Scor-data: 18 ottobre 1908
Leopoldo regala il Congo (che non è suo) al Belgio (che è suo)
due post: di Eduardo Galeano e di d. b (*)
Nella spartizione dell’Africa, il re Leopoldo del Belgio ricevette il Congo come proprietà privata.
Fucilando elefanti il re trasformò la sua colonia nella più generosa fonte di avorio; frustando e mutilando neri assicurò caucciù abbondante e a basso costo alle ruote delle automobili che avevano iniziato a girare per le strade del mondo.
Lui non andò mai in Congo per via delle zanzare. Ci andò invece lo scrittore Joseph Conrad. E in «Cuore di tenebra», il suo romanzo più famoso, Kurtz fu il nome letterario del capitano Leon Rom. Distinto ufficiale della truppa coloniale. Gli indigeni ricevano i suoi ordini a quattro zampe e lui li chiamava «stupide bestie». All’entrata di casa sua, tra i fiori del giardino, si innalzavano 20 picche che completavano l’arredamento. Ognuna reggeva la testa di un nero ribelle. E all’entrata del suo ufficio, tra i fiori dell’altro suo giardino, si innalzava una forca che la brezza faceva oscillare.
Nel tempo libero, quando non cacciava neri o elefanti, il capitano dipingeva paesaggi a olio, scriveva poesie e collezionava farfalle.
IL GIOCO DELLE TRE CARTE DEL MASSACRATORE LEOPOLDO
di d. b.
Dopo le denunce internazionali per schiavitù, mutilazioni e massacri, re Leopoldo II annuncia che regalerà il “suo” Congo al Belgio, cioè lo Stato di cui è re. E’ il 18 ottobre 1908 (ma ufficialmente il passaggio avverrà il 12 novembre): ben poco cambierà per i congolesi. Diritti negati, delitti e ricchezze saranno gestiti da uno Stato di cui Leopoldo resta re.
Non è un Paese povero il Congo come si sente ancora dire da giornalisti italiani che chissà se lo confondono con il piccolo Togo o con il Gabon. Anzi, è uno dei Paesi più ricchi al mondo per risorse naturali. «Uno scandalo geologico» fu definito: diamanti, foreste, oro, uranio (proprio quello usato per le prime atomiche), rame, cobalto, radium, zinco fino al coltan che, pur se i profani non lo hanno mai sentito nominare, muove oggi settori importanti dell’economia globale (dai cellulari alle playstation ad armi sofisticate) e causa guerre con milioni di morti.
Un affare per Leopoldo II, re di un piccolo Paese, avere dal 5 febbraio 1885 il grande Congo (76 volte il Belgio) come «possedimento personale». Nel periodo fra il 1886 e il 1908 sono certamente 5 milioni, forse il doppio – cioè quasi metà della popolazione – i congolesi morti come schiavi nella raccolta schiavistica del caucciù (gomma per intendersi) e dell’avorio o nella repressione delle rivolte. Uno dei più famosi scrittori del mondo, Mark Twain, fatica a trovare editori quando scrive «Soliloquio di re Leopoldo», un durissimo atto d’accusa (da noi arrivato con gran ritardo ma poi ripubblicato, nel 2001, dal piccolo editore Ibis) contro i massacri. E’ il 1905.
Tre anni prima esce «Cuore di tenebra» di Joseph Conrad che si chiude con la famosa frase di Kurz «sterminate quelle bestie» a ben sintetizzare la missione civilizzatrice della “razza” bianca. Il termine genocidio allora non esiste ma è al sistematico massacro di quei “non-umani” che Kurz si riferisce. E’ del Congo che si sta parlando.
Con questi due libri si intreccia il «Rapporto sul Congo» del 1903 che Roger Casement, diplomatico irlandese al servizio dell’Inghilterra, presenta al Parlamento britannico. Da un paio d’anni questo prezioso testo è disponibile in italiano (188 pagine, 16 euri) grazie a Mario Scotognella che lo ha curato, pochi mesi fa, per la piccola casa editrice Fuorilinea. Impressionanti i documenti e le testimonianze quanto interessante la figura di Casement, in seguito martire della rivoluzione irlandese: su Leopoldo poco da aggiungere al «fu un Attila in vesti moderne, meglio sarebbe stato per il mondo che non fosse mai nato» scappato di bocca a un diplomatico.
Le accuse internazionali contro Leopoldo lo costringono, appunto nel 1908, a una retromarcia, meglio a un gioco di bussolotti: il Parlamento belga finge di indignarsi e di costringere il re a rinunciare al “suo” possedimento per cederlo… al Belgio. I massacri continuano, in maniera attenuata. Quanto ai diritti, per le “bestie” congolesi sono ancora minori che in altre colonie: nel 1950 su 14 milioni di persone solo 1500 vengono considerate «evolute» cioè hanno un libretto che riconosce loro una sorta di dimezzata dignità.
