Scor-data: 24 novembre 1632
Nasce Baruch Spinoza
di Fabrizio Melodia (*)
«L’uomo mantiene la possibilità di essere libero qualunque sia il tipo di comunità politica in cui vive, in quanto egli è libero nella misura in cui si fa guidare dalla ragione»: così Baruch Spinoza in «Trattato teologico-politico» (nella edizione Einaudi del 2007: traduzione e commenti di Antonio Droetto ed Emilia Giancotti Boscherini).
Buon compleanno di tutto cuore, Baruch Spinoza. Ci siamo conosciuti in modo piuttosto rocambolesco, dopo che, causa ritardi con il programma, il mio vecchio professore di filosofia al liceo ti voleva liquidare in fretta come aveva fatto con Cartesio e altro razionalismo, per poi approdare subito agli empiristi inglesi, decisamente molto affascinanti, ma dimenticandosi completamente di te.
Per fortuna, la mattina successiva, l’intenzione di glissarti era passata: ricordo come iniziò la lezione, direttamente leggendo i tuoi testi, che mi affascinarono particolarmente, da tanta saggezza e pacatezza vi traspariva.
Eri nato ad Amsterdam, da genitori di religione ebraica divenuti poi marrani, cioè ebrei forzati a convertirsi al Cristianesimo. Tuo padre, Michael, era un mercante che aveva sposato in seconde nozze Hanna Debora da cui ti aveva avuto. Eri rimasto orfano di madre all’età di sei anni, il 5 novembre 1638.
La tua famiglia originaria del Portogallo, nel secondo decennio del secolo XVII, era stata costretta per motivi religiosi a stabilirsi nella protestante Olanda dove nascesti e dove fosti inizialmente educato nella comunità ebraica sefardita di Amsterdam. Presso la scuola della comunità, il “Talmud Torah”, portasti a termine i primi quattro gradi di istruzione.
Eri sempre stato assetato di conoscenza, niente di bastava e il tuo animo pratico e ben disposto verso le attività del mondo non ti avevano mai connotato come una persona astratta, ma ben salda con raziocinio fino e percettività aperta a ogni stimolo.
Nel 1649, in seguito alla morte del tuo fratello maggiore Isaac, fosti costretto ad abbandonare gli studi per aiutare tuo padre Michael nella conduzione dell’azienda commerciale della famiglia.
Curiosità e sete di conoscenza crebbero in modo esponenziale, portandoti di prepotenza a frequentare dapprima le “yeshivot”(gruppi di studio per adulti) della comunità e – in seguito alla maturazione di una sempre più marcata insoddisfazione nei confronti della vita e della religione ebraica e di un interesse crescente per altre idee filosofiche e scientifiche – la scuola di latino di Franciscus Van den Enden, a partire dal 1654.
Grazie agli “inventari” portati a termine dopo la morte del filosofo, la tua biblioteca personale conteneva un certo numero di testi in latino, fra cui opere di Orazio, Gaio Giulio Cesare, Virgilio, Tacito, Epitteto, Livio, Plinio, Ovidio, Cicerone, Marziale, Petrarca,Petronio, Sallustio, a riprova della tua passione nata probabilmente durante il periodo vissuto a contatto con Van den Enden.
Cosa più importante, oltre a questa preparazione in letteratura e filosofia classica, gli studenti di Van den Enden venivano quasi certamente messi al corrente di problemi più moderni, soprattutto di questioni attinenti allo sviluppo delle scienze naturali.
E’ probabile che risalga a questo periodo della tua vita il primo contatto diretto con le opere di Cartesio.
Mai incontro fu più dirompente, la tua mente era in pieno fermento e i tuoi scritti aumentavano, fino a quando, un giorno ferale, non giunse una svolta che in realtà sapevi sarebbe presto arrivata.
