RR: i miei dubbi sulle truppe
Tanti anni fa i sovietici intervennero in Afghanistan. Cercavano non solo una espansione (non mancava certo loro lo “ spazio vitale”) ma un grande passo per lo sbocco sull’Oceano Indiano, per incrementare il loro potere strategico e contrastare gli americani che erano già lì in forze.
Non approvavo il tipo di Stato che era l’Unione Sovietica, figurarsi se ne approvavo l’espansione militare e lo dissi ad alta voce in incontri e convegni. Oggi mi attraversa un dubbio: forse che, soprattutto per le donne, il periodo della presenza sovietica è stato il meno infelice? La sanguinosa cacciata dell’invasore, che ebbe il suo Vietnam, fu opera non solo di gente che non voleva i sovietici a casa, ma anche di gruppi integralisti, tutti appoggiati dagli occidentali, senza badare ad altro che al risultato. L’importante era acchiappare i topi, non il tipo di gatto. Il risultato si vide con la presa del potere da parte di quei gruppi che furono poi guidati dai talebani. Sgozzamenti negli stadi, martirio delle donne e quanto di peggio poteva pensare l’essere umano, lì veniva realizzato. Ma i patrioti avevano vinto. Il nemico aveva risalito quelle montagne che aveva disceso con tanta orgogliosa sicurezza.
L’11 settembre disse che oltre che opprimere sanguinosamente il proprio popolo, i padroni dell’Afghanistan coltivavano, appoggiavano, amicizie come quella degli inafferrabili Mullah Omar e Osama Bin Laden. L’intervento di ritorsione, sulla carta destinato a cancellare i due fuggitivi, con i loro progetti globali (un non simpatico tipo di globalizzazione) e di conseguenza i talebani, ha prodotto sì la caduta di quel governo in alcune aree, ma non i risultati attesi, anzi. Civili vengono uccisi dai “liberatori” in numero insopportabile (ma esiste un numero di innocenti uccisi che sia sopportabile?). Civili, in numero pure enorme se non più mostruoso, dai “resistenti”. Di questi si parla meno. Ecco, quando se ne parla, di quegli attentati, mi rinascono dubbi che sottopongo alla vostra attenzione.
Leggo Giuliana Sgrena da il manifesto del 28 aprile “Avvelenamento collettivo, misura estrema per impedire alle ragazze di frequentare la scuola. E’ successo in un liceo nella provincia di Kunduz, nell’Afghanistan settentrionale. Non è la prima volta. Era già successo lo scorso anno. Il gas non è stato fatale, ma forse l’obiettivo era quello di terrorizzare le ragazze più che di ucciderle”. Fin qui il fatto. Quali conclusioni trae Giuliana Sgrena, che, lo dico per chiarezza, apprezzo notevolmente? “ Chiunque sia a minacciare ancora, dopo nove anni dall’inizio dell’intervento militare della Nato in Afghanistan, le studentesse afghane dimostra l’inutilità e il fallimento dell’intervento occidentale….. ogni giorno registriamo in Afghanistan fatti che indicherebbero la necessità di un immediato ritiro di tutte le truppe, ma evidentemente questo non è ancora sufficiente per i fautori della guerra.”
L’intervento militare (forse sarebbe più corretto dire “soprattutto, di gran lunga, militare”) non libera l’Afghanistan e anzi il fuoco integralista si è diffuso anche in Pakistan.
Il primo maggio leggo questa notizia:” Due esplosioni in una moschea di Mogadiscio hanno provocato decine di morti e feriti. Il portavoce dell’Unione africana parla di almeno 20 persone uccise ma il bilancio è ancora provvisorio. Secondo un testimone sono trenta i morti e un centinaio i feriti. Ad essere colpita è stata la moschea Abdalla Shideye, vicina al Bakara Market, l’affollata zona della capitale somala dominata dai due principali gruppi di insorti, Hizbul Islam e al Shabaab, legato ad al Qaeda.”
Lo Stato somalo non esiste più da molto tempo, addirittura da prima che ci fosse il tragicomico breve intervento Restore Hope, che pure aveva suscitato qualche speranza nella disperazione di tanti amici somali che dall’Italia assistevano alla tragedia del loro Paese.
Ecco il dubbio: quando se ne vanno le truppe straniere, scompare anche quel minimo di protezione dei più deboli, di coloro che vorrebbero vivere un po’ più liberamente, magari andando a scuola.
Quali soluzioni sono praticabili di fronte a gruppi armati e poco disposti (eufemismo) a transigere rispetto a un regime teocratico che fa quasi ritenere libertino quello della Santa Inquisizione? Ve le immaginate le trattative a Ginevra tra le parti? Le conferenze stampa dopo ogni incontro?
Ok, cattivi, cattivissimi, biechi blù gli occidentali. Ma quale futuro (o presente) aspetta l’afghano, l’afghana, la bimba che sta per nascere? Vivreste con soddisfazione voi, proprio voi, nel Paese finalmente liberato dagli invasori?
Ecco, vi sottopongo i miei dubbi. Se vorrete intervenire, però, rispondete a queste ultime domande. Io so solo dire, per ora: non basta, anzi è molto poco, fare andare via le truppe straniere. E forse sarà anche peggio.
Reazionario Rodin (02- 05 -2010)