Scor-data: 16 settembre 1928

I sette saggi di interpretazione della realtà peruviana di Mariàtegui

di Francesco Cecchini (*)

No queremos, ciertamente, que el socialismo sea en América calco y copia. Debe ser creación heroica. Tenemos que dar vida, con nuestra propia realidad, en nuestro propio lenguaje, al socialismo indo-americano. He ahí una misión digna de una generación nueva

José Carlos Mariátegui, Ideología y Política.

 

In questa frase c’ è il cuore del pensiero e dell’azione di José Carlos Mariátegui.

Mariátegui è un Amauta dal quechua hamawt’a, un saggio, un maestro, una guida.

 

La pubblicazione dei Sette saggi di interpretazione della realtà peruviana fu annunciata nel  No 17, quello di settembre del 1928 della rivista Amauta. Non è sicuro che fu un 17 settembre, alcuni indicano il 15, ma poco importa. La stessa data  di pubblicazione dei Sette saggi non è sicura, un giorno d’ ottobre del 1928. Comunque credere che fu annunciato il 17 di questo mese ci permette di scrivere come scor-data  alcune cose sul maggior lavoro teorico di José Carlos Mariátegui. Il tema è vastissimo, perché coinvolge la storia personale e politica di Mariategui, 35 anni intensi, il suo originale marxismo e la storia peruana e latino americana di quegli anni:

– Il Perù dal 1894 al 1930.

– La congiuntura mondiale e l’ apparire ed il dominio del capitale monopolista imperialista.

–L’ oligarchia peruviana oligarchica, il proletariato, il popolo indigeno e  la questione nazionale.

-Le lotte sociali ed il  dibattito ideologico.

– L’esperienza europea e l’ apprendimento del marxismo.

– La fondazione del sindacato, .CGTP Confederación General de Trabajadores del Perù.

– La polemica con l’ APRA.

– La fondazione del Partito Socialista Peruano, i rapporti  con la III internazionale.

L’opera è divisa nei seguenti capitoli:

  1. Schema dell’evoluzione economica
  2. Il problema dell’Indio
  3. Il problema della terra
  4. Processo dell’istruzione pubblica
  5. Il fattore religioso
  6. Regionalismo e centralismo
  7. Il processo della letteratura

Los Siete Ensayos hanno percorso la storia del Perù da allora fino ad oggi ed influenzato il pensiero e l’ azione di rivoluzionari ed organizzazioni rivoluzionarie, ma,a mio avviso sono innanzitutto il suo metodo e l’ analisi dell’ indigenismo, in relazione alla storia ed alla terra che conservano tuttora un valore d’ attualità.Il metodo è fondamentalmente, Los Siete ensayos de interpetacion de la realidad peruana sono  l’ applicazione creativa  del materialismo storico e dialettico di Marx al Perú, un modello per tutti i lavori teorici che non vogliono essere  calco y copia.

Mariátegui è un marxista che ha imparato bene il materialismo storico e quello dialettico. Ci crede anche, ma il suo impegno di capire è creativo . Studiando Los 7 ensayos saltano agli occhi i seguenti punti metodologici:

L’ analisi ha come base la realtà concreta.

Per Mariátegui il problema principale del Perú è quello dell’ indio, e da qui affronta in maniera sistematica un’ analisi che va dal particolare concreto al generale.Lasciamoglielo dire  con le sue parole:                      

“La questione indigena inizia dalla nostra economia. Ha la sua radice nel regime di proprietà della terra. Qualsiasi tentativo di risolverla con metodi amministrativi o polizieschi, con l’ istruzione e con opere di viabilità è un lavoro superficiale mentre continuino ad esistere il feudalesimo dei gamonali”.( I 7 saggi di interpretazione della realtà peruviana.)

