Rigaglie: il dono oscuro
di Andrea Appetito
Sono seduto nel piazzale di un’abbazia, sui gradini di una fontana liturgica chiamata il Paradiso. Avrei voluto trascorrere attimi di silenzio ma c’è un clima di grande eccitazione per l’imminenza di un matrimonio. Il fioraio e i suoi giovani aiutanti preparano gli addobbi floreali, scherzano e ridono davanti al portico d’ingresso. Il miglior viatico per una festa di nozze, mentre l’acqua liturgica sgorga dalla terra lastricata. Rimango ad ascoltare il gorgoglio della fontana silenziato all’improvviso dal rumore assordante di un tagliaerba. Le cose non vanno mai come vorremmo, per fortuna. Sulla via del ritorno mi imbatto in una giovane filippina che tiene per mano due gemelli biondi. L’ho vista tante volte in passato spingere un elegante passeggino doppio con paziente spirito di abnegazione. Anni fa cercavo storie da raccontare in un film (L’ora d’amore) sul carcere e ho incontrato una detenuta che aveva trascorso la vita intera prima in orfanotrofio e poi in galera. Un giorno ha detto: «Ho passato in carcere gli anni della mia fertilità». Da allora lascio che queste parole risuonino in me, quasi ogni giorno. Sono depositate in un angolo cieco della mia coscienza e affondano le loro radici. Alcune vite anonime assomigliano alla fioritura di un albero di giuda piantato ai margini della strada. Altre sono ombre che si abbracciano furtivamente nell’atrio di un’oscura palazzina. Infine ci sono quelle che lasciano nel buio segni e svaniscono all’alba. Per quanto siano rotte queste vite hanno il carattere dell’oscurità inafferrabile e al tempo stesso del dono.
IL DISEGNO E’ DI ROCCO LOMBARDI
(*) Dal 9 gennaio ogni domenica – alle 14 – in “bottega” trovate «Rigaglie» ovvero recensioni molto velate e riflessioni stimolate da una citazione iniziale… per onorare la fonte dell’ispirazione. Qui le ultime quattro: Rigaglie: paura e desiderio, Rigaglie: l’ultima macchia di calore , Rigaglie: l’ Eden in una pietraia e Rigaglie: io e il randagio.