Il 27 luglio 1656 fu data lettura di un testo in ebraico di fronte alla volta della sinagoga dell’houtgracht, il canale di Amsterdam che attraversava il quartiere ebraico: un documento di “cherem” (bando o scomunica), gravissimo e mai revocato, era assai esplicito e non faceva ricorso ad eufemismi: i Signori del Mahamad rendono noto che, venuti a conoscenza già da tempo delle cattive opinioni e del comportamento di Baruch Spinoza, hanno tentato in diversi modi e anche con promesse di distoglierlo dalla cattiva strada ma non essendovi riusciti e ricevendo, al contrario, ogni giorno informazioni sempre maggiori sulle orribili eresie che egli sosteneva e insegnava e sulle azioni mostruose che commetteva – cose delle quali esistono testimoni degni di fede che hanno deposto e testimoniato anche in presenza del suddetto Spinoza – questi è stato riconosciuto colpevole. Avendo esaminato tutto ciò in presenza dei «Signori Rabbini», i Signori del Mahamad hanno deciso che il nominato Spinoza sarebbe stato bandito (enhermado) e separato dalla Nazione d’Israele in conseguenza della scomunica (cherem) che fu pronunciata nei termini che seguono: «Con l’aiuto del giudizio dei santi e degli angeli, con il consenso di tutta la santa comunità e al cospetto di tutti i nostri Sacri Testi e dei 613 comandamenti che vi sono contenuti, escludiamo, espelliamo, malediciamo ed esecriamo Baruch Spinoza. Pronunciamo questo herem nel modo in cui Giosuè lo pronunciò contro Gerico. Lo malediciamo nel modo in cui Eliseo ha maledetto i ragazzi e con tutte le maledizioni che si trovano nella Legge. Che sia maledetto di giorno e di notte, mentre dorme e quando veglia, quando entra e quando esce. Che l’Eterno non lo perdoni mai. Che l’Eterno accenda contro quest’uomo la sua collera e riversi su di lui tutti i mali menzionati nel libro della Legge; che il suo nome sia per sempre cancellato da questo mondo e che piaccia a Dio di separarlo da tutte le tribù di Israele affliggendolo con tutte le maledizioni. E quanto a voi che restate devoti all’Eterno, vostro Dio, che Egli vi conservi in vita. Sappiate che non dovete avere con Spinoza alcun rapporto né scritto né orale. Che non gli sia reso alcun servizio e che nessuno si avvicini a lui più di quattro gomiti. Che nessuno dimori sotto il suo stesso tetto e che nessuno legga alcuno dei suoi scritti». (si può leggere in Emilia Giancotti Boscherini, «Baruch Spinoza 1632-1677, Dichiarazione rabbinica autentica datata 27 luglio 1656 e firmata da Rabbi Saul Levi Morteira ed altri», Roma, Editori Riuniti 1985, pag 13).
Secondo studi recenti, fra i quali quello di Steven Nadler, l’eresia principale che portò alla tua scomunica sarebbe stata il non credere all’immortalità dell’anima mentre Nicola Abbagnano e i principali tuoi studiosi individuano la causa dell’inconciliabilità del tuo pensiero con l’ebraismo nella tua identificazione di Dio con la natura (Deus, sive Natura: Dio, ovvero la Natura) e nel rifiuto di un Dio-persona come quello biblico. Non facevi alcun mistero del tuo pensiero, affermando apertamente di ritenere la Bibbia una fonte di insegnamenti morali, ma non della verità. Rifiutavi il concetto di libero arbitrio e applicavi la tua visione deterministica anche a Dio (negazione del creazionismo e della libertà di azione del Creatore): l’unica libertà che Dio ha è l’assenza di costrizioni esterne.
Abbastanza per condannarti all’ostracismo e al successivo esilio, quando (a ventiquattro anni) fosti costretto a lasciare la tua casa, oggi diventata un museo, fosti accolto per un periodo dal tuo maestro Van der Enden, senza che egli ti chiedesse nulla in cambio, salvo aiutarlo nelle lezioni di latino, per poi lasciare Amsterdam.
Nel 1660 ti stabilisti a Rijnsburg, in un villaggio presso Leida. Raccontavi agli amici di aver subìto un tentativo di assassinio, una notte mentre tornavi a casa e a riprova mostravi un mantello con il foro del pugnale.
