Scor-data: 20 ottobre 1946
Il papa che rubava i bambini
di d. b. (*)
«A proposito dei bambini giudei che, durante l’occupazione tedesca, sono stati affidati alle istituzioni e alle famiglie cattoliche e che ora sono reclamati dalle istituzioni giudaiche perché siano loro restituiti, la Congregazione del Sant’Uffizio ha preso una decisione che si può riassumete così: 1) Evitare, nella misura del possibile, di rispondere per iscritto alle autorità giudaiche ma farlo oralmente. 2) Ogni volta che sarà necessario rispondere, bisognerà dire che la Chiesa deve fare le sue indagini per studiare ogni caso particolare. 3) I bambini che siano stati battezzati non potranno essere affidati a istituzioni che non ne sappiano assicurare l’educazione cristiana. 4) I bambini che non hanno più i genitori e dei quali la Chiesa si è fatta carico non è conveniente che siano abbandonati dalla Chiesa stessa o affidati a persone che non hanno alcun diritto su di loro, a meno che non siano in grado di disporre per sé. Ciò evidentemente per i bambini che non fossero stati battezzati. 5) Se i bambini sono stati affidati (alla Chiesa) dai loro genitori e se i genitori ora li reclamano, potranno essere restituiti ammesso che i bambini stessi non abbiano ricevuto il battesimo. Si noti che questa decisione della Congregazione del Sant’Uffizio è stata approvata dal Santo Padre».
La data è20 ottobre 1946. Dunque il papa in questione (per chi stila il documento «Santo Padre») è Pio XII.
Questo documento inedito fu ritrovato per caso e uscì il 28 dicembre 2004 sul «Corriere della sera» accendendo un breve (e reticente) dibattito. In realtà c’è poco da discutere: il punto 1 chiarisce bene la malafede del Vaticano. E comunque quasi 60 anni dopo non c’era bisogno di “rivelazioni” per sapere quale fu la politica filo-nazista di papa Pacelli e le ambiguità successive alla caduta di Hitler.
Eppure nel commentare (su «Liberazione») il documento pubblicato dal «Corsera» una credente come Lidia Menapace mostra tutto il suo sgomento anche per quella «prosa gelida, doppia, mafiosa» e per il non prendere minimamente in considerazione i sentimenti dei bambini ma … solo se fosse stato loro imposto il battesimo.
Vale leggere altri passi del ragionamento di Lidia Menapace, voce dissonante rispetto a chi – pur di fronte a tanta evidenza – cerca di giustificare il cosiddetto Sant’uffizio (ex inquisizione, nei termini storici) cioè il papa.
«Rispetto alla Shoà la Chiesa si comportò sempre con carità, di rado con giustizia. […] Sicché una Chiesa cattolica che aveva avuto sia persone dedicate alla salvezza degli ebrei perseguitati, sia persone che pur deprecando le persecuzioni mantenevano i pregiudizi antisemiti (uccisori di Gesù Cristo, deicidi) con un misto non limpido appunto di carità e ingiustizia, col presente testo del Sant’Uffizio conferma l’atteggiamento». Discorso giusto pur se Lidia Menapace dimentica – in questo caso, altrove lo ha fatto – di citare che non pochi cattolici, fra i semplici credenti come nelle gerarchie, aiutarono i nazisti persino nella caccia agli ebrei. Un nome per tutti, Stepinac il quale, a conferma di una ambiguità (a dir poco) che non passa, nel 2008 è stato beatificato da Wojtyla.
Quella direttiva del Sant’Uffizio – con le parole finali a precisare che era approvata da Pacelli (Pio XII) – venne inviata a un nunzio apostolico in Francia ma italianissimo: era Angelo Roncalli che sulla questione dei bambini ebrei cercò di tenere un ben diverso atteggiamento e, con quel documento, fu appunto richiamato all’ordine. Per una giravolta della Storia, molti anni dopo Roncalli divenne papa e, con il Concilio, portò – per una breve stagione – nella Chiesa cattolica un vento nuovo. Ma questa è evidentemente tutta un’altra vicenda.
Non è invece un’altra vicenda che è aperto un processo di beatificazione per il pochissimo Pio numerato XII: il nuovo papa lo bloccherà?
(*) Ricordo – per chi si trovasse a passare da qui per la prima volta – il senso di questo appuntamento quotidiano. Dall’11 gennaio 2013, ogni giorno (salvo contrattempi sempre possibili) troverete in blog a mezzanotte e un minuto una «scordata» – qualche volta raddoppia, pochi minuti dopo – di solito con 24 ore circa di anticipo sull’anniversario. Per «scor-data» si intende il rimando a una persona o a un evento che per qualche ragione il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna dimenticano o rammentano “a rovescio”.
Molti i temi possibili. Molte le firme (non abbastanza forse per questo impegno quotidiano) e assai diversi gli stili e le scelte; a volte troverete post brevi: magari solo una citazione, una foto o un disegno. Se l’idea vi piace fate circolare le «scordate» o linkatele ma ovviamente citate la fonte. Se vi va di collaborare – ribadisco: ne abbiamo bisogno – mettetevi in contatto (pkdick@fastmail.it) con me e con il piccolo gruppo intorno a quest’idea, di un lavoro contro la memoria “a gruviera”. (db)