Scor-data: 22 ottobre 2137 (avanti Cristo)

Il drago, gli astronomi ubriachi e la prima eclissi registrata

di Andrea Bernagozzi (*)   

Immaginate di essere un abitante della Cina del ventiduesimo secolo. No, non il prossimo secolo: il ventiduesimo secolo avanti Cristo, cioè oltre 4100 anni fa. Siete un contadino, non sapete né leggere né scrivere, sapete solo fare il vostro lavoro al servizio del re e sperare nell’indulgenza dei suoi emissari quando vengono a chiedervi il tributo perché vi lascino cibo a sufficienza per la sussistenza della vostra famiglia. State lavorando la terra quando improvvisamente la luce del giorno cambia, diventa più debole, una strana penombra avvolge tutto. Là dove prima splendeva il sole c’è un disco nero, circondato un abbagliante anello infuocato. Non avete mai visto nulla del genere. Siete terrorizzati!

I vecchi del villaggio, nelle lunghe serate passate attorno al fuoco, avevano raccontato che cose simili erano già capitate in passato e in altre regioni della Cina. Alcuni le avevano anche viste con i propri occhi. Vi avevano spiegato di che si tratta. In cielo vive un drago affamato, che cerca di mangiare il sole. Se accadesse, sarebbe la fine per tutti. Per questo è importante essere preparati. Sì, perché il drago si può scacciare. Il mostro fa paura, ma è anche pauroso. Per esempio, lo spaventano i rumori. Se capitasse, battete le mani, pestate i piedi, urlate più forte che potete – raccontavano i vecchi – suonate i gong, i tamburi, i corni. Ma non preoccupatevi, non sarete colti di sorpresa dall’attacco del drago. I sapienti che lavorano per il re sanno quando sta per arrivare. Il sovrano manderà un messo da corte per avvertirvi; sarà accompagnato da arcieri scelti, che scoccheranno i loro dardi verso il cielo per colpire il drago. Non lo uccideranno, ma riusciranno a farlo desistere, liberando il sole dalle sue fauci. Quando il sole è scomparso, in passato, questa strategia ha sempre funzionato: dopo qualche minuto il sole splendeva nuovamente caldo e luminoso. Sarebbe stato sempre così, rassicuravano i vecchi.

Eppure quella mattina d’autunno né il messo né gli arcieri erano giunti da corte. Mentre correte alla capanna per recuperare il corno, vi chiedete perché. Forse il drago ha trovato il modo di sfuggire al controllo? Urlate, mentre correte, e non sapete se state urlando per spaventare il drago oppure perché siete turbati dall’idea che il re non sappia più proteggere i suoi sudditi e li abbia abbandonati al loro destino. Al villaggio vi unite agli altri che sono tornati di corsa dai campi. Tutti insieme fate più rumore possibile. Gridano anche i vecchi, anche le donne; i bimbi piangono disperati, contribuendo, benché inconsapevoli, al baccano generale. Dopo qualche minuto la luce dell’anello infuocato si fa ancora più abbagliante, il cielo comincia a schiarire. Allora capite che ce l’avete fatta: il rumore ha spaventato il drago, il sole sta tornando a brillare! Quella sera ci sarà grande festa al villaggio. Gli umili, poveri, ignoranti contadini sono riusciti nell’impresa di scacciare il pericolo senza bisogno dei sapienti, del messo, degli arcieri. Senza bisogno del re.

Il re è Zhong Kang, il quarto sovrano della dinastia Xia. Non è affatto contento di quello che è successo, anzi è furioso. Perché gli astronomi di corte non hanno avvertito dell’arrivo del drago? Eppure concede loro generose prebende proprio perché lo facciano! Il re non può deludere i sudditi, altrimenti questi potrebbero dubitare della sua forza, della sua potenza, della sua autorità. Va ristabilito l’ordine, va compiuto un gesto esemplare che dimostri chiaramente che ha ancora saldamente in mano il comando del regno. Il re ordina che le guardie vadano a cercare gli astronomi di corte, Hsi e Ho. Saranno giustiziati per non aver fatto il loro dovere: per colpa loro il re è stato messo in ridicolo.

