Salvare donne non è problema per tecnici

di Maria G. Di Rienzo

Nel gennaio scorso, le Nazioni Unite hanno inviato in Italia Rashida Manjoo quale Special Rapporteur sulla violenza contro le donne, le sue cause e le sue conseguenze. Nelle premesse del suo rapporto sulla missione si legge che il Paese ha «un governo tecnico» le cui principali politiche concernono «il tentativo di maneggiare e ridurre il debito pubblico, la salvaguardia del sistema bancario e il mantenimento dell’Italia nell’eurozona».

«Rappresentanti di questo governo» scrive ancora Manjoo «riconoscono di avere potere e tempo limitati» e quindi di «non poter introdurre modifiche legislative di vasta portata». In soldoni, è stato detto alla speciale inviata delle Nu che poteva andare in giro a ficcare il naso dove le pareva, ma che non si aspettasse da questo governo interventi significativi in materia di violenza di genere: esso ha un focus differente e non ha abbastanza tempo o abbastanza potere. Perché nel frattempo abbia riscritto lo Statuto dei lavoratori e si senta intitolato a cambiare la Costituzione dello Stato consideriamolo “mistero della fede”.

Quindi, a rigor di logica anche la lista di raccomandazioni che chiude il documento resterà lettera morta.

Mie care simili, cercate di farvi ammazzare di nascosto e di non urlare troppo quando vi stuprano o vi battono come bistecche: sarebbe indelicato essere vocianti e visibili e pretendere dal governo azioni che lo stesso non si sente tenuto a compiere. E’ questione di competenze. I tecnici, correttamente, se ne fregano.

Manjoo fa molte osservazioni interessanti che non sono state riprese dalla stampa nostrana: a esempio cita la rappresentazione delle donne sui media, perché sa benissimo quanto contribuisca a creare condizioni favorevoli alla violenza, e nota come la maggioranza delle donne che appaiono nelle televisioni italiane sia muta. Nota anche che circa la metà di esse sono associate a sesso, moda e bellezza e solo il 2% ha a che fare con istanze sociali o professionali. Nel frattempo, i tecnici-dal-potere-assai-limitato (avendo capito tutto quel che Rashida Manjoo ha detto loro) continuano a conferire incarichi professionali a ex attrici porno raccomandate da politici. Che vita una/uno scelga di fare non è affar mio: la ricaduta sociale delle sue azioni e i soldi pubblici sì. Quando le une alimentano la discriminazione e la violenza, e gli altri vengono buttati nel cesso io ritengo di avere il pieno diritto – e anche il dovere – di imbufalirmi.

Il precedente governo, tanto per citare un caso, nell’ansia di sbarazzare il signor Berlusconi dai suoi processi ha ridotto i tempi della prescrizione per tutta una serie di reati, basandosi sulla durata delle pene previste e non sulla natura dei crimini. Ecco perché – come riporta Manjoo – una madre napoletana, la cui figlia è stata uccisa da suo marito, vedrà l’assassino in strada l’anno prossimo. Nonostante si fosse difeso con la solita minestra di raptus e “passione”, la sentenza era stata di 16 anni di carcere: ma fra appelli, ritardi, pensionamento di un giudice, varie ed eventuali, i termini della prescrizione sono scattati. Grazie, Mr. Silvio. Grazie, parlamentari che avete votato centinaia di schifezze come questa in nome della stabilità, la responsabilità e blah blah blah. Grazie squisite squinzie che prendete per una notte con “l’ex premier” quel che un operaio guadagna in cinque mesi (parole sue) e pretendete i posti statali perché siete «belle come il sole» (parole vostre). Sarebbe interessante se il prossimo medico, maschio o femmina, che deve occuparsi della vostra salute fosse stato posizionato nel suo ambulatorio secondo i medesimi criteri tecnici”: e cioè perché sessualmente disponibile o perché tesserato e/o ammanicato. Le diagnosi saranno fallaci e le prescrizioni inutili, ma lei è così gnocca, e lui è amico di gente che conta. Vuoi che sia se non distingue una metastasi da un camion.

BREVI NOTE

Sulla visita in Italia di Rashida Manjoo confronta «Nel Paese dei leccapiedi», qui in blog il 28 febbraio. Un chiarimento sulla frase «osservazioni interessanti che non sono state riprese dalla stampa nostrana»; Maria G. Di Rienzo ha ragione ma c’è una eccezione: lo studio di Rashida Manjoo è stato efficacemente riassunto da Luisa Betti (con un box di Barbara Spinelli sui dati disponibili) sul quotidiano «il manifesto» del 26 giugno. Quanto al «signor Berlusconi«» citato da Maria, di solito viene nominato su codesto blog come «signor P2-1816»: è una scelta informativa (ricordare la loggia segreta e golpista P2) che negli ultimi 20 anni pochissimi hanno fatto. Gli articoli di Maria G. Di Rienzo sono ripresi – come le sue traduzioni – dal bellissimo blog lunanuvola.wordpress.com/  – e già che ci sono ricordo il suo ultimo libro, “Voci dalla rete: come le donne stanno cambiando il mondo”; una recensione è qui alla data del 2 luglio 2011. (db)


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