Scor-data: 20 giugno di ogni anno
Giornata mondiale del rifugiato: fra drammi, retorica e affari
di d. b. (*) Un po’ scor-data e un po’ travisata questa giornata dei rifugiati, almeno per la mia esperienza italiana. Da un lato c’è chi – una minoranza – in questo giorno (come negli altri 364) racconta, discute, cerca di capire, chiede leggi, interventi, finanziamenti intelligenti nonché una nuova politica estera, ragionando su come «svuotare gli arsenali (militari) e riempire i granai». Dall’altra parte c’è l’ignoranza dei più che si intreccia a retorica, omissis e bugie delle istituzioni. Fra le rimozioni più grandi c’è un ben triste calcolo: sui profughi si lucra, in ogni Paese e quel che è peggio anche dentro le istituzioni internazionali che dovrebbero garantirli.
Per questo ho scelto oggi di ricordare un libro relativamente vecchio (del 2006) che fu capace di sollevare molti veli a proposito degli affari fatti sulla pelle di chi viene costretto a lasciarsi tutto alle spalle. «Un mondo di rifugiati» (Emi, 15 euri, 288 pagine) di Chiara Marchetti – con il sottotitolo «Migrazioni forzate e campi profughi» – è capace di scavare, spiegare e demistificare i luoghi comuni che i giornalisti alimentano spesso fino a convincersi che le loro balle sono vere. Perciò – scrivevo sulla rivista «Carta» all’uscita del libro – state certi che i grandi massmedia parleranno il meno possibile di questo libro… Facile profezia che inevitabilmente si è avverata.
Come scrive Gianfranco Schiavone nell’introduzione, il pregio del libro è anche sottrarre la questione ai presunti specialisti, «restituire a un tema da sempre anestetizzato e de-politicizzato tutta la centralità e pregnanza che esso ha in relazione a una riflessione sui fondamenti stessi della nostra società politica». Il libro della Marchetti si apre con una prima sezione intitolata «Migrazioni forzate; l’ideologia impolitica dell’assistenza». Incontriamo, già nei titoli di alcuni paragrafi, alcune espressioni-choc: «ideologia di controllo», «il ricatto dei finanziamenti», «i processi di vittimizzazione» (e subito dopo «se c’è un vittima, chi è il colpevole?»), «il sistema omeostatico degli aiuti umanitari» fino agli agghiaccianti «effetti della “superiorità morale”» e dunque alla «violenza umanitaria». La seconda sezione racconta «Il campo, un’istituzione di assistenza e controllo» ovvero come lo stato d’eccezione diventa regola, come le persone invece di essere aiutate vengono ridotte a oggetti e spogliate di ogni identità in un’istituzione totale. I campi non difendono i profughi ma il mondo esterno da loro. La terza e ultima sezione è sulla «politica del refoulement preventivo»: respingere sempre più lontano, negare ogni diritto concreto. Chiude il libro una ricca sezione di documenti, con un indirizzario (questo inevitabilmente invecchiato) della rete italiana «di protezione»e una bibliografia e sitografia.
A distanza di 7 anni dal libro di Chiara Marchetti il panorama informativo (o meglio: disinformativo) in Italia non è cambiato granché: se dunque volete affrontare la questione dei rifugiati – «uno dei nodi cruciali del tempo in cui viviamo» – fuori da inganni e retoriche vi consiglio di partire da questo libro.
(*) Ricordo – per chi si trovasse a passare da qui per la prima volta – il senso di questo appuntamento quotidiano. Dall’11 gennaio 2013, ogni giorno (salvo contrattempi sempre possibili) troverete in blog a mezzanotte e un minuto una «scordata» – qualche volta raddoppia, pochi minuti dopo – di solito con 24 ore circa di anticipo sull’anniversario.
Per «scor-data» si intende il rimando a una persona o a un evento che per qualche ragione il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna dimenticano o rammentano “a rovescio”. Qualche volta ci sono argomenti più leggeri che… ogni tanto sorridere non fa male.
