Roma: stadio d’assedio
conversazione di Gianluca Cicinelli con Paolo Berdini
Nonostante la Capitale ne abbia viste tante, la vicenda politica e, soprattutto, giudiziaria legata allo stadio della A. S. Roma calcio è stata definita la più grande speculazione edilizia dell’«Urbe» negli ultimi venti anni. La racconta in un libro Paolo Berdini, architetto ed ex assessore all’urbanistica nella giunta guidata da Virginia Raggi. Su quel progetto Berdini ruppe con la giunta pentastellata denunciando lo scandalo urbanistico nel febbraio 2017.
Paolo Berdini è da decenni un riferimento per l’urbanistica democratica: persona stimata la cui nomina ad assessore sembrava stabilire un legame della giunta Raggi con le istanze di sviluppo per una città a misura di essere umano, lontana dall’avidità dei “palazzinari”, i potenti costruttori romani, senza l’assenso dei quali è difficile essere eletti alla carica di sindaco. La sua posizione inizialmente non fu di pregiudizio verso il nuovo stadio ma durante le trattative iniziò a subire pressioni e attacchi che lo hanno spinto alle dimissioni. Il libro «Lo stadio degli inganni» – edito da Derive e Approdi – ricostruisce la vicenda dello stadio come punto d’arrivo delle molte speculazioni che si susseguite negli anni, con tutte le giunte. La storia dello stadio è solo l’ultima, con i suoi esiti giudiziari clamorosi, ma il dato politico non esclude la responsabilità di nessun partito sull’intero complesso delle politiche urbanistiche a Roma dal nuovo piano regolatore approvato dalla giunta Veltroni fino alle giunte di Alemanno, Marino e Raggi.
Nel libro Paolo Berdini non perde l’occasione per formulare le sue proposte non soltanto in merito allo stadio ma alla possibilità di un progetto concreto per riproporre la centralità della cittadinanza e della sua partecipazione nello sviluppo del territorio. Quest’anno si terranno le elezioni per il sindaco di Roma e Berdini ha accettato la proposta a candidarsi iniziata a circolare lo scorso anno dalle associazioni e adesso diffusa dai social. Una candidatura che potrebbe riunire nella Capitale una sinistra fin qui litigiosa, divisa e senza un progetto di sviluppo che l’urbanista sembra invece avere chiaro. In questa intervista ripercorre le lacerazioni sociali e urbanistiche subite da Roma in questi anni.
Nel libro non si può fare a meno di notare che quello che «il più grande scandalo degli ultimi anni» avviene sotto quel monocolore dei cinque stelle che pretendeva di riportare la legalità in città. Non è un paradosso?
«I neofiti fanno danni se non hanno dietro una cultura. Hanno fatto come a livello nazionale prima “no tav” e “no tutto” poi sì a tutto, addirittura avevano denunciato alla magistratura l’onestissimo Marino. E’ stato arrestato il presidente del Consiglio comunale la carica più alta dopo il sindaco dal punto di vista istituzionale ma nonostante gli arresti loro vanno avanti. Ma cosa è cambiato, come sono cambiati nel giro brevissimo di quattro anni? Questo mi ha spinto a scrivere il libro sullo stadio, perchè dalle esperienze s’impara a vivere».
Allora spieghiamolo meglio questo scandalo, che va a sbattere contro uno dei pochi “futuri” rimasti in città, almeno quello che possono immaginare i tifosi dell’A.S. Roma (a cui mi onoro di appartenere) cioè una delle poche imprese economiche che possiamo dire con certezza ci saranno ancora fra 10 anni. Una frattura che attraversa tutta la città, ennesima beffa per i cittadini romani.
«La Roma che ho trovato io nel dopo Marino ha 60 grandi progetti fermi da anni. La crisi del 2008 prima e poi la questione “mafia capitale” hanno bloccato tutto. Dalle torri dell’Eur a piazza dei Navigatori, cose che se messe a posto avrebbero dato una luce bella alla città. Quello che mi sono chiesto è come sia stato possibile che si sia andata a cercare l’ennesima speculazione sulle aree di un privato che stanno nel deserto. Mi ha infastidito, ho fatto una battaglia fino in fondo, credo di averla vinta visto che dello stadio di Tor di Valle non sentiremo più parlare. Però, tornando a Roma, chi riuscirà a sbloccare la Roma dei 60 cantieri abbandonati avrà raggiunto un risultato storico per questa città».