La realtà è prioritaria rispetto alla teoria

Il carattere aperto del processo storico fece in modo che Mariategui considerasse la realta sociale come prioriatia in relazione alla teoria (superstruttura): “ …contro i fatti storici poco o niente possono le speculazioni astratte o le pure concezioni dello spirito” “La storia del è solo parte della storia umana”

( Peruanizziamo il Perú)

L’ analisi non puo prescindere dalla storia

Ogni saggio di Mariategui adotta una visione processuale dei  fatti. La società peruana era  il risultato di un’ evoluzione storica, nella quale si fissavano  tendenze che configuravano  realtà attuale. Un esempio è l’analisi del problema della terra che dovette risalire al passato storco  e trovare in questo gli elementi del presente. “ Il socialismo trova  sia nelle comunità sopravvissute che nelle grandi comunità agricole elementi di una soluzione socialista della questione agraria… Questo assolutamente non significa una romantica ed anti-storica tendenza di ricostruzione o resurrezione del socialismo incaico, che corrispose a condizioni storiche completamente superate e di cui solo rimangono da approfittare all’interno di una tecnica di produzione perfettamente scientifica la abitudini di cooperazione e di socialismo dei contadini indigeni.”

( Ideologia e politica)

 

Il fatto economico

Mariategui criticò tutte le analisi che evadono il carattere socio-economico della questione indigena, concentrando l’analisi nel carattere razziale, etnico, culturale e via dicendo. Era d’accordo sull’esistenza di questi fattori che pero’ dovevano essere associati al carattere, primario,socio-economico della questione indigena.

“ Tutte le tesi sul problema indigeno che lo ignorano o eludono come problema economico-sociale sono sterili esercizi teorici, a volte solo verbali,, condannati a un assoluto discredito. Non li salva la buona fede. Praticamente tutti sono serviti a nascondere la realtà del problema.”                  ( I 7 saggi di interpretazione della realtà peruviana.)

 

L’ intuizione.                                                                                                                                                                                   

Le lotte ed i movimenti di rivendicazione dei popoli originali permisero a Mariategui di elaborare un discorso che va oltre un prospettiva puramente razionale. La intuizione è parte della sua comprensione investigativa.

L’indio, tanto facilmente accusato di sottomissione e di codaria, non mai smesso di ribellarsi contro il regime semifeudale, che sotto la Repubblica come prima sotto la Colonia lo opprime.. La sconfitta di Atusparia e di Usho Pedro  è una delle tante sconfitte sofferte dalla razza indigena. L’insurrezione ebbe una chiara motivazione economico-sociale. Ma quando la rivoluzione aspirò a trasformarsi in una rivoluzione si sentì impotente per mancanza di fucili, di programma e di dottrina.”                                                                        ( I sette saggi di interpretazione della realtà peruviana.)

 

Il mito rivoluzionario.

L’uso di questo concetto fu centrale nell’analisi investigativa di Mariátegui, che come diceva, era un obiettivo degno di dedicare la vita intera di un rivoluzionario. Questo elemento differenzia Mariátegui da tutti i pensatori marxisti.

Tutte le analisi dell’intelligenza contemporanea sulla crisi mondiale concludono all’unanimità che la civiltà borghese soffre della mancanza di un mito, di una fede, di una speranza. Mancanza che è l’espressione del suo fallimento materiale. L’esperienza razionalista ha avuto l’efficacia pedagogica di condurre l’umanità alla sconsolata convinzione che la Ragione non può indicare nessun percorso. Il razionalismo non è servito se non a screditare la ragione. La Ragione ha estirpato dall’ Anima della civiltà borghese i residui dei suoi antichi miti. L’uomo occidentale ha sostituito nell’altare dei morti, la Ragione e la Scienza. Ma né la Ragione né la Scienza possono essere un mito. Né la scienza né la Ragione possono soddisfare la necessità d’infinito che ha l’ uomo. La stessa ragione si è incaricata di dimostrare all’ uomo che non è sufficiente. Che solo il Mito possiede la preziosa virtù di riempire il suo io profondo”

( El alma matinal/ Anima del mattino)                                                                                                 

Il senso del mito, secondo Mariátegui, solo è possibile se pre-esiste nella coscienza del popolo questa continua ad esistere nell’anima dell’indio.   “… non è la civiltà, non è l’alfabeto del bianco ciò che solleva l’animo dell’indio. È il mito, è l’idea della rivoluzione socialista.”

( I sette saggi d’interpretazione della realtà peruviana.)

 

L’ esperienza investigativa di Mariategui sulla realtà peruviana può essere considerata anche oggi, con dovute differenze, un modello da seguire.

Cosa scrive Mariategui nei primi 3 saggi dove parla dei problemi dei popolo originario del  Perù in relazione all’ economia ed al problema della terra?

Riassumo brevemente.