Dopo la morte di tuo padre, le sorelle cercarono di estrometterti dall’eredità. Ma tu volesti il rispetto dei diritti e facesti causa. Ma dopo aver vinto rinunciasti a tutto e volesti per te semplicemente un letto con il balòdacchino.
Prendesti dimora prima a Voorburg, nel 1665, poi ad Amsterdam (nel 1670) dove hai vissuto sino alla morte, mantenendoti con il lavoro di tornitore di lenti. Soggiornasti per tutta la vita in camere d’affitto. Ti si attribuisce un solo legame sentimentale, con la figlia del tuo insegnante di latino. Avevi una piccola pensione dallo Stato e una rendita lasciata da un amico. Respingesti altre offerte di aiuto economico e rifiutasti la cattedra che ti era stata proposta (a Heidelberg) per non rinunciare alla «libertà di pensiero».
Hai sempre avuto uno stile di vita molto semplice ma non sciatto. Non eri affamato di pubblicità e notorietà. Infatti pubblicasti in pieno anonimato le tue opere, per non scatenare furibonde polemiche che avrebbero minato fortemente l’unità della comunità ebraica, in piena coerenza con quanto esponevi nei tuoi scritti. Ti limitavi ad affermare con forza le tue convinzioni, nel pieno rispetto del prossimo.Non cedesti a facili sensazionalismi, come Uriel De Costa, suicida per protestare la sua libertà.
A 29 anni, dopo la drammatica esperienza dell’espulsione dalla comunità ebraica, pubblicasti «Princìpi della filosofia di Cartesio», con l’appendice «Pensieri metafisici», opera che ti diede fama di esegeta della filosofia cartesiana. In questa data (1661), si era già formata intorno a te una cerchia di amici e discepoli, con i quali intrattenevi un nutrito scambio epistolare, fonte preziosa sull’andamento della tua riflessione.
La scrittura dell’«Etica» ebbe inizio nel 1661 a Rijnsburg. Tentasti di pubblicarla una prima volta nel 1664, con il titolo «Methodus inveniendi argumenta redacta ordine et tenore geometrico». La scelta di adottare il metodo geometrico corrispondeva all’intenzione di rendere immediatamente evidente il carattere di verità, dimostrabile ed eterna, che aveva la tua filosofia. In realtà, l’opera vide la luce solo dopo la tua morte, nella raccolta delle «Opera Posthuma», voluta e messa a punto dai tuoi discepoli a pochi mesi dalla scomparsa: comprende anche il «Trattato sull’emendazione dell’intelletto», il «Trattato teologico-politico», l’«Epistolario» e una grammatica ebraica, il «Compendium grammatices linguae hebraeae».
La pubblicazione del «Tractatus theologico-politicus» suscitò notevole scandalo negli ambienti ecclesiastici, tanto cattolici quanto protestanti, e da essi si diffuse la cattiva fama di un empio e blasfemo Spinoza.
La Chiesa cattolica inserì le tue opere fra i libri proibiti nel marzo 1679 e confermò la condanna nel 1690. Non si conoscono censure alle tue opere, forse mai redatte in quanto eri ateo “ex professo”. Cominciò così a formarsi quel mito di Spinoza ateo che trovò conferma, agli occhi dei suoi detrattori, con la pubblicazione postuma dell’«Ethica», la cui prima parte, «De Deo» (cioè “Sulla divinità”) propone la definizione di Dio come l’unica e infinita sostanza. Già nel primo periodo dopo la morte, la tua filosofia – interpretata come ateismo e come tale ampiamente condannata – incontrò invece fortuna presso i libertini che diffusero la tua fama di ateo virtuoso. In realtà il tuo panteismo era espressione di un profondo sentire religioso che rigettava ogni possibile autonomia del mondo rispetto a Dio, concepito perciò come immanente.
Affetto da congeniti disturbi respiratori, aggravati dalla polvere di vetro inalata a lungo nell’intaglio delle lenti, la morte ti colse il 21 febbraio 1677, a 44 anni. La tua eredità era così misera che tua sorella Rebecca ritenne meno costoso respingerla.