Le guardie catturano i due studiosi, che chiedono il perdono del re, giurano che è stata una semplice dimenticanza, hanno sbagliato perché così presi dall’indagine dei fenomeni celesti da scordarsi di annunciare l’arrivo del drago. Ma nei loro uffici le guardie rivengono tanti boccali di vino, vuoti. Hsi e Ho sapevano, grazie ai loro calcoli, dell’arrivo del drago affamato, ma avevano preferito attardarsi a bere invece di informare tempestivamente i dignitari di corte: non sono incapaci o distratti, peggio sono negligenti! Il loro destino era già segnato, ma così lo è anche la loro memoria: Hsi e Ho vengono decapitati e saranno ricordati come «gli astronomi ubriachi»; Zhong Kang sarà ricordato invece come un grande re.

La storia appena esposta è ritenuta il resoconto noto più antico di una eclisse totale di Sole (con la maiuscola perché per gli astronomi del ventunesimo secolo dopo Cristo è il nome proprio della nostra stella). Si tratta di un racconto mitico, giunto a noi attraverso testi di epoche successive e in varie versioni. Non si sa se Hsi e Ho siano davvero vissuti, talvolta sono indicati come Hi e Ho, talvolta sono impiccati e non decapitati; anche il re Zhong Kang e la dinastia Xia sono avvolti da un alone di leggenda.

Tuttavia, convinti che alla base di ogni racconto mitico ci possano essere fatti reali, gli astronomi e gli storici moderni hanno cercato di individuare, con calcoli rigorosi, se c’era stata un’eclisse di Sole visibile dalle regioni nordorientali dell’attuale Cina, dove avrebbe regnato la dinastia Xia, nell’epoca cui viene associato Zhong Kang. Non c’è un risultato certo, ma il 22 ottobre 2137 a. C. si sarebbe verificata un’eclisse anulare di Sole visibile proprio dalla zona di interesse (NASA Eclipse: http://1.usa.gov/19jicck). Se così fosse, la storia di Hsi e Ho ci racconterebbe di un’eclisse di Sole di 4150 anni fa e sarebbe la prima di cui si ha una descrizione scritta, anche se attraverso testi successivi e lo specchio deformante del mito.

Tre considerazioni per concludere.

In diversi testi si trova l’indicazione che l’eclisse sia avvenuta nell’anno 2136 e non nel 2137. Va ricordato che le date possono essere indicate in modo diverso a seconda del contesto in cui compaiono. Dal punto di vista del calendario che abbiamo appeso al muro, era l’anno 2137 perché non c’è stato l’anno 0: si è passati dall’anno 1 avanti Cristo all’anno 1 dopo Cristo direttamente. Gli studiosi di eventi astronomici del passato possono però decidere, per comodità di calcolo, di indicare l’anno 1 a. C. come anno 0. Allora l’anno 2 a. C. diventa l’anno -1, l’anno 3 a. C. diventa -2 e così via. Attenzione al meno davanti. Quindi l’anno 2137 a. C. corrisponde all’anno – 2136. Però indicarlo come 2136 a. C. è scorretto, perché secondo questa convenzione corrisponderebbe all’anno -2135.

Che cos’è un’eclisse anulare? Le eclissi di Sole avvengono quando la Luna e il Sole appaiono allineati visti dalla Terra. La Luna è 400 volte più piccola del Sole come dimensioni, ma il Sole è 400 volte più lontano come distanza: questa combinazione fa sì che prospetticamente il Sole e la Luna, visti dalla Terra, abbiano la stessa grandezza apparente, circa mezzo grado. L’orbita della Luna attorno alla Terra è ellittica, quindi ogni tanto la Luna è un po’ più lontana dal nostro pianeta e ci appare più piccola. Se l’allineamento con il Sole capita in questa occasione, allora la Luna non riesce a coprire tutto il disco solare e si vede un vero e proprio anello infuocato che circonda il nostro satellite. Per questo si chiama eclisse anulare. La piccola porzione di Sole che resta scoperta è ancora talmente luminosa da provocare danni alla vista, quindi un’eclisse anulare non può né deve essere osservata a occhio nudo, bensì solo con opportuni strumenti o filtri.