Il Primo Saggio propone uno schema dell’ evoluzione economica secondo il quale gli Inca svilupparono un, sistema di produzione collettivista, orientato verso il comunismo. Questo processo fu violentemente interrotto dalla Conquista. Gli spagnoli stabilirono una economia feudale che l’ Indipendenza non interruppe totalmente. Ai tempi di Mariátegui, primi anni del secolo scorso, coesistevano un’ economia collettivista indigena, una feudale ed una capitalista, ma nel Perù di allora predominava quella feudale. Conseguentemente il colonialismo feudale impregnava tutti gli aspetti della società.

Il Secondo Saggio analizza il problema dell’ indio, della popolazione originaria del Perù.“ Tutte le tesi sul problema indigeno che lo ignorano o eludono come problema sociale sono sterili esercizi teorici, a volte solo verbali, condannati ad un assoluto discredito. La buona fede non li salva. Praticamente sono serviti solo a nascondere o a distorcere la realtà del problema”( I sette saggi di interpretazione della realtà peruviana) Mariátegui concepisce il problema dell’indio, del popolo originario, non come qualcosa che riguarda la razza, la legge, la cultura o la religione, ma come sostanzialmente economico la cui origine è nell’ingiusto regime di proprietà della terra: il gamonalismo (per gamonal si intende il potente di una regione che detiene potere economico e politico) latifondismo. Fino a che esisterà questa forma di proprietà, il latifondismo, ogni tentativo di risolvere il problema dell’indio sarà solo una denuncia sterile ed opportunista. Porre fine al latifondismo non significa solo distribuire terre ma dare al popolo originario la propria identità culturale ed integrarlo alla vita di una società che non lo esclude. Il soggetto di questa azione di portata storica deve essere l’indio, il popolo originario.

“ La soluzione del problema dell’indio deve essere una soluzione sociale. Il suo realizzatore deve essere lo stesso indio.           Questo concetto porta a vedere nella riunione dei congressi  i indigeni un fatto storico. I congressi indigeni svuotati di potere negli ultimi anni dal burocratismo sono incapaci di definire un programma, ma nelle prime riunioni furono capaci di comunicare agli indio delle varie regioni. Agli indio manca unità nazionale. Le loro proteste sono state sempre regionali.Questo ha contribuito in gran parte alla loro sconfitta”( I sette saggi di interpretazione della realtà peruviana)         

Il terzo saggioriguarda il problema della terra. Mariátegui studiò la questione agraria unitamente a quella dell’indio, rivendicando il diritto di questi alla terra. Per questo doveva essere liberato dallo stato di sevitù che lo asserviva in un sistema feudale ai gamonales.Dimostrò inoltre che il colonialismo che distrusse l’economia incaica di tipo “ comunista” non seppe che sostiturlo con del feudalesimo puro e semplice. L’ economia agraria dell’ ayllu, nonostante la Ley de Indias od altro,fu distrutta. Mentre in Europa emergeva e si rafforzava la classe che spazzo via il feudalesimo, la borghesia o classe capitalista, in Perú la classe dominante era quella dei grandi latifondisti che avevano rubato la terra alle popolazioni originarie. Questa classe ritardò il formarsi il una borghesia urbana ed industriale. Un tentativo di attenuare un feudalesimo fuori della storia fu il Codice Civile del 1852 che tentò di favorire la formazione di piccole propietà smantellando sia le propietà comunali indigene sia i feudi trerrieri privati. Ma funzionò solo contro la popolazione originaria: molte comunità vennero smembrate, la piccola proprietà non prosperò, il latifondo si rafforzo ed estese.Va detto che il latifondo della costa assunse caratteristiche diverse da quello andino. Nella costa si svilupparono tecniche di produzione avanzate di tipo capitalista, aprendosi anche all’intervento di capitale straniero che favorì la coltvazione di cotone da esportare. Venne generato un circolo vizioso di esportazione di materie prime, il cotone in prima posizione e di importazione di alimenti. Nella sierra invece si resistette al nuovo e si mantenne un regime di propietà e gestione della terra predominante, quello feudale.

Mariátegui nella sua analisi privilegia “ la comunidad agraria indigena” che nonostante la Conquista e 100 anni di Repubblica non è andato perduto lo spirito originario dell’ indio che non è diventato individualista.

La rivista Amauta apparve in Perù dal 1926 al 1930.

