Scor-data: 15 novembre 1907

Il fumetto diventa una striscia quotidiana

di Daniele Barbieri (*)

 

È il 15 novembre 1907 quando Bud Fisher (1884-1954) vede la prima pubblicazione della serie che diventerà famosa con il titolo di «Mutt & Jeff», e il fumetto saluta la nascita di un nuovo formato: la striscia quotidiana. Non più, dunque, una pagina o parte di pagina con cadenza settimanale all’interno di un supplemento dedicato, ma un piccolo spazio quotidiano, fra le notizie di tutti i giorni. La narrazione si fa necessariamente più stringata, dovendo trovare conclusione in poche vignette, ma può anche più facilmente fare riferimento agli eventi raccontati nell’episodio precedente, che è stato pubblicato appena il giorno prima (e non una settimana prima).

La striscia quotidiana non sostituisce la tavola domenicale, ma le si aggiunge come possibilità, costituendo non di rado, da questo momento in poi, un duplice palcoscenico per le serie di maggior successo. «Mutt & Jeff» è indubbiamente una serie di grande, grandissimo successo. Se pensiamo che Fisher è il primo autore di fumetti a riuscire a detenere il copyright della propria creazione, capiremo anche come faccia a diventare rapidamente il cartoonist più ricco d’America, e perché dopo pochi anni abbandoni di fatto la sua creatura, che ormai di suo ha solamente la firma (quella che serve per farsi pagare i diritti).

I temi della striscia quotidiana dei primi anni sono simili a quelli della tavola domenicale ma si può forse osservare una piccola sterzata in senso borghese: Mutt e Jeff sono due statunitensi qualunque di classe media, non degli immigrati che vivono in uno slum e nemmeno dei ragazzini terribili. Il lettore di ogni giorno vuole dunque forse ritrovare una qualche immagine di sé, in mezzo alle notizie del mondo in cui vive. Il cambio di ubicazione e di frequenza rende il fumetto un fatto feriale, normale, abitudinario; non solo una colorata festosità domenicale. E questa sarà la sua identità principale da questo momento in poi per molti anni, lasciando l’altra in un secondo piano comunque non ininfluente.

Allo stesso mondo di Mutt e Jeff appartengono i personaggi della striscia «Bringing up Father» (per gli italiani «Arcibaldo e Petronilla») creata da Geo McManus (1884-1954) nel 1913. McManus ha un segno grafico delicato ed elegante, di sottile capacità espressiva, specie nella resa delle espressioni dei personaggi, un segno che riesce a fare stare bene assieme gli anziani e i brutti, da un lato, come maschere rese grottesche dal rispettivo vizio, e i giovani (in particolare le giovani) e i belli (in particolare le belle). Ma anche la bellezza viene presa in giro, pur senza perdere nulla del suo fascino, attraverso un eccesso di leziosità. In fondo, genitori e figli in questa striscia sono tutti parvenu, sia che lo mascherino a ogni costo come fanno madre e figlia, sia che non si facciano problemi a ostentare la propria passione per il cibo più grasso e proletario, come il padre.

Da «Mutt & Jeff» sembra prendere le mosse, anche per il disegno, George Herriman (1880-1944) quando inizia nel 1910 la sua prima serie di successo, «The Dingbat Family» (poi ribattezzata «The Family Upstairs»). È nel contesto (sottostante e più sottile) di una striscia di supporto alla principale che compaiono per la prima volta nel 1911 i personaggi di Krazy Kat e Ignatz, che dal 1913 diventano finalmente i protagonisti di una striscia autonoma, intitolata appunto «Krazy Kat».

Non è per una particolare originalità del disegno o capacità grafica, che Herriman è considerato uno dei grandi autori del fumetto. Da questo punto di vista, il suo stile grafico si inserisce nella tendenza inaugurata da Fisher. Non è nemmeno per ragioni di successo visto che «Krazy Kat», pur godendo di un pubblico affezionato di estimatori, continua a essere pubblicata sui giornali di Hearst fondamentalmente perché lo stesso Hearst ne è un estimatore.

