«Science Fiction» in jazz
Quando il Marte-dì è da ascoltare
Qui in bottega ho scritto – Se ne va Ornette Coleman… – del grande contributo che ha dato alla musica e dell’emozione “fantascientifica” che provocava in me. Vi segnalo che in edicola – 6.90 euri, cangurato dal quotidiano «Il corriere della sera» (ma prendetelo senza) – potete ascoltare o recuperare «Science Fiction» un disco del 1971 che mi sento di consigliarvi come colonna sonora per i martedì a venire, senza escludere 712 sabati e 521 giovedì.
«Science Fiction» è uno degli 8 brani, forse il più vicino a quel «Free Jazz» che Ornette Coleman aveva inciso 11 anni prima e che diede nome a un’epoca. Qui le varie formazioni – come i brani, diversissimi fra loro – uniscono il “vecchio” Ornette a quello che non smette di sperimentare … e così farà sino alla morte. Nelle note Coleman è accreditato al sax contralto, alla tromba e al violino; in realtà è anche alla musette (una specie di cornamusa o di launeddas sarde) e a uno «wha wha» elettronico. Con lui – in alcune tracce – il grandissimo Don Cherry con la sua famosa tromba “tascabile” mentre in altre auinano i tre trombettisti Carmine Fornarotto, Gerard Schwarz e Bobby Bradford; il sax tenore di Dewey Redman; poi tre vecchi e fidi compagni di Ornette cioè Charlie Haden al basso mentre alla batteria si alternano e talvolta suonano assieme Ed Blackwell e Billy Higgins. Novità assoluta la voce recitante di David Henderson e le mille tonalità – emozionanti, sensuali – della cantante (e attrice) indiana Asha Puthli. Ma c’è anche un ospite imprevisto, il pianto di un bambino.
Jazz e fantascienza: per volare molto in alto. Grazie ancora Ornette.