Il libero pensiero ha da sempre fatto paura, e tu ne avevi dato ampiamente dimostrazione. Ancora una volta, l’ignoranza e la paura di perdere potere e prestigio avevano avuto la meglio contro qualcuno che professava tolleranza e amore verso il prossimo, che vedeva l’infinita sostanza in ogni cosa e non separata da nulla, nessun pernicioso dualismo che costringeva a salti mortali il povero Cartesio per individuare il punto di connessione fra pensiero e materia.
Dio, Sostanza, Natura.
Semplice, come l’evidenza geometrica di questa fondamentale conoscenza. L’oceano e le sue onde, affermavi in una meravigliosa metafora in cui il tuo pensiero trovò una espressione potente, al di là di ogni schema di definizioni e deduzioni.
Affermavi che l’evidenza di ciò doveva essere naturale come la constatazione delle proprietà del triangolo.
Purtroppo non sei stato capito, sei stato disprezzato e condannato. Anche i tuoi parenti ti hanno odiato, per quello che eri diventato, non ti hanno mai sostenuto e nemmeno aiutato, solo dagli uomini di cultura trovasti asilo e sostegno.
La tua eredità è immensa: ogni anno viene pubblicata una rivista specialistica, «Il foglio spinoziano», dove vengono segnalati i libri a commento della tua opera.
Anche non volendo, il tuo pensiero è cresciuto esponenzialmente attraverso un tam tam sotterraneo che si è imposto successivamente come fondamento del pensiero hegeliano.
«Philosophieren ist spinozieren» affermava Georg Friedrich Wilhem Hegel, con uno dei sapienti giochi di parole per i quali andava famoso in tutta l’università. Ovverro “Filosofare è spinozare” (è in «Lezioni sulla storia della filosofia», volume III, 2, La Nuova Italia, Firenze, 1981, pag.137).
Per questo, il mio buon compleanno spero ti sia gradito. Perché il tuo pensiero ha affascinato tanti studiosi e liberi pensatori, perché hai mostrato che non esiste solo un modo di pensare, perché hai fatto capire che la filosofia è una vera reale alternativa alle catene e alla schiavitù.
Vorrei concludere ricordando alcuni pensatori che ti hanno stimato nel corso del tempo.
«Spinoza è contro coloro che dicono che Dio fa tutto “sub ratione boni”. Sembra che costoro ammettano qualcosa al di fuori di Dio, che non sia dipendente da Dio, e su cui Dio si regoli nel suo agire come su un modello, o a cui Dio miri come a un fine. Ciò significa in effetti assoggettare Dio al destino, che è la più grande assurdità»: così Friedrich Nietzsche.
Continuo con un altro pensatore che ha rivoluzionato la scienza moderna: «Credo nel Dio di Spinoza che si rivela nell’armonia di tutto ciò che esiste» (Albert Einstein).
Un parere contrario dal filosofo Soren A. Kierkegaard: «Che la sostanza di Spinoza significhi qualcosa d’altro, lo si vede facilmente; perché la sua sostanza è una necessità interna, nella quale per l’appunto ciò ch’è casuale (l’accidentale) svanisce perciò continuamente. Insomma la sostanza di Spinoza è l’espressione metafisica per la verità cristiana della Provvidenza la quale a sua volta corrisponde al destino in quanto esso è unità di necessità e casualità in modo che il caso c’è certamente, ma anche in modo che per essa il caso non esista».
Anche Bertrand Russell ebbe modo di dire la sua: «Spinoza intende liberare gli uomini dalla tirannide della paura. Un uomo libero pensa alla morte meno che a qualsiasi altra cosa; e la sua saggezza è una meditazione non sulla morte, ma sulla vita. Spinoza visse completamente in accordo con il suo precetto sulla paura. L’ultimo giorno della sua vita era del tutto calmo, non esaltato come Socrate nel «Fedone» ma conversava, come avrebbe fatto in qualsiasi altro giorno, intorno a questioni che interessavano il suo interlocutore. A differenza di altri filosofi, non solo credeva alle proprie dottrine, ma le metteva in pratica; non so di nessuna occasione in cui, malgrado le più forti provocazioni, Spinoza si sia abbandonato a quell’animosità o a quell’ira che la sua etica condannava. Nelle controversie era cortese e ragionevole, non insultava mai, e faceva del suo meglio per persuadere».
