Rigaglie: per Chuang-Tzu
di Andrea Appetito (*)
«La musica viene da una canna vuota«».
Chuang-Tzu
Tutti abbiamo un nome che altri ci hanno dato. Quando la strada era un luogo d’incontro, non un ingombro di ostacoli da superare brillantemente, capitava di sentirsi chiamare per nome ed era come venire alla luce, per l’ennesima volta, con l’incanto la delicatezza l’incazzatura l’ironia o la sensualità delle voci degli altri e delle altre. Quanto mistero, quanta grazia, quanto dolore, quante aspettative e quante promesse dentro un nome solo! Uno scoppio poi era quando sentivo «Andrea!» per la strada e si giravano in molti. Era per me? era la chiamata? la tanto attesa chiamata che aspettiamo tutti, quella che dovrebbe svoltarci la vita: l’amore, il successo, il riconoscimento.
Eppure il periodo più intenso, io almeno, l’ho vissuto in una città straniera in cui nessuno mi chiamava per nome e a volte mi sembrava di udirlo, ma erano soltanto suoni indistinti, rumori del traffico pedoni macchine piccioni. Vivere nell’anonimato mi ha aiutato a venire al mondo per la seconda volta. Stavolta da solo e senza nome. Venire al mondo davvero e scoprire di essere un po’ dappertutto.
(*) «Rigaglie» ovvero recensioni molto velate e riflessioni stimolate da una citazione iniziale per onorare la fonte dell’ispirazione. Qui le prime due: Rigaglie: per Deligny (9 gennaio) e Rigaglie: per Ceronetti (16 gennaio)