Romantic disaster
Romantic Disaster
Studio
madalena reversa
di Susanna Sinigaglia
Questo spettacolo nasce da un’idea originale: quella di paragonare l’anno del raffreddamento globale (Global Cooling) – il 1816 – provocato dall’eruzione del monte Tambora avvenuta in Indonesia nel 1815, e l’epoca odierna di riscaldamento globale (Global Warming). L’eruzione fece esplodere la montagna che si spaccò, e la massa di polveri sulfuree fuoriuscite dal vulcano avvolse la terra a tal punto che si verificò l’oscuramento del sole: il 1816 fu un anno senza estate [1]. I poeti inglesi Byron, Keats e Shelley – pur ignari delle ragioni alla base di un evento simile – restarono profondamente colpiti da questo fenomeno che mostrava la fragilità degli esseri umani di fronte alle forze della natura. I loro scritti densi di emozioni vengono ripresi dalla compagnia madalena reversa, cantati e recitati.
La performance si apre con le immagini dei disastri attuali che scorrono sullo schermo: inondazioni, sversamenti di prodotti nocivi su terre e acque, uragani, terremoti, scioglimento dei ghiacciai.
Poi una voce narrante ci racconta del disastro di oltre duecento anni fa e dell’anno senza estate, il 1816, che ne seguì.
I testi della voce narrante si alternano a quelli del performer sulla scena, dietro le cui spalle campeggia la foto di un vulcano in piena eruzione,
e a quelli delle poesie cantati magistralmente da Maria Alterno.
Gli autori-interpreti della performance mi hanno riferito che la prima canzone è composta da alcuni versi della poesia Hymn to Intellectual Beauty di Percy B. Shelley, mentre la seconda da versi tratti da Mont Blanc di Percy B. Shelley. I testi recitati dal vivo sono invece frutto di un lavoro di scrittura originale mixato ad alcuni estratti della Prefazione di History of a Six Weeks Tour di Mary e Percy B. Shelley. Infine la voce registrata recita una parte della lettera che Percy B. Shelley scrisse a T. Love Peacock da Chamonix il 22 luglio del 1816.
Il lavoro, interessante e ben interpretato, ha forse un limite: quello di parlare poco dell’oggi, di non mettere abbastanza in evidenza come lo sconvolgimento climatico che si manifestò nel 1816 fosse provocato da un evento naturale estremo mentre quello che sta avvenendo attualmente sia opera soprattutto degli sconsiderati interventi umani sulla natura e contro la natura. Certo, affrontando temi ormai all’ordine del giorno si rischia di cadere nello stereotipo. Tuttavia così com’è lo spettacolo rischia di risultare un po’ monco, quasi interrotto ma, dato che è uno “studio”, c’è da augurarsi che venga ripreso e approfondito in futuro.
https://triennale.org/eventi/madalena-reversa
[1] https://www.globalgeografia.com/asia/indonesia_vulcano_tambora.htm
Fotografia della caldera sulla sommità del monte Tambora. La caldera è immensa con i suoi 6 km di diametro e 1.100 m di profondità; si formò durante l’eruzione del 1815, forse la più importante della storia. Prima dell’eruzione, il Tambora misurava circa 4.000 m di altezza; oggi, i bordi della caldera toccano i 2.500 m. Sul fondo della caldera si trovano colate di lava provenienti da eruzioni minori avvenute durante il XIX e il XX secolo, alcune fumarole e un lago temporaneo.