Scor-data: 11 novembre 1620
Il Mayflower a Cape Cod.
di Franco Minganti (*)
«In nome di Dio, amen. Noi qui sottoscritti, leali sudditi del nostro riverito signore sovrano, Giacomo, per grazia di Dio Re di Gran Bretagna, Francia e Irlanda, Re difensore della fede et cetera.
Avendo intrapreso un viaggio per fondare la prima colonia nella zona settentrionale della Virginia, a maggior gloria di Dio, per la diffusione della fede cristiana e per l’onore del nostro Re e della nostra Patria; con le presenti, alla presenza di Dio e l’uno dell’altro, stringiamo un solenne patto reciproco e solennemente ci accordiamo di costituire una civile società politica per il miglior ordinamento e la migliore conservazione della nostra comunità e per il perseguimento dei fini anzidetti; e in virtù della presente formuleremo ed applicheremo leggi, ordinanze, provvedimenti e altri atti che siano giusti ed eguali per tutti e istituiremo uffici, a seconda che di volta in volta lo si riterrà utile e opportuno per il bene generale della Colonia, ed a tali provvedimenti o uffici promettiamo debita sottomissione ed obbedienza.
In fede di quanto sopra abbiamo qui apposto le nostre firme a Cape Cod nell’undicesimo giorno di novembre, il diciottesimo anno di regno del nostro Signore Sovrano Re Giacomo in Inghilterra, Francia ed Irlanda e il cinquantaquattresimo in Scozia. Nell’Anno del Signore 1620.
John Carver – Edward Tilley – Degory Priest – William Bradford – John Tilley – Thomas Williams – Edward Winslow – Francis Cooke – Gilbert Winslow – William Brewster – Thomas Rogers – Edmund Margeson – Issac Allerton – Thomas Tinker – Peter Browne – Myles Standish – John Rigdale – Richard Britteridge – John Alden – Edward Fuller – Georoe Soule – Samuel Fuller – John Turner – Richard Clarke – Christopher Martin – Francis Eaton – Richard Gardiner – William Mullins – James Chilton – John Allerton – William White – John Crackston – Thomas English – Richard Warren – John Billington – Edward Dotey – John Howland – Moses Fletcher – Edward Leister – Stephen Hopkins – John Goodman».
Quello che avete appena letto qui sopra è il Mayflower Compact, uno dei documenti più densi di conseguenze per la storia e la cultura degli Stati Uniti, formulato e sottoscritto l’11 novembre 1620 a bordo del Mayflower, all’ancora vicino alla punta dell’odierno Cape Cod. Sulla nave, oltre all’equipaggio, erano imbarcate un centinaio di persone, soprattutto “separatisti” – così amavano definirsi gli obiettori religiosi in aperta contestazione della Chiesa anglicana – ma c’erano anche avventurieri, sedicenti commercianti e alcuni poco di buono. Un paio di giorni prima, a conclusione della traversata dell’Oceano Atlantico, la nave aveva avvistato terra poco lontano, tentando poi inutilmente di raggiungere la Colonia della Virginia, più a sud, dove il gruppo di Puritani aveva ottenuto dalla Compagnia dei Merchant Adventurers il permesso di stabilirsi.
L’utilità prima del documento era evidentemente quella di sottoscrivere un qualche principio di mutuo soccorso che potesse contribuire alla sopravvivenza in un luogo che si sapeva difficile e poco ospitale. Quella stipula consensuale non verteva tanto su una comune dichiarazione di princìpi, quanto su una serie di pragmatici obiettivi, il primo dei quali chiamava i firmatari a una sorta di leale integrità.
Il fatto che solo 41 fossero le firme in calce ha fatto spesso sostenere il principio di un voto a maggioranza; secondo alcuni si tratterebbe anzi del primo documento americano ufficiale, la prima ratifica in chiave liberal di una scelta politica nella storia “americana”, o addirittura la “carta” che idealmente fonda la Costituzione degli Stati Uniti – che sarebbe stata stilata quasi 150 anni più tardi.
Il patto veniva sottoscritto “in nome di Dio” e di un nuovo “civil body politick” che subordinava ogni atto futuro al benessere e alla conservazione di quella comunità che (con)fondeva il potere politico, religioso ed economico.
Le 41 firme? Ancora oggi, è probabile che avere un antenato fra i Separatisti del Mayflower – o ancora meglio, tra i firmatari del Compact – costituisca un segno distintivo dell’appartenenza alle oligarchie del Paese.
(*) Ricordo – per chi si trovasse a passare da qui per la prima volta – il senso di questo appuntamento quotidiano. Dall’11 gennaio 2013, ogni giorno (salvo contrattempi sempre possibili) troverete in blog a mezzanotte e un minuto una «scordata» – qualche volta raddoppia, pochi minuti dopo – di solito con 24 ore circa di anticipo sull’anniversario. Per «scor-data» si intende il rimando a una persona o a un evento che per qualche ragione il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna dimenticano o rammentano “a rovescio”.
Molti i temi possibili. A esempio, nel mio babelico archivio, sull’11 novembre fra l’altro avevo ipotizzato: 1131: concilio di Reims che fra l’altro vieta ai monaci di studiare medicina; 1761: nasce Filippo Buonarroti; 1821: un bellissimo brano di Galeano su Dostoevskij; 1835: caccia al gitano; 1869: nasce Gaetano Bresci; 1887: impiccati «i martiri di Chicago»; 1918: armistizio; 1920: «Milite ignoto»; 1932: muore Augusto Murri; 1961: la strana storia dei soldati italiani uccisi a Kindu; 1975: Angola indipendente; 1979: sentenza del Tribunale permanente dei popoli sul Sahara occidentale; 2005: muore Moustapha Akkad. E sul 12 novembre c’erano queste ipotesi: 1526: i Lanzichenecchi lasciano Trento; 1666: nasce Mary Astell; 1801: Volta illustra la pila; 1881: strage a Gessolungo; 1977: chiuse Radio Città Futura e Onda Rossa; 1979: esplosione a Priolo; 1989: muore Dolores Ibarruri; 1993: ucciso Vincenzo Li Causi (strana scia di morti in Somalia); 1999: in Kosovo muore Paola Biocca; 2001: un omicidio bianco nascosto dalla Zanussi; 2010: rinvio a giudizio per Pietro Marzotto; 2011: Berlusconi si dimette. Ma chissà a ben cercare quante altre «scordate» salterebbero fuori.
Molte le firme (non abbastanza forse per questo impegno quotidiano) e assai diversi gli stili e le scelte; a volte troverete post brevi: magari solo una citazione, una foto o un disegno. Se l’idea vi piace fate circolare le «scordate» o linkatele ma ovviamente citate la fonte. Se vi va di collaborare – ribadisco: ne abbiamo bisogno – mettetevi in contatto (pkdick@fastmail.it) con me e con il piccolo gruppo intorno a quest’idea, di un lavoro contro la memoria “a gruviera”. (db)