RR: immigrati, Istria, ragazzi al voto e pacchi vuoti
Ci sono riflessioni che potrebbero essere scambiate per qualunquiste, reazionarie e che invece ritengo siano abbastanza fondate, ma alle quali occorre dare soluzioni non forcaiole.
Ieri sera un collega giornalista mi dice, fra l’avvilito e lo sconvolto, che la figlia (maturità l’anno scorso, anche con buoni voti) non sa qual è la capitale del Belgio, che è come dire, anche, la capitale dell’Unione Europea.
Giorni fa sono andato in una scuola (nel centro delle Marche, istituto tecnico) e ho parlato di lavoro: attenti a come vi presentate quando siete in cerca di lavoro, quanto occorra essere preparati in un mondo di raccomandati e così via. Il tema del giorno era quello delle migrazioni.
Faccio vedere un servizio televisivo, il video di una canzone (mamma mia dammi 100 lire…) e chiacchiero con loro. Poi faccio alcune delle solite domande: «che differenza c’è fra straniero ed extracomunitario?», «gli extracomunitari vengono da altri continenti?»… Solite risposte: gli extracomunitari vengono da altri continenti (allora la Svizzera e l’Albania non sono in Europa), gli stranieri sono extracomunitari. Altre volte mi hanno detto che stranieri sono quelli in regola, extracomunitari non in regola. E via così. In un istituto turistico mi hanno detto che le Maldive stanno in America. Non è un caso ma tanti; e con il silenzio degli altri, che non avevano altre risposte. Sono particolarmente sfigato (attenzione, anche nei licei ). Ma molti insegnanti, che hanno certo qualche responsabilità, mi dicono che tutto quello che ho ascoltato è assolutamente normale , roba di ogni giorno. E non parliamo della storia….
Molti hanno letto i rapporti internazionali sulla scuola, sulla comprensione dei testi, sull’analfabetismo di ritorno. Ma è amaro toccarli con mano, anno dopo anno.
Leggo su Redattore sociale di qualche giorno fa: «IMMIGRAZIONE – Romeni: nessuna relazione con l’aumento della criminalità
Rapporto di Caritas italiana e Caritas Romania“I romeni in Italia tra rifiuto e accoglienza”.Le denunce da 31.465 nel 2005 sono diventate 41.703 nel 2008 (+32,5%), ma i residenti sono passati nello stesso periodo da 297.570 a 796.477 (+267,7%). Equiparare l’aumento dei romeni e quello della criminalità non trova un supporto nei dati: nel 2008, essi incidono per il 24,5% sulla popolazione residente e per il 13,8% sulle denunce presentate contro tutti i cittadini stranieri. In Italia sono 1.165.000. Crescono di circa 100 mila persone l’anno. Un quarto vive nel Lazio. In Europa sono la seconda comunità migrante dopo i turchi. Sei su 10 vogliono rimanere in Italia. Apprezzano le opportunità di lavoro, il livello di vita e il sistema sanitario, mentre rimpiangono la scuola romena che ritengono migliore. Sono più di 50 mila i nati in Italia dal 2000 a oggi e 105 mila sono i figli dei romeni iscritti nelle scuole italiane». La sottolineatura è mia.
Appunto. Due anni fa domandai agli alunni di tre classi riuniti per un incontro con me dove stava la Romania, appena entrata in Unione Europea. Silenzio. Allora dissi a una ragazza, che poco prima mi aveva detto di esser romena per nascita, di indicare ai suoi compagni la Romania sulla cartina muta che ho fatto vedere. Dopo un lungo imbarazzo ha indicato l’Istria. Ho raccontato la cosa in un liceo scientifico e ho poi chiesto dove era l’Istria. Altro silenzio e poi una timida domanda «Nel Tirreno?».
Dobbiamo preoccuparci o no? Non dico la rivoluzione (sono un riformista), ma qualche piccolo cambiamento non necessita di preparazione? Il nozionismo di cui si parlava un secolo fa è una cosa, l’ignoranza crassa è un’altra. Si è passati dal Mike Bongiorno delle domande su quale partitura conteneva il controfagotto ai pacchi vuoti. E’ un bene?
Se non si è curiosi, se non si controlla, poi si manda giù tutto, basta ripetere le stesse idiozie o balle un po’ di volte e si pensa che siano vere.
Ho chiesto a Vladimir Ilic che fare, ma mi ha guardato con disperazione ed è scappato di corsa dicendo che aveva un impegno. E questi ragazzi votano, decidono il mio presente e il mio futuro.
RR
Aggiungo un PS riservato a chi vorrebbe obiettare: «il problema è un altro» o «ma queste cose sono sempre accadute, ci sono tanti libri, molto divertenti, su questo. E i presidenti degli Usa che non sanno nulla dei Paesi che visitano?». Siete pregati di astenervi. Se oggi avviene più di prima è un brutto segno e non si può rimanere indifferenti: è l’avvenire di figli e nipoti che è in gioco. Se una malattia c’è sempre stata la si cura e non si allargano le braccia.
CHI DIAVOLO è RR?
La firma che trovate oggi (e spero spesso in futuro) sul blog non rimanda né a Rossana Rossanda né a qualche inedito di Ronald Reagan, ex presidente degli Usa, mentre - in rigoroso incognito - visitava Fermo, Viggiù e dintorni. Sta per Reazionario Rodin ed è il soprannome scherzoso di un amico (per nulla reazionario ma solo a volte “pensoso” come appunto la celebre statua di Rodin), giornalista in pensione. Ho un muuuucchio di debiti esistenziali e affettivi con un saaaacco di persone ma quanto al cercare di fare il giornalista (in modo efficace e onesto) credo che solo due persone mi abbiano davvero insegnato qualcosa di importante: agli inizi questo Reazionario Rodin e, molti anni dopo, Mauro Manunza quando lavorai all’«Unione sarda». Cercherò di essere ancora più chiaro: da tante persone ho imparato a scrivere e a documentarmi meglio; a nuotare anche nella scrittura contro-corrente; a praticare l’onestà (pur se scomoda) nello scrivere… ma loro due persero un sacco di tempo a “correggermi”, ogni tanto a trattarmi malissimo (per la mia presunzione soprattutto) e non finirò mai di ringraziarli. Ah beh, sì beh (direbbero Jannacci e Fo): anch’io mi chiedo se quei ragazzi hanno votato e per chi.