Va detto che il rapporto tra Mariategui ed il Perú non fu solo teorico/analitico, ma pratico in quanto, oltre fondare e dirigere il sindacato  intervenne direttamente nella lotta di classe di quegli anni.  Significativo fu il suo ruolo diretto,  del Sindacato che fondo e diresse,  della rivista che fondò e diresse Labor, nella lotta dei minatori di Morococha . Dal 1926 all’anno della morte nel 1930.

Parlarne meriterebbe, per la complessià del tema,una nota  a parte per cui rimando ad un articolo di Victor Mazzi del 2010:

http://.blogspot.it/2010/06/jose-carlos-mariategui-y-los.html

Tutti coloro che hanno voluto e vogliono combattere per un radicale cambio politico e sociale in Peru, hanno cercato di impadronirsi dell’ eriedità teorica di Mariategui dal guevarista Luis de La Puente Uceda al trotskista Hugo Blanco allo stalinista Abigmael Guzman.

Il caso più eclatante è proprio quello di Abigmael Guzman, il presidente Gonzalo, che dalla frase di Mariátegui:

“ El marxismo leninismo es el sendero luminoso hacia la revolucion”

“ Il marxismo leninismo è il sentiero luminoso verso la rivoluzione”

ha tratto il nome del suo partito: Partito Comunista del Perù, Sendero Luminoso.

La rivoluzione, qualsiasi sia stata l’ ispirazione castrista o maoista non ha mai  vinto in Perù, oggi  l’ unico vero erede del pensiero di José Carlos Mariátegui sono le lotte sociali del popolo, per la maggior parte indigeno, ora non contro il feudalesimo, ma le imprese capitaliste nazionali ed internazionali nemiche anche della natura, dell’ambiente e della terra. Durante gli oltre vent’ anni di guerra a Sendero Luminoso ed al MRTA vennero assassinati molti militanti di lotte sociali che niente avevano a che fare con la lotta armata.Da allora il movimento sta crescendo, ed è anche la ragione delle sconfitte politiche di genocidi come Fujimori od Alan Garcia anche se questo è ancora a piede libero. Oltre ad essere l’unica forza capace di provocare un cambio sostanziale e vincere le multinazionali che in realtà governano il Perù, opprimono popolo e natura. Sono un esempio le lotte contro l’attività mineraria a Tambogrande, Ayavaca e Huancabamba. Durante gli ultimi anni l’ avanguardia di queste lotte è stata Cajamarca con la sua opposizione al progetto minerario Conga.

Non racconto in dettaglio queste lotte la cui lista e lunga, tra l’altro Rinvio alla lettura della bella rivista di  Hugo Blanco che esce ogni mese ed informan con ricchezza di particolare sui movimenti sociali che combattono in Perù perché la terra non venga consumata e l’ambiente distrutto.

www.luchaindigena.com

 

Non vi è dubbio che questi movimenti di minatori, contadini, indigeni sono gli eredi di Josè Carlos Mariategui, ma devono ancora impadronirsi completamente dell’  eridità dell’ Amauta, edapplicarla creativamente al Perù di oggi.

Il mito della rivoluzione, di cui tanto Juan Carlos ha parlato e scritto deve vivere nelle teste e nei cuori dei combattenti sociali e diventare sangue e carne della lotta per il comunismo.

(*) Ricordo – per chi si trovasse a passare da qui per la prima volta – il senso di questo appuntamento quotidiano. Dall’11 gennaio 2013, ogni giorno (salvo contrattempi sempre possibili) troverete in blog a mezzanotte e un minuto una «scordata» – qualche volta raddoppia, pochi minuti dopo – di solito con 24 ore circa di anticipo sull’anniversario. Per «scor-data» si intende il rimando a una persona o a un evento che per qualche ragione il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna dimenticano o rammentano “a rovescio”.

Molte le firme (non abbastanza forse per questo impegno quotidiano) e assai diversi gli stili e le scelte; a volte troverete post brevi: magari solo una citazione, una foto o un disegno. Se l’idea vi piace fate circolare le «scordate» o linkatele ma ovviamente citate la fonte. Se vi va di collaborare – ribadisco: ne abbiamo bisogno – o anche soltanto di segnalare qualcosa mettetevi in contatto con me (pkdick@fastmail.it) e con il piccolo gruppo intorno a quest’idea, di un lavoro contro la memoria “a gruviera”. (db)

 

 

 

 

 

 

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