Infine il racconto di Hsi e Ho ci dice che gli antichi osservavano il cielo, prendevano nota dei fenomeni che vi avvenivano, cercavano di individuarne eventuali leggi e regolarità. Il cielo era studiato perché si cercava di capire come avrebbe influenzato le gesta umane, Ma il racconto dimostra che i fenomeni celesti, piuttosto, erano utilizzati per finalità decisamente terrestri. L’autorità del sovrano Zhong Kang discende anche dal suo ruolo di garante del corretto equilibro fra il mondo terrestre e quello celeste. L’incidente dell’eclisse minaccia l’autorità del re: non ha saputo prevedere, attraverso gli astronomi di corte, l’arrivo del drago affamato e questo è stato messo in fuga senza il suo intervento. La condanna di Hsi e Ho, servitori infedeli che hanno anteposto il proprio vizio al bene del regno, viene presentato ai sudditi come il sacrificio necessario per ristabilire l’ordine naturale delle cose, che guarda caso combacia con il mantenimento dello status quo a vantaggio del potente di turno. Il fine giustifica i mezzi, direbbe qualcuno, perfino quando si ha a che fare con la più antica eclisse di Sole di cui si ha probabilmente traccia scritta.

(*) Nota di Andrea Bernagozzi: «Questo contributo al blog di Daniele Barbieri e altr* è dedicato alla memoria di Romeo Bassoli, uno dei maggiori giornalisti scientifici italiani, prematuramente scomparso il 16 ottobre 2013 (INFN: http://bit.ly/1b23ENs). Non è un pezzo scritto alla sua maniera, non sarei in grado di farlo neppure volendolo, perché lui era un vero comunicatore rinascimentale. Ciao Romeo, grazie per il sorriso e un grande abbraccio ai tuoi cari».

Ricordo – per chi si trovasse a passare da qui per la prima volta – il senso di questo appuntamento quotidiano. Dall’11 gennaio 2013, ogni giorno (salvo contrattempi sempre possibili) troverete in blog a mezzanotte e un minuto una «scordata» – qualche volta raddoppia, pochi minuti dopo – di solito con 24 ore circa di anticipo sull’anniversario. Per «scor-data» si intende il rimando a una persona o a un evento che per qualche ragione il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna dimenticano o rammentano “a rovescio”.

Molti i temi possibili. A esempio sul 22 ottobre avevo, fra l’altro, questi appunti:1707: una storia di navi incagliate (da Dava Sobel «Longitudine»); 1835: registrato il brevetto della Colt; 1867: uccisa Giuditta Tavani Arquati; 1887: nasce John Reed; 1894: legge contro la sovversione in Italia; 1921: nasce Brassens; 1962; si aggrava la «crisi dei missili»; 1964: discorso di Sartre per rifiutare il Nobel; 1975 lettera-choc di Leonard Matlovich; 1982: alla periferia di Buenos Aires trovati 450 cadaveri di “sovversivi”; 2002: oscura strage a Mosca; 2012: muore Russell Means.

Molte le firme (non abbastanza forse per questo impegno quotidiano) e assai diversi gli stili e le scelte; a volte troverete post brevi: magari solo una citazione, una foto o un disegno. Se l’idea vi piace fate circolare le «scordate» o linkatele ma ovviamente citate la fonte. Se vi va di collaborare – ribadisco: ne abbiamo bisogno – mettetevi in contatto (pkdick@fastmail.it) con me e con il piccolo gruppo intorno a quest’idea, di un lavoro contro la memoria “a gruviera”. (db)

 

Redazione
La redazione della bottega è composta da Daniele Barbieri e da chi in via del tutto libera, gratuita e volontaria contribuisce con contenuti, informazioni e opinioni.

