Scor-data: 17 febbraio 1958

“Il rigore più lungo del mondo” narrato da Osvaldo Soriano

di David Lifodi (*)

È il 17 febbraio 1958 quando el Gato Diaz, portiere di infimo livello, fuori forma e conosciuto più per le sue papere che per le sue parate, estrasse dal cilindro una prestazione strepitosa parando il rigore all’attaccante del Deportivo Belgrano e permettendo così alla sua scalcinata squadra, l’Estrella Polar, di aggiudicarsi la vittoria del campionato argentino amatoriale di Valle de Rio Grande. Questo episodio, conosciuto come “il rigore più lungo del mondo”, fu descritto da un genio della letteratura calcistica, quell’Osvaldo Soriano fuggito dal suo paese a seguito del golpe militare del 1976 e a lungo collaboratore anche del quotidiano il manifesto, prima di scomparire, nel 1997, a soli 54 anni.

Il rigore più lungo del mondo è tratto dal volume Cuentos de los años felices, uscito nel 1993 e tradotto in italiano per la casa editrice Einaudi nel 1995 con il titolo Pensare con i piedi. Si tratta di un racconto avvincente e commovente al tempo stesso, intriso del tipico realismo magico sudamericano, ma soprattutto di quel romanticismo che ormai è scomparso dal calcio di oggi, ormai alla mercé di sponsor e contratti televisivi inderogabili. Chissà se quel rigore così lungo, che si protrasse per una settimana, oggi sarebbe stato possibile. Probabilmente no, i diritti televisivi avrebbero imposto che fosse tirato subito. E allora vediamo la storia romanzata da Soriano e il vero epilogo di quel rigore da cui ha probabilmente tratto spunto lo scrittore argentino, lui stesso centravanti con i piedi buoni fino all’età di 14 anni, quando un grave infortunio al ginocchio interruppe la sua carriera di promettente calciatore: non a caso, la nazionale di calcio degli scrittori è dedicata proprio a lui, l’Osvaldo Soriano Football Club. Soriano militava nel Confluencia, club di un quartiere di Cipolletti, la città patagonica vicina alla più famosa Neuquén, nota per essere sede della Zanon, la fabbrica di piastrelle tra le prime empresas  recupearadas dell’Argentina negli anni del post default economico. A pochi minuti dalla fine l’Estrella Polar conduce la partita per 2 a 1 sui più quotati rivali del Deportivo Belgrano, ma l’arbitro Herminio Silva concede un rigore inesistente alla squadra che è sotto nel punteggio. Le consuete proteste nei confronti del direttore in questo caso trascendono, tra risse, una sparatoria ed un’invasione di campo dei tifosi dell’Estrella, che avevano seguito la loro squadra in trasferta e scatenarono l’inferno prima che giungesse l’esercito per calmarli e rispedirli a casa. L’arbitro decide allora di sospendere la partita, ma solo dopo essersi ripreso da un destro sferrato contro di lui da un giocatore dell’Estrella Polar. Il match sarebbe ripreso soltanto la domenica successiva, rigorosamente a porte chiuse: ci sarebbe stato solo il tempo di calciare il rigore decisivo, quello che avrebbe decretato la squadra vincitrice del campionato. “Quel rigore durò una settimana ed è, se nessuno dimostra il contrario, il più lungo della storia”: così sentenziò Soriano, dalla cui penna uscì un singolare quanto divertente ritratto di el Gato Diaz, il portiere che ipnotizzò il giocatore del Deportivo Belgrano al momento del tiro dal dischetto. Probabilmente, nel riscatto calcistico di quel portiere, più abituato a raccogliere i palloni in fondo al sacco e non certo quella che si dice una “saracinesca”, stava il riscatto di un continente intero, quello latinoamericano, e delle sue tante rivoluzioni per la giustizia sociale non sempre andate a buon fine nonostante la generosità dei loro propugnatori. Pianse, el Gato, ancora incredulo per aver bloccato tra le mani quel pallone velenoso calciato dal suo avversario, e in un attimo quel suo gesto atletico, decisivo per la vittoria e assai impegnativo per lui (visto che Soriano lo tratteggia come el gordo), lo ripagherà delle tante umiliazioni subite: spesso gli allenatori raccomandavano ai loro attaccanti di tirare da qualsiasi posizione, tanto in porta c’era lui, il poco affidabile el Gato, il cui soprannome è un vero e proprio ossimoro, vista la sua goffaggine e la sua scarsa atleticità. La storia da cui pare che abbia tratto ispirazione Soriano, fu un po’ diversa, ma questo non cambia di una virgola la gradevolezza del testo. Pare che quel rigore parato da el Gato Diaz non fosse stato calciato il 17 febbraio 1958, ma alcuni anni prima, probabilmente a cavallo tra il 1953 e il 1954. A giocarsi la vittoria il Cipolletti, la squadra della città di Osvaldo Soriano oggi nota per un forte movimento di resistenza alla costruzione delle centrali idroelettriche, e l’Unión Allen Progresista. La contesa fu interrotta a venti minuti dal termine, sullo 0 a 0, quando il direttore di gara fu aggredito dai calciatori dell’Unión Allen, inferociti per un rigore concesso agli avversari e che non stava né in cielo né in terra. La partita riprese una settimana dopo, senza la presenza del pubblico, per permettere di giocare i restanti venti minuti, ma soprattutto di tirare il rigore che fu parato dall’estremo difensore dell’ Unión Allen.

Mi piace ricordare così Osvaldo Soriano, riportando l’incipit de Il rigore più lungo del mondo: “Il rigore più fantastico di cui abbia notizia è stato tirato nel 1958 in un posto sperduto di Valle de Rio Negro, una domenica pomeriggio in uno stadio vuoto”.

(*) Ricordo – per chi si trovasse a passare da qui per la prima volta – il senso di questo appuntamento quotidiano in blog. Dall’11 gennaio 2013, ogni giorno (salvo contrattempi sempre possibili ma sinora sempre evitati) troverete in blog a mezzanotte e un minuto una «scordata» – qualche volta raddoppia o triplica, pochi minuti dopo – postata di solito con 24 ore circa di anticipo sull’anniversario. Per «scor-data» si intende il rimando a una persona o a un evento che per qualche ragione il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna dimenticano o rammentano “a rovescio”.

Molti i temi possibili. Molte le firme (non abbastanza forse per questo impegno quotidiano) e assai diversi gli stili e le scelte; a volte troverete post brevi: magari solo una citazione, una foto o un disegno. Se l’idea vi piace fate circolare le «scordate» o linkatele ma ovviamente citate la fonte. Se vi va di collaborare – ribadisco: ne abbiamo bisogno – mettetevi in contatto (pkdick@fastmail.it) con me e con il piccolo gruppo intorno a quest’idea, di un lavoro contro la memoria “a gruviera”.

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