Meglio ancora il filosofo francese Gilles Deleuze, che ne mise in luce l’afflato etico e politico: «In tutta la sua opera Spinoza non cessa di denunciare tre generi di personaggi: l’uomo dalle passioni tristi; l’uomo che sfrutta queste passioni tristi, che ha bisogno di esse per stabilire il suo potere; infine, l’uomo che si rattrista per la condizione umana e per le passioni dell’uomo in generale».
Concludo con un’affermazione di Hegel: «È […] inesatto chiamare ateo Spinoza soltanto perché non distingue Dio dal mondo. Con altrettanta e più ragione lo spinozismo potrebbe piuttosto definirsi acosmismo, in quanto in esso non il sistema cosmico, l’essenza finita, l’universo, ma soltanto Dio è considerato sostanziale e gli si attribuisce vita perenne. Spinoza afferma che ciò che si chiama mondo non esiste affatto: è soltanto una forma di Dio, non è niente in sé e per sé. L’universo non ha vera realtà: tutto è gettato nell’abisso dell’unica identità. Non c’è quindi nulla nella realtà finita; questa non ha verità alcuna; secondo Spinoza, quello che esiste, è soltanto Dio. È dunque vero tutto il contrario di quanto si sostiene da coloro che incolpano Spinoza di ateismo: semmai in lui c’è troppo Dio».
Di seguito, indico approfondimenti bibliografici solamente indicativi: la marea di libri su Spinoza è immensa, si può dire quasi corrisponda alla sua idea di sostanza.
Anche se – continuerò ad affermarlo con forza – l’unico modo di accostarsi al pensiero di un filosofo è leggere direttamente i suoi testi.
Inutile e pernicioso è partire dai commenti, dalle introduzioni, da tutte quelle belle e non necessarie opere che oscurano invece che chiarire, come fare l’amore con una donna guardandola dal vetro smerigliato di un bagno.
- Alquié, Ferdinand, “Il razionalismo di Spinoza”, Mursia, Milano 1987.
- Althusser, Louis, “L’unica tradizione materialista: Spinoza”, CUEM, Milano 1998.
- Bostrenghi, Daniela, ”Bene agere, et laëtari. Paolo Cristofolini, Spinoza e la gioia”, in “L’eresia della libertà – Omaggio a Paolo Cristofolini”, ETS, PISA 2008.
- Battistel, G.-Del Lucchese, F.-Morfino, V. (a cura di), “L’abisso dell’unica sostanza. L’immagine di Spinoza nella prima metà dell’Ottocento tedesco”, Quodlibet, Macerata 2009.
- antologia dei testi nel precedente volume collettaneo:
- Beneke, E. Friedrich, “Il rapporto tra anima e corpo”.
- Büchner, Georg, “Spinoza”.
- Feuerbach, Ludwig, “Storia della filosofia moderna da Bacone a Spinoza”.
- Fries, F. Jakob, “Storia della filosofia. Spinoza”.
- Hegel, F. W. Georg, “Scienza della logica”.
- ———, “Lezioni di storia della filosofia. Spinoza”.
- Heine, Heinrich, “La storia della religione e della filosofia in Germania”.
- Herbart, F. Johann, “Metafisica generale accanto agli inizi della teoria filosofica della natura”.
- Hess, Moses, “La triarchia Europea”.
- Marx, Karl – Engels, Friedrich, “La sacra famiglia”
- Schelling, W. J. Friedrich, “Fondazione della filosofia positiva”.
- Schleiermacher, Friedrich, “Breve esposizione del sistema spinozista”.
- Schopenhauer, Arthur, “Sulla quadruplice radice del principio di ragion sufficiente”.
- ———, “Sulla libertà del volere umano”.