Nel suo libro c’è l’aspirazione di reintrodurre la politica al centro della scena per sbloccare i lavori in città. La sinistra ha governato per anni Roma, c’è stato il Piano regolatore di Veltroni… Un grosso problema da risolvere soprattutto a sinistra, non crede?
«Certo, perchè tutto quello che è avvenuto in quei quindici anni delle giunte di centrosinistra – che hanno portato al piano regolatore più scandaloso della storia di Roma (quello del 2008 firmato da Veltroni) – è avvenuto perchè quel tipo di sinistra ha pensato di far proprie le idee dell’economia di rapina, come le chiama papa Francesco. Quel piano era sovradimensionato perchè tanto il mattone gira e fa bene a tutti; invece no il mattone gira e fa bene a pochi ma la città è sempre più diseguale. Questo errore concettuale di aver sposato le idee del neoliberismo va a favore di chi pensa che è venuto il momento di costruire una sinistra intelligente, moderata ma che sostenga un’altra visione del mondo: non bisogna essere legati all’economia di rapina ma pensare alle esigenze diffuse della città, alle persone che stanno peggio, a chi paga il prezzo di un’economia devastante. In questo passaggio c’è secondo me una speranza».
Governare Roma è un’impresa difficile per chiunque. Non funziona niente: trasporti, rifiuti, ambiente. Poi – perdoni la provocazione – arriva Berdini e cosa fa, come risolve i problemi?
«Intanto rivendico un successo senza precedenti. La delibera sulla trasformazione dell’ex Fiera di Roma sulla Cristoforo Colombo è stata da me portata all’approvazione del Consiglio comunale con una decurtazione di volumetria di 20 mila metri cubi, ed è passata. Sono stato denunciato e ho vinto: la magistratura dice che Berdini ha applicato la legge, perchè l’urbanistica serve a far star bene la città, quindi era del tutto legittimo ciò che ho fatto. La denuncia è caduta ma potevano farmi molto male, coinvolgermi nel pagamento di 140 milioni, non sono uno scherzo. Bisogna avere il cuore di pensare che c’è una città che soffre e avere la competenza per dire che ci sono le strade legali per raggiungere il benessere di tutti. Questa è una città con 92 occupazioni abitative, ci sono circa 5 mila famiglie che non hanno altro modo per disporre di una casa se non occuparla. Siamo nel 2021 con una città in crisi ma ancora ricca. Come è possibile che ci sia una Roma dei lustrini nei quartieri tutti tirati a lucido mentre altrove i bambini dormano con l’incubo che arrivi la polizia per sgombrarli? Manca il coraggio e la visione che ebbe Petroselli negli anni 80; manca il rigore morale per dire che prima di tutto c’è la città degli esclusi. Ci sono i soldi, ci sono le procedure: c’è tutto ma non basta se non si porta il cuore verso quella parte di città».
Camminando per Roma vediamo persone costrette da un giorno all’altro a fare la fila per i pasti alla Caritas, senzatetto che cercano un posto per dormire: tuttavia non esplode uno scontro sociale. Perchè?
«Io provo a dare una risposta per quel che abbiamo visto nei primi mesi del lockdown. La periferia di questa città ha tenuto davvero una coesione sociale per il fatto che ci sono un’infinità di gruppi formali e informali, di associazioni cattoliche (e non) con un’esplosione di solidarietà in particolare da parte dei giovani verso chi non ce la faceva. Da San Basilio a Tor Bella Monaca per chi non riusciva a scendere le scale ci hanno pensato i ragazzi a portare il pacco della pasta o il caffè e anche “una cura morale”. Questa è una città ricchissima, che ha nel Dna straordinarie risorse, per questo tiene a livelli di vivibilità, perchè c’è un mondo che pensa al bene comuune anzichè ad arricchirsi».