Come spiegò Malcom X, il massimo successo del sistema è insegnare agli oppressi il disprezzo per se stessi e l’amore per gli oppressori. Così le cronache riferiscono che nel 2005 Christoph Muzungu, ministro della cultura congolese, decise di “resuscitare” a Kinshasa, la capitale, una statua (6 metri) di Leopoldo sostenendo che non aveva fatto solo del male. Meglio informati di lui coloro che, nel giro di poche ore, smantellarono la statua. Del resto il soprannome congolese di re Leopoldo suona «Panga Ngunda», cioè «colui che distrugge la regione».
Eppure nel «cuore di tenebra» del mondo oggi a tirare i fili sono i nuovi Kurz: così il Paese forse più ricco del pianeta resta abitato da poveri. «Sterminate quelle bestie» significa milioni di morti nelle ultime guerre congolesi, scatenate dalle multinazionali occidentali, nell’indifferenza del mondo. Frantz Fanon, un grande intellettuale caraibico di nascita ma algerino di elezione, aveva scritto all’epoca della (perlopiù fasulla) decolonizzazione: «se l’Africa fosse raffigurata come una pistola, il grilletto si troverebbe in Congo».
(*) Il brano di Eduardo Galeano è stato pubblicato, con il titolo «Il capitano delle tenebre» su un libro che non mi stanco di consigliare, «Specchi» (Sperling & Kupfer, 200; traduzione di Marcella Trambaioli). Il mio post invece è uscito su questo blog due anni fa, sempre a proposito di “rimossi” storici: di re Leopoldo e delle sue infamie, del Congo saccheggiato ieri come oggi, di Patrice Lumumba e della “cleptocrazia” di Mobutu, delle «guerre africane per il coltan» (cioè per farlo arrivare all’Occidente anche se ciò costava milioni di morti) qui in blog si è molto – ma sempre troppo poco – parlato. Il Congo resta «il cuore di tenebra» dell’Occidente, presunto civile.
Ricordo – per chi si trovi a passare da qui per la prima volta – il senso di questo appuntamento quotidiano. Dall’11 gennaio 2013, ogni giorno (salvo contrattempi sempre possibili) troverete in blog a mezzanotte e un minuto una «scordata» – qualche volta raddoppia, pochi minuti dopo – di solito con 24 ore circa di anticipo sull’anniversario. Per «scor-data» si intende il rimando a una persona o a un evento che per qualche ragione il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna dimenticano o rammentano “a rovescio”.
Molti i temi possibili. A esempio il 18 ottobre in Spagna è la giornata della memoria eppure…. delle stragi franchiste o dei bambini rapiti sotto il regime ancora oggi si parla a fatica; nel mio babelico archivio avevo altri appunti sul 18 ottobre: 538 a. C. deviato l’Eufrate, Ciro conquista Babilonia; 202: battaglia di Zama; 1685: con l’editto di Fontainebleau inizia «il secolo del deserto»; 1871: muore Charles Babbage; 1889: muore Meucci; 1928: fucilato Michele Della Maggiora; 1943: da Roma parte il primo «treno della morte»; 1961; la buffa storia di «Le bateau» di Matisse capovolto per 47 giorni; 1985: i razzisti sudafricani impiccano Benjamin Molose; 1990: si inizia a parlare di Gladio.… E a ben cercare chissà quante altre «scor-date» si potrebbero trovare.
Molte le firme (non abbastanza forse per questo impegno quotidiano) e assai diversi gli stili e le scelte; a volte troverete post brevi: magari solo una citazione, una foto o un disegno. Se l’idea vi piace fate circolare le «scordate» o linkatele ma ovviamente citate la fonte. Se vi va di collaborare – ribadisco: ne abbiamo bisogno – mettetevi in contatto (pkdick@fastmail.it) con me e con il piccolo gruppo intorno a quest’idea, di un lavoro contro la memoria “a gruviera”. (db)
CONGO WEEK
“BREAKING THE SILENCE – ROMPIAMO IL SILENZIO”
REGGIO EMILIA E IN TUTTO IL MONDO
DAL 19 AL 26 OTTOBRE 2013
Vi scrivo scopiazzando (modificato un pochino) il testo di John, un amico congolese che abita da anni in Italia
Congo Week, una settimana dedicata alla RD Congo, è un’iniziativa promossa e organizzata dal 2007 da Friends of The Congo, un’organizzazione di congolesi e americani, per sensibilizzare l’opinione pubblica sul dramma che vive il popolo congolese. Un dramma molto lontano da noi ma che ci riguarda molto da vicino.
