Scor-data: 13 luglio 1942
Gli «uomini comuni» del nazismo
di d. b. (*)
All’alba gli uomini del battaglione 101 della riserva di polizia tedesca entrano nel villaggio polacco di Jozefow: uccidono donne, vecchi, bambini e deportano 1800 ebrei. Ordinaria follia nazista o questo 13 luglio del 1942 ha qualcosa di differente?
Gli uomini del battaglione 101 che ammazzano 1500 persone in un solo giorno (e in un anno 38mila) non sono truppe scelte del Terzo Reich: sono invece operai, impiegati, artigiani e persino «asociali» rastrellati nelle carceri. Gente perlopiù di mezza età, tutt’altro che nazisti convinti; anzi per l’ideologia allora dominante sono “il fondo del barile”. Eppure quelle 500 persone (quasi tutte di Amburgo) vengono rapidamente trasformate, con il terrore ma anche con tecniche studiate per loro, in macchine assassine. Un riuscito esperimento. Purtroppo.
E’ una storia che Christopher Browing ha ricostruito in un libro (uscì da Einaudi nel 1995) che bisogna assolutamente conoscere: il sotto-titolo parla di «polizia tedesca e “soluzione finale” in Polonia» così che sembra fare a pugni con il titolo, «Uomini comuni». Ma erano proprio persone qualsiasi: appena arruolate e troppo vecchie per un servizio combattente; infatti finiscono nelle retrovie ma ci si può fidare di loro per tutto, comprese le operazioni che portano verso le camere a gas di Treblinka 45 mila ebrei.
L’autore ha lavorato sulle 210 testimonianze di membri effettivi del Battaglione 101: sono loro a raccontare e a cercare il perché, a dare le loro “giustificazioni”.
Non bastasse questo a sconvolgerci, Browning nelle pagine finali ricorda che esperimenti simili sono avvenuti – o simulati (come quelli del 1971 di Philip Zambardo a Stanford) – anche in democrazia. In chiusura Browning si affida a «I sommersi e i salvati» di Primo Levi e in particolare al capitolo intitolato «La zona grigia» dove sostiene che, malgrado la nostra esigenza di distinzioni nette, la storia dei lager «non è riducibile ai due blocchi delle vittime e dei persecutori».
La rassicurante idea che le guerre (e in particolare quella 1939-45) siano lo scontro fra il Bene e il Male è smentita da mille evidenze se le si vuole cercare. Dall’aiuto delle democrazie a Mussolini, Hitler e Franco sino alla collaborazione della Ibm nell’organizzare la macchina dello sterminio. E se il nazifascismo viene sconfitto sui campi di battaglia, molte sue idee vengono riprese dai vincitori dopo il 1945: anche a questo alludeva il romanzo «La svastica sul sole» di Philip Dick (confronta qui in blog il 13 maggio 2013).
Allo stesso modo – a chi invece vorrebbe ridurre tutti i tedeschi (o tutti gli italiani) al ruolo di “nemico assoluto” – bisogna ricordare quante e quanti si opposero a Mussolini e Hitler, pagando anche con la vita.
Ogni semplificazione dunque è pericolosa. Di certo chi, ieri come nei nostri giorni, promuove la cieca obbedienza all’autorità, il disprezzo del diverso o del dissenziente, il culto del capo (ma anche del più neutro Stato) favorisce lo slittamento della «zona grigia» verso l’orrore assoluto.
(*) Ricordo – per chi si trovasse a passare da qui per la prima volta – il senso di questo appuntamento quotidiano. Dall’11 gennaio 2013, ogni giorno (salvo contrattempi sempre possibili) troverete in blog a mezzanotte e un minuto una «scordata» – qualche volta raddoppia, pochi minuti dopo – di solito con 24 ore circa di anticipo sull’anniversario. Per «scor-data» si intende il rimando a una persona o a un evento che per qualche ragione il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna dimenticano o rammentano “a rovescio”.
Molti i temi possibili. A esempio, nel mio babelico archivio, sul 13 luglio fra l’altro avevo ipotizzato: 1881: rivolta popolare contro il funerale di Pio IX; 1920: un articolo di Eugenio Curiel sul genocidio dei popoli slavi e/o un assalto squadrista a Trieste; 1949: decreto di scomunica dei comunisti. E chissà a ben cercare quante altre «scordate» salterebbero fuori.
Molte le firme (non abbastanza forse per questo impegno quotidiano) e assai diversi gli stili e le scelte; a volte troverete post brevi: magari solo una citazione, una foto o un disegno. Se l’idea vi piace fate circolare le «scordate» o linkatele ma ovviamente citate la fonte. Se vi va di collaborare – ribadisco: ne abbiamo bisogno – mettetevi in contatto (pkdick@fastmail.it) con me e con il piccolo gruppo intorno a quest’idea, di un lavoro contro la memoria “a gruviera”. (db)