Scor-data: 10 ottobre 1977
di David Lifodi (*)
L’ammiraglio golpista argentino Emilio Massera viene ricevuto in Vaticano da Paolo VI
Il 10 ottobre 1977 Papa Paolo VI riceve in Vaticano Emilio Massera, esponente di spicco della giunta militare argentina. Non si trattava del primo viaggio dalle nostre parti dell’ammiraglio: gli stretti rapporti con Licio Gelli, il capo supremo della Loggia P2, rendevano necessarie delle visite in Italia per affari (leggi acquisto di armamenti) e loschi traffici.
Il colloquio con il Papa, secondo Massera, si rendeva necessario per accreditare presso le alte gerarchie vaticane la giunta che si era installata alla Casa Rosada il 24 marzo 1976 e, al tempo stesso, sondare la posizione di Paolo VI in merito agli omicidi politici dei sacerdoti terzomondisti e della comunità dei pallottiniani, susseguitisi a velocità raccapricciante in poco più di un anno e mezzo. Probabilmente non ce ne era bisogno poiché la Chiesa argentina era già allineata alla dittatura e faceva il bello e il cattivo tempo: il giorno prima del colpo di stato la conferenza episcopale chiese un incontro a Massera, Videla e Agosti con la benedizione di monsignor Tortolo, vescovo militare. In pratica si trattò di un’alleanza tra i settori più reazionari dei prelati argentini e la giunta. Sarà proprio Tortolo, insieme a Primatesta (altro religioso intimo dei militari, ma soprattutto presidente della stessa Conferenza episcopale), a preparare il terreno per un incontro descritto nei dettagli dal coraggioso giornalista e scrittore argentino Horacio Verbitsky, che nel suo libro El Silencio ha aperto gli armadi della vergogna della Chiesa del suo paese. Inoltre, il colloquio tra il Papa e Massera avrebbe dovuto sancire il totale allineamento della curia alla dittatura, non solo quella argentina, ma anche l’intero estabilishment vaticano: per questo all’intenso lavoro della diplomazia della Casa Rosada si aggiunse quello del nunzio apostolico Pio Laghi, compagno di partite di tennis dell’ammiraglioe una delle figure più subdole che la Chiesa abbia mai avuto. Verbitsky sostiene che Paolo VI fosse rimasto affascinato dalla figura di Emilio Massera e cita addirittura un documento del Vaticano, consultabile presso la Cancelleria argentina, in cui viene evidenziata l’ammirazione del Papa per l’ammiraglio. Da qui l’inevitabile conclusione: a Paolo VI uccidevano i sacerdoti, ma lui benediceva i responsabili di quell’immenso campo di concentramento che era divenuta l’Argentina. Maurizio Chierici, latinoamericanista del Fatto Quotidiano ed esperto conoscitore del continente sudamericano, parla invece di un Papa stanco e malato, tenuto all’oscuro sulle torture e sui centri di detenzione degli oppositori politici, ma che una volta compresa la portata della tragedia argentina scrisse una lettera indirizzata alla Conferenza episcopale chiedendo il motivo per cui taceva. Resta difficile capire quanto fosse reale la percezione di Paolo VI sulla mano dura della giunta militare che si abbatteva sugli oppositori politici, ma di certo non è credibile pensare che in Vaticano si ignorasse la sorte dei desaparecidos. Inoltre, al fascino esercitato sul Papa da Massera, Verbitsky aggiunge un altro dettaglio pesantissimo che inchioda Paolo VI alle sue responsabilità e al tempo stesso sorprese lo stesso ammiraglio. In relazione alla strage dei sacerdoti pallottiniani, Paolo VI disse di non preoccuparsi perché “si trattava di un episodio ormai superato” e augurò un “futuro di pace e prosperità per l’Argentina”. Il presidente della conferenza episcopale argentina Raúl Primatesta informò subito la giunta militare che l’incontro tra il Papa e Massera era stato altamente positivo e come Paolo VI fosse rimasto impressionato dalla personalità dell’ammiraglio. Di fatto, sono in molti a sostenere che in quella circostanza si trattò di una vera e propria benedizione per il governo. Eppure il massacro dei padri pallottiniani segnò uno dei passaggi più cruenti nel difficile rapporto tra la giunta militare e quella parte della Chiesa ostinatamente non allineata. Il 4 luglio 1976 i corpi dei sacerdoti Alfredo Leaden, Alfredo Kelly e Pedro Duffau e dei seminaristi Salvador Barbeito ed Emilio Barbetti, furono trovati nella chiesa di San Patricio, al quartiere bonaerense di Palermo, crivellati di colpi di arma da fuoco. Sopra un tappeto della chiesa si leggeva: “Murieron por ser adoctrinadores de mentes vírgenes y son M.S.T.M.”