Dal 1996 è in atto nella RD Congo una guerra economica per il controllo delle tante risorse minerarie di cui il paese è ricco. Secondo stime ONU, dal 1993 al 2003, avrebbero perso la vita circa 5 milioni di persone. Oggi, nel 2013, le stime parlano di circa 8 milioni di vittime e milioni di casi di violenze su donne e bambine, usate come arma di guerra. Tutto nella quasi totale indifferenza dei media internazionali (e italiani).
Un silenzio che uccide, un silenzio giustificabile solo dagli interessi economici delle multinazionali, dei soliti paesi industriali in cerca di energia e materie prima. A oggi, il coltan, un minerale le cui riserve mondiali sono all’80% nell’est della RD Congo (nel Kivu, dove mi reco regolarmente da anni), è tra le prime cause del silenzio.
Dal coltan si estrae il tantalio, metallo preziosissimo per la realizzazione di micro condensatori, necessari per le batterie e microchip per i telefonini, portatili, airbag, gps, tv, computer, playstation, ecc. Un metallo indispensabile a tutta l’elettronica di nuova generazione per la sua efficienza nella gestione della corrente elettrica. Abbiamo tutti un pezzo di Congo nelle nostre tasche.
In Italia, Congo week si svolgerà, tra l’altro, dal 19 al 26 ottobre a Reggio Emilia, in collaborazione con diverse realtà, tra le quali la nostra piccola associazione che collabora con il Kivu, con una serie di appuntamenti che ci permetteranno di comprendere meglio la guerra che sembra non aver fine, cause ed attori.
Sapere è molto importante per essere consapevoli del significato di tanti consumi “usa e getta”, come quelli dei cellulari e simili, delle sofferenze che le nostre scelte, direttamente o indirettamente, causano.
Solo sapendo possiamo cambiare le cose.
La vecchia Europa la sa lunga quanto a schiavitù e “colonizzazione”
oggi ci pensano le multinazionali con i dittatori di turno…e niente è cambiato
salvo i “padroni”
e…posso dirlo? consumatori che ignorano quanto è costato in vite umane il gingillo di cui sono stanchi perchè ce n’è uno nuovo in commercio, abbiamo perso la cura e il rispetto per le cose…lo so che è banale, ma la bicicletta di mio padre ha servito tre generazioni…so che è utopico pensarla così in questo secolo, la popolazione cresce, i bisogni crescono, ci si muove a ritmi vertiginosi e abbiamo perso molto cammin facendo…tranne la sete di potere, l’egoismo, e la crudeltà…
perdona il disincanto, ma ne ho viste e sentite troppe…
vi segnalo che sul bollettino «Congo Attualità» (numero 197) la Rete “Pace per il Congo” e la “Rete Nazionale delle ONG per i diritti umani della Repubblica Democratica del Congo” (RENADHOC) invitano a firmare la seguente petizione online: “Per un Tribunale Penale Internazionale per la Repubblica Democratica del Congo”.
La petizione è indirizzata a:
– François Hollande, Presidente della Repubblica francese;
– Barack Obama, Presidente degli Stati Uniti d’America;
– Ban Ki-moon, Segretario Generale delle Nazioni Unite;
– Mary Robinson, Inviata speciale del Segretario Generale dell’Onu nella Regione dei Grandi Laghi
– Nkosazana Dlamini-Zuma, presidente della Commissione dell’Unione Africana;
– VAN RUMPOY, Presidente dell’Unione Europea;
– Abdou Diouf, Segretario Generale dell’Organizzazione Internazionale della Francofonia;
– Sig. Presidente del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.
Contenuto della petizione:
«Eccellenze,
in linea con le vostre dichiarazioni di condanna degli atti di stupro come arma di guerra e di tutti gli altri crimini commessi nella RDCongo, amabilmente vi chiediamo di istruire i vostri ambasciatori presso il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, affinché pongano all’ordine del giorno e approvino una risoluzione sulla creazione di un Tribunale Penale Internazionale per la Repubblica Democratica del Congo, in successione al TPIR di Arusha che terminerà le sue attività nel 2014. Tale Tribunale è la sola giurisdizione in grado di trattare tutti i crimini riportati nel Rapporto Mapping delle Nazioni Unite e che sono stati commessi, e continuano ad essere commessi fino ad oggi, nella RDCongo».
«Congo Attualità» invita anche a diffondere questa petizione su tutte le reti di comunicazione sociale, affinché il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite possa adottare, nei prossimi giorni, questa risoluzione che contribuirà a porre fine all’impunità e alla discriminazione delle vittime dei gravi crimini commessi nella Repubblica Democratica del Congo.
PER FIRMARE (O PER CONTATTI): http://www.paceperilcongo.it
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