- antologia dei testi nel precedente volume collettaneo:
- Bettini, Amalia, “Il Cristo di Spinoza”, Ghibli, Milano 2005.
- Biasutti, Franco, “La dottrina della scienza in Spinoza”, Pàtron, Bologna 1979.
- Bordoli, Roberto, “Dio ragione verità. Le polemiche su Descartes e su Spinoza presso l’Università di Franeker (1686-1719)”, Edizioni Quodlibet, Macerata 2009.
- Chamla, Mino, “Spinoza e il concetto della tradizione ebraica”, Franco Angeli, Milano 1996.
- Cecchi, Delfo, “Estetica e eterodossia in Spinoza”, ETS, Pisa 2005.
- (Colerus) Köhler, Johannes, “Breve ma veridica vita di Benedetto Spinoza”, Quodlibet, Macerata 1994.
- Cristofolini, Paolo, “Spinoza per tutti”, Feltrinelli, Milano 2000.
- Damasio, Antonio, “Alla ricerca di Spinoza”, Adelphi, Milano 2003.
- ———, ”Spinoza edonista”, ETS, Pisa 2002.
- ———, “Spinoza e le beatitudini” in “Conversazioni per Alberto Gajano” (a cura di Carlo Ginzburg e E. Scribano)”, ETS, Pisa 2005.
- ———, ”L’uomo libero. L’eresia spinozista alle radici dell’Europa moderna”, ETS, Pisa 2007.
- ———, “La scienza intuitiva di Spinoza”, ETS, Pisa 2009.
- Davidson, Donald, “La teoria causale degli affetti in Spinoza”, in Levi S., “Spinoza e il problema mente-corpo”, CUEM, Milano 2004.
- Deleuze, Gilles, “Spinoza. Filosofia pratica”, Guerini, Milano 1998.
- ———, “Lettera a Réda Bensmaïa su Spinoza” in ID., “Pourparler”, Quodlibet, Macerata 2002.
- ———, “Spinoza e il problema dell’espressione”, Quodlibet, Macerata 2004
- ———, “Cosa può un corpo? Lezioni su Spinoza” (Cours Vincennes 1978-1981), ombre corte, Verona 2007.
- Doueihi, Milad, “Augustine and Spinoza”, Harvard University Press, Cambridge, Massachusetts 2011.
- Giancotti, Emilia (a cura di), “Spinoza nel 350º anniversario della nascita”, Bibliopolis, Napoli 1985.
- contributi contenuti nel precedente volume collettaneo:
- Questioni di teoria generale
- Caillois, Roland, “Spinoza et l’athéisme”.
- Giancotti, Emilia, “Il Dio di Spinoza”.
- Harris, E. Errol, “The concept of substance in Spinoza and Hegel”.
- Macherey, Pierre, “Entre Pascal et Spinoza: la vide”.
- Röd, Wolfgang, “Die grenzen von Spinozas Rationalismus”.
- Semerari, Giuseppe, “L’ontologia della sicurezza in Spinoza”.
- Tosel, Andre, “Quelques remarques pour une interpretation de l’Éthique”.
- Zac, Silvan, “Jacobi critique de Spinoza”.
- Questioni attinenti all’antropologia e l’etica
- Balliu, Julien, “L’amour du monde dans la philosophie de Spinoza”.
- Cristofolini, Paolo, “Spinoza e la gioia”.
- De Dijn, Herman, “The compatibility of determinism and moral attitudes”.
- Deregibus, Arturo, “Il sentimento morale della ‘generosità’ nelle dottrine di Descartes e Spinoza”.
- Di Vona, Piero, “La parte V dell’Ethica”.
- Klever, Wim, “Quasi aliquod automa spirituale”.
- Kline, L. George, “Absolute and relative senses of ‘liberum’ and ‘libertas’ in Spinoza”.
- McShea, J. Robert, “Spinoza’s human nature ethical theory”.
- Sulla teoria politica
- Balibar, Etienne, “Spinoza: la crainte des masses”.
- Bertman, A. Martin, “Hobbes’ and Spinoza’s Politics”.
