Saharawi: pressioni del Marocco in America latina
La diplomazia marocchina cerca di accreditare l’occupazione del Sahara occidentale presso i governi sudamericani e di screditare il Fronte Polisario a partire dalle azioni di una potente lobby pro Rabat presente in Cile.
di David Lifodi
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Già lo scorso giugno, ben prima della recente offensiva lanciata dal Marocco contro i saharawi nell’autunno 2020, l’analista politico cileno Esteban Silva Cuadra aveva osservato il tentativo di Rabat di screditare il Fronte Polisario nel tentativo di ottenere consenso e supporto in America latina.
In particolare, il Marocco mira a scongiurare il riconoscimento della Repubblica araba saharawi democratica (Rasd), ribadiva Esteban Silva Cuadra, e in effetti, almeno nel corso del 2019, di fronte alle difficoltà incontrate dall’Alba, l’Alianza Bolivariana para los Pueblos de América che aveva finito per perdere pezzi di fronte alla caduta di Ecuador e Bolivia nelle mani delle destre e dell’imperversare del golpista Guaidó in Venezuela, sembrava che Rabat fosse riuscita a guadagnare consensi.
Tuttavia, in molti paesi aderenti all’Alba continuano ad essere presenti le ambasciate della Rasd, ma non quelle marocchine e di questo non c’è da sorprendersi.
Il Fronte Polisario ha storicamente guardato con grande attenzione ai processi politici in America latina tanto che già nel 2008 uno dei più importanti diplomatici saharawi, Ahmed Bujari, in un intervento di fronte al Senato messicano, evidenziò che il continente sudamericano condivideva con la Rasd una storia coloniale simile, ma, a seguito dell’avvento di Lenin Moreno al Palacio de Carondelet, il Marocco ne aveva subito approfittato per promuovere un riavvicinamento tra Quito e Rabat e non aveva perso tempo, prima delle elezioni dello scorso dicembre in Venezuela, a riconoscere Juan Guaidó come il legittimo presidente dell’Assemblea nazionale, oltre a cercare una legittimazione anche da parte del governo di destra di Lacalle Pou in Uruguay e dai golpisti boliviani, fin quando sono riusciti a mantenere il potere.
L’appoggio alla libera determinazione dei saharawi da parte della Comunidad del Caribe (Caricom) nell’ambito della risoluzione Onu ha rappresentato un quindi un duro colpo per il Marocco, che ha tentato di avvicinare i paesi latinoamericani attualmente più allineati agli Stati uniti, a partire dalla Colombia, dove però è forte il sostegno della società civile alla Rasd tramite l’Asociación colombiana de amigos del pueblo saharaui e la Red colombiana de estudios sobre el Sahara Occidental, fino al Brasile bolsonarista e all’Argentina della presidenza macrista.
A questo proposito ha destato scalpore l’articolo scritto il 2 gennaio 2021 da Pablo Jofré Leal sul sito web Rebelión, dall’inequivocabile titolo Marruecos, normalización, lobby y colonialismo, in cui il giornalista racconta nel dettaglio la nascita della Fundación Alianza América Latina – África Siglo XXI come mezzo di propaganda per ripulire l’immagine della monarchia marocchina nella regione sudamericana soprattutto tramite le attività dell’ambasciatrice di Rabat in Cile Kenza Al Ghalies, il cui ruolo sembra essere quello di fare pressioni affinché venga riconosciuta la presunta sovranità del Marocco sul Sahara occidentale.
In Cile, a far da sponda a Kenza Al Ghalies, vi sarebbe la democristiana Cristina Orellana Quezada, convinta sostenitrice che il suo paese, e tutta l’America latina, debbano schierarsi con Rabat, poiché così hanno fatto gli Stati uniti dell’ormai ex presidente Trump, senza tenere in considerazione che il sostegno di Washington a Rabat è del tutto contrario al diritto internazionale e viola la risoluzione delle Nazioni unite, oltre a rappresentare un crimine di guerra.
Fanno parte della lobby pro-Rabat in Cile anche la professoressa Paz Milet, docente dell’Instituto de Estudios Internacionales de la Universidad de Chile, che celebra l’occupazione marocchina del Sahara Occidentale nell’articolo “Acuerdo Estados Unidos-Marruecos: estrategias y éxitos en política exterior”, pubblicato il 21 dicembre sulla Revista Cambio 21, il médico veterinario Álvaro Rojas, ministro dell’Agricoltura della prima presidenza di Michelle Bachelet e rettore dell’Universidad di Talca e l’ex deputato democristiano Roberto León, solo per citare i nomi più noti.
Il tentativo del Marocco di accreditarsi in America latina è passato anche attraverso i governi di Paraguay ed El Salvador.
Asunción ha ritirato il suo riconoscimento alla Rasd in cambio di aiuti del valore di 350.000 dollari, dell’acquisto della carne paraguayana da parte dell’esercito marocchino e dell’apertura di un’ambasciata del Marocco nella capitale.
Modalità simili sarebbero anche alla base del voltafaccia salvadoregno ai saharawi.
Infine, la diplomazia marocchina starebbe valutando il momento più opportuno per far valere le proprie istanze sul Sahara occidentale in America latina, convinta che il golpe in Bolivia, per quanto poi annullato dalla recente vittoria di Luis Arce, rappresenti solo il primo passo verso il fallimento dell’Alba, ma nonostante tutto ciò resta forte il sostegno dei movimenti sociali latinoamericani, e di alcuni governi di centrosinistra, al Fronte Polisario e alla causa dei saharawi.