Molti i temi possibili. A esempio, nel mio babelico archivio, sul 20 giugno fra l’altro avevo ipotizzato:1096: i «pezzenti» di Pietro l’Eremita assediano Zemun; 1859: strage papalina a Perugia; 1864: il Sant’Uffizio proibisce «Il rosso e il nero» di Stendahl; 1900: rivolta dei “boxer” in Cina; 1920: nasce Mondlane; 1952: legge Scelba; 1976: Montanelli invita a votare Dc «turandosi il naso». E chissà a ben cercare quante altre «scordate» salterebbero fuori.
Molte le firme (non abbastanza forse per questo impegno quotidiano) e assai diversi gli stili e le scelte; a volte troverete post brevi: magari solo una citazione, una foto o un disegno.
Se l’idea vi piace fate circolare le «scordate» o linkatele ma ovviamente citate la fonte. Se vi va di collaborare – ribadisco: ne abbiamo bisogno – mettetevi in contatto (pkdick@fastmail.it) con me e con il piccolo gruppo intorno a quest’idea, di un lavoro contro la memoria “a gruviera”. (db)
e in tema mi sembra utile aggiungere questa nota di «Medici per i Diritti Umani», diffusa oggi (db)
Medici per i Diritti Umani
Giornata mondiale del rifugiato. C’è poco da festeggiare.
Le persone senza dimora assistite da MEDU a Roma sono per il 40% rifugiati.
Roma, 19 giugno 2013 – Il 2012 viene descritto dall’ Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) come l’anno in cui “il numero di rifugiati e sfollati nel mondo ha raggiunto i livelli più alti da 18 anni”, passando dai 42,5 milioni del 2011 a 45,1 milioni, di cui l’81% ospitati in paesi in via di sviluppo. Il principale paese d’origine dei rifugiati resta da anni l’Afghanistan, seguito da Somalia, Iraq e Siria. In Italia invece, il 2012 è stato caratterizzato da un forte calo delle domande di asilo, che sono state in totale 17.352, circa la metà rispetto al 2011.
In occasione della Giornata mondiale del rifugiato, Medici per i Diritti Umani (MEDU) rende noti i dati delle attività socio-sanitarie realizzate nell’ultimo anno (luglio 2012-giugno 2013) in favore dei rifugiati in condizione di precarietà a Roma e propone un’urgente riflessione sulla condizione dei migranti forzati. I dati sono stati raccolti nel corso delle attività della clinica mobile presso stazioni e insediamenti precari, dove l’elevata presenza di rifugiati costituisce ormai da anni un fenomeno costante. Basti pensare che negli ultimi dodici mesi le persone senza dimora assistite dalle unità mobili di MEDU sono state per il 40% richiedenti asilo, rifugiati e profughi in transito verso altri paesi europei e che al 30 giugno 2012, a fronte di circa 1.900 rifugiati accolti, 1.812 erano in lista d’attesa per l’accesso ad uno dei 24 centri di prima accoglienza del circuito comunale con tempi medi di attesa di oltre 4 mesi. Nel corso degli anni MEDU ha più volte portato all’attenzione delle istituzioni le drammatiche condizioni di vita degli oltre 1.500 migranti forzati costretti a vivere, a volte per periodi prolungati, sulla strada o in insediamenti precari (baraccopoli, tendopoli, edifici occupati, insediamenti spontanei) ai margini della città ed esclusi dal godimento dei diritti fondamentali, sia al loro arrivo che dopo aver ottenuto il riconoscimento della protezione internazionale (si vedano le fotostorie al termine del comunicato).
Ogni settimana la clinica mobile di MEDU visita le stazioni di Termini e Ostiense e il “Centro di prossimità” di Tor Marancia, una tensostruttura provvisoria con standard minimi approntata dal Comune per accogliere i migranti forzati che giungono nell’area di Ostiense, per la quasi totalità afghani, dopo anni di insediamenti spontanei e operazioni di sgombero. Gli operatori e i volontari di MEDU forniscono prima assistenza medica e orientamento socio-sanitario al fine di favorire l’accesso ai servizi territoriali e di promuovere la tutela del diritto alla salute.
