Scor-data: 17 dicembre 1830
Muore Simón Bolívar, el Libertador
di David Lifodi (*)
Il 17 dicembre 1830, dopo una vita trascorsa a lottare per l’unità e l’indipendenza latinoamericana, moriva Simón Bolívar. La storia di El Libertador, a cui si è ispirato il proceso rivoluzionario di Hugo Chávez in Venezuela, si intreccia anche con l’Italia: fu infatti nel quartiere romano di Montesacro che il 15 agosto 1805 Bolívar pronunciò il giuramento in cui dichiarava che avrebbe liberato l’America Latina dall’oppressione spagnola.
“Giuro innanzi a voi, giuro sul dio dei miei padri, giuro su di loro, giuro sul mio onore e giuro sulla patria che non darò riposo al mio braccio, né requie all’anima mia, fin quando non avrò spezzato le catene che ci opprimono per volontà del potere spagnolo”: fu questo il giuramento di Bolívar, che prese spunto dalla rivolta della plebe romana oppressa dai tributi di guerra e dagli arruolamenti forzati, come ricordato anche dallo storico Tito Livio. Solo otto anni dopo il Venezuela era indipendente , seguito da Colombia, Ecuador, Perù e Bolivia. El juramento del 1805 è tuttora imparato a memoria nelle scuole venezuelane, mentre in più di una circostanza le autorità venezuelane si sono recate a Montesacro per rendere omaggio al monumento intitolato a Bolívar. È successo due volte nel 2005: ad agosto l’ambasciatore in Italia Rodrigo Chaves partecipò all’inaugurazione del monumento con l’allora vice-ministro per gli affari esteri in Europa Delcy Rodriguez, mentre in ottobre fu la volta del presidente Hugo Chávez. Il 16 giugno di quest’anno Nicolás Maduro, da pochi mesi a Miraflores, partecipò alla commemorazione di Simón Bolívar accomunando nel ricordo El Libertador e lo stesso Hugo Chávez. In tutte le circostanze, alle cerimonie ufficiali, sono seguiti dibattiti e incontri con i circoli bolivariani in Italia e i movimenti di solidarietà del nostro paese con l’America Latina. Simón Bolívar apparteneva ad una famiglia ricca di Caracas, ma fu una visita compiuta in Europa tra il 1803 e il 1806 a indirizzare il suo impegno in favore della lotta per l’unità latinoamericana, e sempre durante questa visita, pronunciò il celebre giuramento di Montesacro: allora l’America Latina era ancora sotto il dominio spagnolo, con i Borbone che reprimevano con durezza le lotte indipendentiste sudamericane. Nel 1813 El Libertador conquista Caracas e diventa presidente del Venezuela al termine della cosiddetta “campagna ammirabile”: due anni dopo, a Kingston, fa pubblicare uno dei suoi documenti più importanti, la “Carta della Giamaica”, nella quale annuncia la nascita di una Colombia indipendente dal giogo coloniale. Simón Bolívar comincia a pensare che l’unità latinoamericana sia possibile e per questo nel 1819 il suo esercito attraversa le Ande e invade la Nuova Granada, conosciuta anche sotto il nome di Grande Colombia perché riuniva, appunto, Colombia ed Ecuador. La battaglia di Carabobo del 24 giugno 1821 è decisiva per la liberazione della Colombia e la sconfitta degli spagnoli, nel 1822 è la volta dell’Ecuador liberato, mentre nel 1824 tocca al Perù. Simón Bolívar sembra essere inarrestabile e nel 1825, in suo onore, nasce la repubblica autonoma della Bolivia, che prende il nome da El Libertador. A Simón Bolívar il grande scrittore colombiano Gabriel García Marquez dedicò, nel 1989, il romanzo Il generale nel suo labirinto, che ripercorreva gli ultimi giorni del leader continentale, stanco e deluso per non aver raggiunto l’obiettivo che si prefissava, l’indipendenza dell’America Latina. El Libertador morirà nella città colombiana di Santa Marta, amareggiato per l’esito fallimentare del congresso di Panama, dove cominciò a prendere atto delle spinte secessioniste che, dal 1826, finiranno con il causare la disgregazione della Grande Colombia. Scrive lo storiografo Eusebio Leal Spengler: “Nella corrispondenza riservata degli agenti diplomatici nordamericani e del governo , si evidenzia una rete di macchinazioni il cui ultimo obiettivo altro non era che la decapitazione della Gran Colombia e, ovviamente, la liquidazione di El Libertador e di tutta l’influenza bolivariana… . Simón Bolívar lottò con tutte le sue forze, già sensibilmente diminuite, per realizzare la sopravvivenza del sistema politico che aveva creato contro le più avverse circostanze”.
El Libertador morì povero e in solitudine, l’ombra di quell’uomo che aveva dato una prima semi-unità continentale all’America Latina (escluso il Brasile), ma è dai suoi ideali di giustizia, libertà ed emancipazione che è derivato il proceso rivoluzionario in Venezuela e quel senso di appartenenza alla sovranità territoriale a cui si richiamano i paesi latinoamericani ogni qualvolta che devono far fronte ad ingerenze esterne
(*) Ricordo – per chi si trovasse a passare da qui per la prima volta – il senso di questo appuntamento quotidiano. Dall’11 gennaio 2013, ogni giorno (salvo contrattempi sempre possibili) troverete in blog a mezzanotte e un minuto una «scordata» – qualche volta raddoppia, pochi minuti dopo – di solito con 24 ore circa di anticipo sull’anniversario. Per «scor-data» si intende il rimando a una persona o a un evento che per qualche ragione il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna dimenticano o rammentano “a rovescio”. Ma qualche volta ci sono argomenti più leggeri che… sorridere non fa male.
Molti i temi possibili. A esempio, nel mio babelico archivio, sul 17 dicembre fra l’altro avevo ipotizzato: 1773: inizia la rivolta delle colonie americane; 1817: bella storia in terra di Borboni; 1903: volano i fratelli Wright; 1909: muore il boia Leopoldo; 1922: strage fascista a Torino; 1942: i silenzi di Pio XII; 1968: processo Franca Viola; 1969: primo processo per il Vajont; 1969: i legami di Guerin Serac con le bombe fasciste di piazza Fontana; 1973: strage di Fiumicino; 1981: strage a El Mozote; 1993: Craxi in tribunale; 2003: la truffa di Tanzi; 2009: Renault condannata per un suicidio; 2010: in Tunisia si dà fuoco Mohamed Bouzizi; 2011: muore Cesaria Evora. E chissà a ben cercare quante altre «scordate» salterebbero fuori.
Molte le firme (non abbastanza forse per questo impegno quotidiano) e assai diversi gli stili e le scelte; a volte troverete post brevi: magari solo una citazione, una foto o un disegno. Se l’idea vi piace fate circolare le «scordate» o linkatele ma ovviamente citate la fonte. Se vi va di collaborare – ribadisco: ne abbiamo bisogno – mettetevi in contatto (pkdick@fastmail.it) con me e con il piccolo gruppo intorno a quest’idea, di un lavoro contro la memoria “a gruviera”. (db)