- Garulli, Enrico, “La multitudo o Soggetto Collettivo in Spinoza”.
- Matheron, Alexandre, “État et moralité selon Spinoza”.
- Moreau, Pierre-François, “La notion d’imperium dans le Traité Politique”.
- Mugnier-Pollet, Lucien, ”Les avatars du pouvoir absolu”.
- Preposiet, Jean, “Sagesse et combat idéologique chez Spinoza”.
- Rubel, Maximilien, “Marx à l’école de Spinoza”.
- Walther, Manfred, “Spinoza und der Rechtpositivismus”.
- Sul Tractatus Theologico-Politicus e sui rapporti con la cultura ebraica
- Curley, Edwin, “Spinoza on miracles”.
- Mechoulan, Henry, “Hebreux, Juifs et Pharisiens dans le Traité Théologico-Politique”.
- Yvel, Yirmiyahu, “Marrano patterns in Spinoza”.
- Biografia, datazione delle opere e fortuna nella letteratura del tempo
- Hubbeling, G. Hubertus, “Philopater. A dutch materialistic interpretation of Spinoza”
- Mignini, Filippo, “Interpretazione del Tractatus de intellectus emendatione”.
- Van Suchtelen, Guido, “Mercator sapiens Amstelodamensis”.
- Questioni di teoria generale
- contributi contenuti nel precedente volume collettaneo:
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- Grassi, Paola, “L’interpretazione dell’immaginario. Uno studio in Spinoza”, ETS Pisa, 2002.
- Guzzo, Augusto, “Il pensiero di Spinoza”, Vallecchi, Firenze 1924.
- Jacquet, Chantal, “I rapporti corpo/mente in Spinoza e la critica al ‘parallelismo’”, in “L’eresia della libertà – Omaggio a Paolo Cristofolini”, ETS, PISA 2008.
- Koyré, Alexandre, “Scritti su Spinoza e l’averroismo”, Ghibli, Milano 2002.
- Labriola, Antonio, “Origine e natura delle passioni secondo l’Etica di Spinoza”, Ghibli, Milano 2004.
- Levi, Sergio, “Spinoza e il problema mente/corpo”, CUEM, Milano 2004.
- Lövith, Karl, “Spinoza. Deus sive Natura”, Donzelli, Roma 1999.
- Lucas, Jean-Maximilien, “La vita del Signor Benedetto Spinoza”, Quodlibet, Macerata 1994.
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- Marx, Karl, “Quaderno Spinoza(1841)”, Bollati Boringhieri, Torino 1987
- Matheron, Alexandre, “Il Trattato teologico-politico visto dal giovane Marx”, in Marx, K., “Quaderno Spinoza (1841)”, Bollati Boringhieri, Torino 1987.
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Zourabichvili, François, “Spinoza. Una fisica del pensiero”, Negretto Editore, Mantova 2012.
(*) Ricordo – per chi si trovasse a passare da qui per la prima volta – il senso di questo appuntamento quotidiano. Dall’11 gennaio 2013, ogni giorno (salvo contrattempi sempre possibili) troverete in blog a mezzanotte e un minuto una «scordata» – qualche volta raddoppia, pochi minuti dopo – di solito con 24 ore circa di anticipo sull’anniversario. Per «scor-data» si intende il rimando a una persona o a un evento che per qualche ragione il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna dimenticano o rammentano “a rovescio”.
Molti i temi possibili. Molte le firme (non abbastanza forse per questo impegno quotidiano) e assai diversi gli stili e le scelte; a volte troverete post brevi: magari solo una citazione, una foto o un disegno. Se l’idea vi piace fate circolare le «scordate» o linkatele ma ovviamente citate la fonte. Se vi va di collaborare – ribadisco: ne abbiamo bisogno – mettetevi in contatto (pkdick@fastmail.it) con me e con il piccolo gruppo intorno a quest’idea, di un lavoro contro la memoria “a gruviera”. (db)
Ottimo contributo alla conoscenza di uno dei rari grandissimi, al quale tutti dobbiamo qualcosa della libertà che vorremmo respirare.