Da luglio 2012 a giugno 2013 MEDU ha effettuato presso i tre insediamenti 838 visite a 670 pazienti. Presso le stazioni, i richiedenti asilo e i titolari di protezione internazionale rappresentano il 40% delle persone visitate, mentre presso il “Centro di Prossimità” essi rappresentano il totale delle persone accolte dal momento che il centro è preposto nello specifico all’accoglienza temporanea di migranti forzati, siano essi richiedenti asilo (8,5%) titolari di permesso di soggiorno per protezione sussidiaria (31,8%), per motivi umanitari (23,8%), per asilo politico (11,3%) oppure privi di permesso di soggiorno perché in transito verso altri paesi europei (20,7%) o in fase di ricorso contro il diniego della protezione internazionale (3,9%). I titolari di protezione internazionale provengono direttamente dai CARA (Centri di Accoglienza per Richiedenti Asilo) nel 79% dei casi e solo il 21% ha usufruito di un percorso di accoglienza successivo presso i centri di accoglienza o presso lo SPRAR (Sistema di protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati).
Relativamente alle nazionalità, la quasi totalità delle persone accolte presso il “Centro di prossimità” proviene dall’ Afghanistan (77%), il 20% dal Pakistan e solo il 3% da altri paesi (Iran, Iraq, Turchia). L’elevata percentuale di migranti di nazionalità afghana è da attribuire alla vicinanza della stazione Ostiense che da più di dieci anni è luogo di transito e punto di incontro dei migranti afghani. D’altra parte il “Centro di Prossimità” rappresenta una risposta ad hoc ad una situazione contingente e non un intervento strutturale basato su una progettualità a lungo termine.
Presso le stazioni di Termini e Ostiense il profilo delle nazionalità è invece estremamente eterogeneo. I migranti forzati visitati appartengono a 26 distinte nazionalità, con una prevalenza di persone provenienti dal Corno d’Africa oltre che dal Mali (23,8%), dall’Afghanistan (17,8%) e dal Kurdistan turco (9%). In tutti e tre gli insediamenti, la popolazione è costituita nella maggior parte dei casi da adulti e giovani adulti di età compresa tra i 18 e i 30 anni (63,5%) e tra i 30 e i 50 (27,5% dei casi). I minori di età rappresentano il 5%, mentre il 4% ha più di 50 anni.
I principali sospetti diagnostici riguardano le malattie dell’apparato respiratorio (prevalentemente malattie delle alte vie respiratorie e bronchiti), le malattie dell’apparato digerente (per la gran parte malattie della cavità orale), i traumatismi, le malattie infettive e parassitarie (soprattutto alcune parassitosi della pelle legate alle pessime condizioni igienico-sanitarie in cui i migranti forzati sono costretti a vivere), le malattie della cute e del tessuto sottocutaneo (principalmente infezioni della cute), le malattie osteomuscolari e del tessuto connettivo, i disturbi psichici. In molti casi si tratta di patologie legate alla precarietà delle condizioni di vita o di lavoro (è il caso ad esempio dei migranti dell’Africa subsahariana, spesso impiegati nel lavoro agricolo stagionale nelle regioni del Mezzogiorno in condizioni di grave sfruttamento) o alle difficili condizioni di viaggio. Al momento della prima visita, solo il 40,5% dei rifugiati era iscritto al SSN.
A fronte della situazione descritta, MEDU si rivolge al Sindaco Marino e alla nuova Amministrazione di Roma Capitale affinché insieme alla Istituzioni competenti (Regione, Ministero dell’Interno) avvii un profondo ripensamento del sistema di accoglienza al fine di superare la cronica carenza di posti, la dimensione del “centro di accoglienza” (a favore di progetti diffusi e di piccole dimensioni), la frammentarietà dei servizi e dei progetti e la gestione troppo spesso emergenziale che ha caratterizzato gli ultimi anni, al fine di garantire i diritti fondamentali di chi fugge da violenze e persecuzioni e di tutelare la salute e la dignità delle persone più vulnerabili.
FOTOSTORIE PER RICORDARE
OSTIENSE: CINQUE ANNI DI NON ACCOGLIENZA (2007-2012)
EX AMBASCIATA SOMALA (2010)
Ufficio stampa – 3343929765 / 0697844892
Medici per i Diritti Umani, organizzazione umanitaria e di solidarietà internazionale, fornisce dal 2006 assistenza e orientamento socio-sanitario ai rifugiati in condizioni di precarietà nell’ambito del progetto Un Camper per i Diritti nelle città di Roma e Firenze
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La salute è un diritto di tutti.
Medici per i Diritti Umani onlus
http://www.mediciperidirittiumani.org