. Questa sigla stava per Movimiento de Sacerdotes para el Tercer Mundo, i sacerdoti vicini alla Teologia della Liberazione che lavoravano nelle villas miserias e svolgevano un coraggioso lavoro di sensibilizzazione a livello sociale e politico nonostante l’asfissiante controllo del regime e i rapimenti delle patotas, le pattuglie della polizia politica che andavano in giro per le città con auto senza targa, i vetri oscurati e facevano sparire gli oppositori politici. Per Paolo VI non solo il caso era chiuso, ma di fronte al nuovo ambasciatore argentino presso la Santa Sede, Rubén M. Blanco, il Papa disse che “il governo argentino poteva contare su tutta la nostra comprensione e la nostra pazienza”, spingendosi fino a lodare i prelati Primatesta e Tortolo. Era il 27 settembre 1976: in occasione dell’incontro con l’ambasciatore, che derubricò sparizioni, torture e omicidi politici a “eccessi di gruppi marginali avvenuti fuori dal controllo delle forze di sicurezza”, Paolo VI, ad onor del vero, dichiarò la sua costernazione “per i recenti episodi che sono costati la perdita di vite umane, inclusi i sacerdoti, in un contesto che merita comunque un approfondimento”, che però il Vaticano si guardò bene dal mettere in pratica. I sacerdoti terzomondisti pagarono un prezzo altissimo non solo durante la dittatura, ma anche prima che i militari golpisti conquistassero la Casa Rosada: Carlos Mugica, ad esempio, fu eliminato nel 1974 dalla Tripla A, l’Alleanza Anticomunista Argentina fondata dall’allora ministro de bienestar social José López Rega con il supporto dello stesso Massera. Se il colloquio con Paolo VI andò nel migliore dei modi, altrettanto non si può dire del viaggio d’affari in Italia. L’ammiraglio intendeva acquistare la fregata “Lupo” della Oto Melara nel cantiere navale di La Spezia, ma lo sciopero degli operai contro uno dei membri della “tristemente nota giunta argentina”, lo costrinse ad abbandonare momentaneamente l’affare.
Massera fu condannato all’ergastolo nel 1985, ma ottenne l’indulto nel 1989 con la vittoria di Carlos Menem alle presidenziali: per anni in Argentina non si muoveva foglia senza che lui non volesse e, tra il 1976 e il 1983, si dilettò in partite di tennis all’ultimo set con il nunzio apostolico Pio Laghi. Nel mezzo la Chiesa argentina, ma soprattutto le gerarchie vaticane, che non hanno mai fatto i conti con il passato e devono ancora chiedere scusa per le loro responsabilità.
NOTA:
Questa scor-data è limitata, volutamente, alla visita di Emilio Massera a Paolo VI: sarebbe lungo raccontare le malefatte di una parte consistente della Curia che andava a braccetto con i militari così come l’eroica resistenza dei tanti sacerdoti (è il caso di monsignor Angelelli), delle suore e di tutta una generazione che ha combattuto con coraggio contro una dittatura infame e spietata.
(*) Ricordo – per chi si trovasse a passare da qui per la prima volta – il senso di questo appuntamento quotidiano. Dall’11 gennaio 2013, ogni giorno (salvo contrattempi sempre possibili) troverete in blog a mezzanotte e un minuto una «scordata» – qualche volta raddoppia, pochi minuti dopo – di solito con 24 ore circa di anticipo sull’anniversario. Per «scor-data» si intende il rimando a una persona o a un evento che per qualche ragione il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna dimenticano o rammentano “a rovescio”. Molte le firme (non abbastanza forse per questo impegno quotidiano) e assai diversi gli stili e le scelte; a volte troverete post brevi: magari solo una citazione, una foto o un disegno. Se l’idea vi piace fate circolare le «scordate» o linkatele ma ovviamente citate la fonte. Se vi va di collaborare – ribadisco: ne abbiamo bisogno – mettetevi in contatto (pkdick@fastmail.it) con me e con il piccolo gruppo intorno a quest’idea, di un lavoro contro la memoria “a gruviera”. (db)
Ottimo post che racconta un episodio significativo dei rapporti tra dittatura militare, chiesa argentina e Vaticano. In questi rapporti ebbe un ruolo fondamentale la P2.
Massera ebbe anche dei rapporti con Bergoglio, che non si oppose se non sponsorizzo’ il conferimento al personaggio di una laurea honoris causa da parte di un’ universita’ fondata e controllata dai gesuiti.
Colgo l’ occasione per ricordare che Horacio Verbitsky e’ l’ autore di una quadrilogia sulla storia della Chiesa Argentina e dei suoi rapporti con il potere:
Cristo vence
La violencia evangelica
Vigilia de armas
La mano izquierda de Dios
Quest’ ultimo che prende il titolo da una frase del famigerato vescovo di Cordoba, Primatesta e si concentra sul periodo dal 1976 in poi.
Un’ ultima cosa. Lo strapotere di Massera era limitato da quello di Videla. Tra i due vi erano delle contraddizioni. Sicuramente nella repressione e nelle sparizioni il ruolo di Massera fu più attivo.