compagni/e con trepidazione perché so che le Luisa (e i Luigi) di questo nostro mondo scolastico sono tante/i: molto spesso sole/i, disincantate/i rispetto a quanto la politica abbia a cuore il loro destino eppure non si danno per vinte/i, sanno che a scuola la loro umana fragilità avrà eco nella coscienza degli insegnanti (non tutti è vero ma in numero adeguato a far loro da cassa di risonanza).
Auspico che a tutti/e loro sia restituita la Scuola, con la maiuscola, non la finzione in cui questi due anni le/li hanno confinati isolandoli davanti a uno schermo singhiozzante. Fra quindici giorni saremo nuovamente assieme in quel caravanserraglio che sono i nostri edifici scolastici e che mai come oggi mi paiono il luogo più prezioso in cui crescere a contatto con il mondo reale. Spero non ce lo rubino ancora una volta e che i Bianchi di questi tempi non si occupino solo di banchi.