Salvini, Renzo che cammina, db, Umberto…
… ammanettato, due canzoni e altri/altro: pensieri sparsi ma forse non persi. Se preferite un altro titolo potrei proporvi: E nun sai più s’hai da ride o da tremà.
UNO
Quando passeggio per Imola incontro spesso Renzo. Lui deve camminare taaaaaaaaaaaaaaaaanto per ordine dei dottori, ha persino un contachilometri.
Chiacchierare con Renzo è sempre un piacere: siamo due vecchietti (io 70, lui qualcuno in più) ma i cervellini – mi pare – funzionano ancora bene.
«Sai cosa c’è che non va?» mi ha detto Renzo giorni fa: «non va che 3, anzi 4 persone in poco tempo mi hanno detto che mollano».
Fa una pausa, non so se da attore consumato oppure da pedone affannato. Così mi inserisco io: «mollano che?».
«Ah, non importa cosa. Mollano. Cioè per uno è l’impegno politico, per l’altro la divulgazione scientifica e il terzo molla il volontariato… » (a essere sinceri sto andando a tentoni perchè non ho preso appunti; ma credo conti il senso del discorso più dei particolari). «Mettono il cervello a riposo» insiste Renzo: «persone di varia età ma tutte degne di nota».
«Stanche?» chiedo io: «oppure non hanno più fiducia?».
«La seconda … che è anche peggio no?» conclude Renzo.
DUE
Il discorso fatto con Renzo mi è tornato in mente con varie associazioni di idee («assaaaaaaaaai rivelatrici» spiegherebbero il dottor Sigmund, il dottor Gustav e altri cervelloni strizzacervellini).
Una è nel Marx qui sopra come “statua della libertà”.
Un’altra è in questo flash.
Anni 70. Ad alcuni militanti di Lotta Continua capita di salire su un palco. anzi su un palchetto per cantare. Esordio. E successone (o “successino”… ho la memoria a gruviera). Così decidono di rifarlo. E meglio. Un giorno stanno provando, cioè studiano per il bis, io sono lì ad ascoltarli, a tifare. Dovevano essere in 4 ma sono in tre (se la suddetta MAG – memoria a gruviera – non mi tradisce): Fulvio, Riccardo e Sandro. Inizia a prendere forma una canzone loro, strofa dopo strofa. Inizia così: «se mi chiedi quali sono i miei ideali / sono comunista internazionalista». Forse l’hanno cantata in pubblico tre volte (nel caso io ricordi male qualcuno mi correggerà). Ma io l’ho sentita nascere, cambiare, limare, provare forse 30 volte. E mi piaceva. Anche perchè aggiungevo il mio vocione al trio. Così la ricordo quasi tutta (alla faccia della MAG di sopra). «Se mi chiedi quali sono i miei valori…». Poi «se mi chiedi quali sono i miei poteri… ». Fino a: «se mi chiedi quali sono i miei dolori / son quei vecchi che han perduto anche i sogni».
Adesso sono vecchio anche io. Però non ho perduto i sogni.
TRE
Verso la fine della campagna elettorale, il ministro dell’Inferno (non è un refuso semmai un re arrogante) va a Carpi per comiziare: in giro 120 fra PS e CC con reparti mobili di PS venuti da Bologna più battaglioni dei CC da Bologna e Milano, pure cecchini sui tetti. Un compagno di 71 anni – mio coetaneo dunque – sul tetto della casa dei suoi parenti alza uno striscione contro Salvini. La polizia fa irruzione, lo ammanetta, lo tiene 3 ore in questura e lo denuncia. Non so per quale reato, ipotizzo «non ha perso i sogni». Si chiama Umberto Fazzi (*) e almeno a distanza voglio abbracciarlo. Grazie a Francesco recupero il suo telefono e lo chiamo. E’ contento della solidarietà, «tanta» mi dice. Facciamo una piccola chiacchierata; mi ero ripromesso di raccontarla in “bottega” ma poi sono stato travolto da altri impegni e me ne stavo dimenticando.
QUATTRO
Leggo che una compagna non potendo il tal giorno manifestare contro quello che io chiamo anche ministro dell’Inverno (nel senso che è peggio di una valanga di neve) ha preso «La Badoglieide» – di Fausto Amodei – e l’ha trasformata in «La Salvineide». Potete vederla qui: www.antiwarsongs.org/canzone.php?id=59549&lang=it
CINQUE
Una delle canzoni che mi fa compagnia, soprattutto nei momenti di tristezza, è «Che razza di città» (di Gianni Nebbiosi) in puro romanaccio.
Per chi non la conoscesse, qui sotto ne incollo alcune strofe… anche se non è gennaio.
Le matine de gennaio ce sta ‘r sole
tanto bello che je sputeresti ‘n faccia.
Come dentro a quer grugnaccio der capoccia
Che fa i sordi mentre tu stai a lavorà.
….
Sei fottuto e puro tocca tirà avanti
e li giorni te li fanno co’ lo stampo
E `na sera compri ´n etto de castagne
te metti a sede e t’aritrovi a piagne
Ma che razza de città
E ner mannà ‘n gola pianto e callaroste
t’aricordi che c’è puro l’artra gente
e t’aricordi che quarcuno t’ha spiegato
“si cominci a restà solo sei fregato”.
E cammini e te li guardi bene ‘n faccia
e t’accorgi tutto a ‘nbotto che so’ tanti.
tante callaroste assieme a tanti pianti
E nun sai più s’hai da ride o da tremà.
Ma che razza de città!
Ma che razza de città!
SEI
Le associazioni di idee si moltiplicano (come i Marx) – e forse si complicano – ma oggi non la voglio fare troppo lunga. Con il permesso del dottor Sigmund e del dottor Gustav magari farò una nuova puntata (come Energu, la cicala, Angelo Maddalena, Chief Joseph, Sergio Falcone) in bottega.
Non avendo perduto i sogni dico a Renzo che non mollo. E saluto chi è arrivata/o fin qui con un convinto: «hasta siempre». E’ giusto restare ribelli contro l’orribile ordine costituito che è l’arbitrio di pochi contro il 99per cento (e contro la natura). “Se mi chiedi quali sono i miei valori…”
(*) la vicenda è qui: www.facebook.com/SenzaQuartier3/videos/245748619626583/
Ya basta!
mollare mai! hasta siempre!