Sanità pubblica: i più migliori assai

Comunicato dei Cobas sul rinnovo del Contratto

Capiamo la soddisfazione dell’ARAN (*) che è riuscita a rifilare un accordo bidone.

Capiamo meno la soddisfazione dei firmatari di parte sindacale.

Capiamo ancora meno chi, pur criticando i risultati del contratto vdella Sanità Pubblica 2019-2021), lo ha firmato: Nursind, Nursing Up, ecc.

La firma definitiva nulla modifica della precedente intesa del 15 giugno 2022.

La beffa!? A distanza di 4 mesi ci tocca sorbire di nuovo la glorificazione a più voci del contratto.

Già questa coralità è una contraddizione in termini. Se uno vince l’altro dovrebbe perdere e viceversa.

Si ribadisce dai firmatari la “nostra parte”, che gli aumenti sono stati consistenti e gli arretrati ricchissimi.

Questi toni dovrebbero essere più dimessi perché il risultato già negativo in termini di recupero salariale strombazzato a maggio è ulteriormente ridimensionato dall’inflazione che a novembre è salita al 12%.

Prendiamo l’aumento fisso (tabellare) dei D4 pari a € 83.30, con l’inflazione in crescita si riduce a circa 73 €.

Gli arretrati che verranno contabilizzati solo dal 1° gennaio 2021 non coprono quindi i tre anni di ritardo contrattuale, cioè vi è uno sconto di due anni a favore dell’ Aran.

Per un D4 gli arretrati sarebbero circa 2.087€ lordi ma se a questa cifra sottraiamo l’IRPEF, mediamente al 23% e un 12% di inflazione, il tesoretto si rivela molto più modesto: circa 1257 €.

Tesoretto che deve bastare fino alla prossima tornata contrattuale. Questo contratto nasce già scaduto, e solo un miracolo può salvarci dalle lungaggini di sempre. Significa che verosimilmente per altri tre anni si dovrà vivere con questi stipendi. I più bassi a livello europeo.

La tanto grandeggiata innovazione normativa non fa che accentuare ulteriormente la frammentazione e la differenziazione salariale. Ma tutto questo è presentato come promozione della professionalità. Vera e propria pubblicità ingannevole. I criteri della promozione sono studiati a favore di una minoranza di eletti. E’ questo il territorio paludoso dell’ arbitrio clientelare: le direzioni e le OOSS (soci di minoranza) scelgono il personale da premiare. Di fatto la massa dei lavoratori non partecipa a nessuna promozione. Basta pesare gli stipendi.

L’assegnazione degli incarichi è definita a livello aziendale e serve a fidelizzare all’azienda una sorta di caporalato diffuso.

Gli incarichi di posizione (elevata qualificazione) valgono dai 10.000 € fino ai 20.000 € all’anno.

Gli incarichi di funzione organizzativa (professionisti della salute) variano da 4.000 € a 13.000 €.

Gli incarichi di funzione professionale ( prof. salute, assistenti ed operatori) da 700 € a 3.000 €.

Come nella “Fattoria degli animali” di George Orwell certi maiali sono più uguali degli altri, cosi in questo contratto certi professionisti sono più migliori assai della base che opera si affatica e rischia!

I soldi per riconoscere il ruolo sociale e professionale svolto dagli operatori della sanità ci sarebbero, ma il dover presidiare armi alla mano i territori della concorrenza capitalistica fa sì che queste risorse per la vita e la salute si trasformino in spese militari.

L’unica guerra che merita di essere combattuta è la guerra di classe. Non un euro per le spese militari!

Rivendichiamo la scala mobile contro l’aumento dei prezzi

Rivendichiamo una patrimoniale del 10% su tutti i redditi più alti.

sciopero nazionale 2 dicembre

manifestazione 3 dicembre a Roma contro il governo.

Sindacato Intercategoriale Cobas – Coordinamento Nazionale – email: milano@sicobas.org – PEC: sicobas@pec.it

 

(*) ARAN sta per Agenzia per la Rappresentanza Negoziale delle pubbliche amministrazioni

La fotografie e la vignetta (di Benigno Moi) sono state scelte dalla redazione della “bottega”

Redazione
La redazione della bottega è composta da Daniele Barbieri e da chi in via del tutto libera, gratuita e volontaria contribuisce con contenuti, informazioni e opinioni.

Un commento

  • Mariano Rampini

    Leggo il comunicato e penso a quanto è avvenuto a Madrid dove centinaia di migliaia (ed erano davvero tanti) esponenti della sanità pubblica, sono scesi in piazza. I numeri in questo caso sono comunque talmente elevati (200 mila, 600 mila. non importa) da dare il segno di un’unità di intenti che va al di là di una sigla o di un’altra. Ed è questo quello che si dovrebbe vedere anche da noi. Scendere in piazza con i loro camici, operatori della sanità di ogni professione e tipologia, gli uni accanto agli altri, in difesa di un sistema, quello pubblico, che dappertutto subisce attacchi reiterati. Comprendo il senso del comunicato ma mi chiedo, nel nostro Paese quanti sono scesi in piazza – tutti insieme – per difendere non solo la legittima richiesta di miglioramenti salariali e contrattuali (le divisioni tra un comparto e l’altro sono frutto di politiche nefaste per qualsiasi raggruppamento sindacale) ma anche il rispetto per un servizio pubblico essenziale?

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