  • Giorgio Chelidonio

    Ben oltre la sua gradevolezza, il racconto non é solo una preziosa storia di archeo-astronomia ma ci introduce in un tema arcaico e attuale: quando nel “Padre Nostro” si recita “come in cielo così in terra” si reiterano pari pari credenze arcaiche diffuse in gran parte dei popoli tardo preistorici: i re-sacerdoti sumerici come i faraoni egiziani erano garanti dell’equilibrio cielo-terra, sia astronomico che stagionale. E per fare questo mantenevano esperti che erano più astrologi che astronomi, dovendo leggere il cielo per prevederne segni le cui conseguenze, in casi infausti, si poteva cercar di evitare tramite rituali e sacrifici. Esemplari, come questo racconto cinese, i casi degli astrologi babilonesi descritti nel libro “ll cielo di Babilonia. L’astrologia e l’antica Mesopotamia”, di Michael Baigent (Ed. Tropea), ma anche quello romano del Giove Feretrio i cui fulmini colpivano (o avrebbero dovuto colpire) chi tradiva un patto, una promessa. La stessa credenza si ritrovava presso gli etruschi che avevano àuguri specializzati nell’interpretazione dei fulmini (Libri fulgurales), ma che agivano anche nei riti di fondazione (orientamento sacrale dei templi) e che dividevano il cielo in 16 parti, ciascuna delle quali con preciso valore augurale che andava “riportato in terra”. Infine, la responsabilità “celeste” del sovrano si ritrova nei faraoni egiziani: alla loro morte andavano rapidamente sostituiti in quanto garanti della separazione fra acqua e terra, per evitare cioè il caos primigenio non solo in senso simbolico dei loro miti ma soprattutto di garantire la stagionalità delle alluvioni del Nilo che permettevano la fertilità della loro valle/regno. Non a caso un concetto simile riecheggia nelle città-stato sumeriche ma con tempi e modi diversi: il re di Lagash veniva rappresentato con in mano un vaso da cui fluivano “fiumi”, cioè i canali della rete distributiva che permetteva la coltivazione delle aride steppe mesopotamiche. Infatti, diversamente dal Nilo, le inondazioni del Tigri e dell’Eufrate avvenivano in primavera quando i cereali non erano ancora maturati e quindi andavano evitate ridistribuendone le acque tramite la canalizzazione artificiale. Ma i temi archeo-astronomici non nascono nel III o II millennio a.C. ma sono più antichi di vari millenni, come i menhir in cerchio di Nabta Playa (http://it.wikipedia.org/wiki/Nabta_Playa) o i monumenti pre-agricoli di Gobekly Tepe (http://it.wikipedia.org/wiki/G%C3%B6bekli_Tepe) ……. ma delle storie di questi siti non esistono anniversari né scor-date potenziali.

    • Ringrazio Giorgio Chelidonio per le belle parole nei confronti del mio contributo. Lo ringrazio soprattutto per i suggerimenti archeo-astronomici, che è scienza molto seria e alla quale non rendo il dovuto merito con il racconto. Nonostante mi sia concesso qualche licenza poetica, Giorgio ha saputo individuare e mettere in risalto elementi importanti per comprendere come e perché l’umanità si è rapportata con il cielo (e quindi con la terra) nel corso del tempo.

  • Ho una postilla alla mia dedica a Romeo Bassoli. Tra le tante cose per cui lo ringrazio, c’è anche quella di avermi dato la possibilità di conoscere e lavorare, anche se solo per un paio di giorni, con Riccardo Mancini, nella sua qualità di fondatore e editore della casa editrice Avverbi. Ho così potuto apprezzare di persona, nell’ambito di una sessione del Master in Comunicazione della Scienza alla SISSA di Trieste, la sua professionalità e il suo rigore nel difendere le ragioni della ragione, come solo un appassionato di fantascienza sa fare. Riccardo Mancini ci ha lasciato anche lui all’improvviso, il 30 dicembre 2007. Riccardo Mancini firmava Erremme Dibbì i lavori fatti in una collaborazione con tale Daniele Barbieri, una coppia un po’ alla Frederik Pohl e Cyril M. Kornbluth. Per questo non ho voluto ricordare subito nella nota come Romeo Bassoli mi avesse fatto incontrare Riccardo Mancini, per timore di rattristare Dibbì. Poi più che il pudore poterono affetto e riconoscenza. Di futuri ce n’è tanti, compreso uno in cui siamo tutti a chiacchierare insieme di scienza, pseudoscienze e fantascienza con Romeo e Riccardo, tra un bip bip dello Sputnik e l’altro.

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