La capacità di Herriman è piuttosto quella di costruire un piccolo mondo surreale, centrato su un triangolo assurdamente sentimentale fra un gatto-gatta innamorato/a di un topo, il quale a sua volta non vede l’ora di scagliargli/scagliarle un mattone in testa, mentre un povero cane, ufficiale di polizia, cerca di ristabilire l’ordine senza saper confessare nemmeno a se stesso la propria passione per il gatto. Il mondo di Coconino County, in cui la vicenda è ambientata, è una landa desolata il cui paesaggio cambia in continuazione alle spalle dei personaggi, con tanti piccoli accenni di sfondi che non entrano mai nelle vicende narrate ma ne qualificano delicatamente l’assurdità.

Grande artista del non detto, dei sentimenti inesprimibili, delle passioni impossibili, Herriman crea una serie di delicata ironia, di un umorismo così lieve da lasciar sentire quasi sempre assai più la malinconia, la nostalgia per un mondo dell’infanzia a cui i suoi pupazzi animaleggianti ovviamente rinviano, ma che è sempre evidentemente perduto, anche se apparentemente lì, appena fuori dalla portata di mano.

Una serie così sottilmente complessa non poteva sopravvivere al suo creatore e così «Krazy Kat» è stato uno dei pochi esempi di fumetto americano che non è passato a un altro autore. Il suo influsso, viceversa, specialmente sul fumetto degli ultimi decenni del Novecento, è stato enorme, come si vedrà, per esempio, parlando di Art Spiegelman.

(*) Precisando che questo Daniele Barbieri non è il “titolare” del blog ma un suo simpatico omonimo va chiarito che il testo della «scor-data» è tratto, con la complicità dell’autore, da «Breve storia della letteratura a fumetti» (Carocci 2009 e nuova edizione nel 2014).

Ricordo – per chi si trovasse a passare da qui per la prima volta – il senso di questo appuntamento quotidiano in blog. Dall’11 gennaio 2013, ogni giorno (salvo contrattempi sempre possibili) troverete in blog a mezzanotte e un minuto una «scordata» – qualche volta raddoppia o triplica, pochi minuti dopo – postata di solito con 24 ore circa di anticipo sull’anniversario. Per «scor-data» si intende il rimando a una persona o a un evento che per qualche ragione il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna dimenticano o rammentano “a rovescio”.
Molti i temi possibili. A esempio, nel mio babelico archivio, sul 15 novembre avevo, fra l’altro, queste ipotesi:
1202: i crociati a Zara; 1532: una storia di Pizarro; 1630: muore Keplero; 1717: muore D’Alembert; 1738: muore Herschel; 1793: Francia, abolita la «lotteria»; 1985: muore Meret Oppenheim; 1993: condanna di Vincenzo Muccioli E chissà a ben cercare quante altre «scordate» salterebbero fuori.
Molte le firme (non abbastanza forse per questo impegno quotidiano) e assai diversi gli stili e le scelte; a volte troverete post brevi: magari solo una citazione, una foto o un disegno. Se l’idea vi piace fate circolare le «scordate» o linkatele ma ovviamente citate la fonte. Se vi va di collaborare – ribadisco: ne abbiamo bisogno – mettetevi in contatto (pkdick@fastmail.it ) con me e con il piccolo gruppo intorno a quest’idea, di un lavoro contro la memoria “a gruviera”.
Ogni sabato (o quasi) c’è un riassunto di «scor-date» su Radiazione (ascoltabile anche in streaming) ovvero, per chi non sta a Padova, su http://www.radiazione.info .
Stiamo lavorando al primo libro (e-book e cartaceo) di «scor-date»… è un’impresa più complicata del previsto, vi aggiorneremo. (
db)

danieleB
Un piede nel mondo cosiddetto reale (dove ha fatto il giornalista, vive a Imola con Tiziana, ha un figlio di nome Jan) e un altro piede in quella che di solito si chiama fantascienza (ne ha scritto con Riccardo Mancini e Raffaele Mantegazza). Con il terzo e il quarto piede salta dal reale al fantastico: laboratori, giochi, letture sceniche. Potete trovarlo su pkdick@fastmail.it oppure a casa, allo 0542 29945; non usa il cellulare perché il suo guru, il suo psicologo, il suo estetista (e l’ornitorinco che sonnecchia in lui) hanno deciso che poteva nuocergli. Ha un simpatico omonimo che vive a Bologna. Spesso i due vengono confusi, è divertente per entrambi. Per entrambi funziona l’anagramma “ride bene a librai” (ma anche “erba, nidi e alberi” non è malaccio).

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