Scor- data: 27 novembre 2000
Pensieri intorno alla direttiva Ue contro l’omofobia
di Santa Spanò (*)
Una cosa terribile… gli omosessuali hanno invaso la Terra. «SONO UNA MAMMA, NON UN GENITORE 1 O 2». La scritta in stampatello era su un cartellone in un banchetto della Lega Nord; mi sono fermata a leggere perché non riuscivo a capire lo slogan. Così, facendo leva sul bisogno di comprendere ho chiesto a un signore lì vicino:« Scusi, ma cosa significa sono una mamma, non un genitore centodue?». Ma no, che ha capito! E sorridendo mi ha detto: « Non ha seguito la polemica sull’abolizione nei documenti scolastici della dicitura “madre” e “padre”? Vogliono sostituirla con “genitore 1” e “genitore 2”, per… sì, questi… loro, gli omosessuali, capisce. Per loro questa dicitura non va bene. Mah!».
Ringrazio, cerco di mantenere un contegno, mi allontano. «Questi omosessuali…».
La frase mi rimbomba nella mente, sono sgomenta. Ma chi sono «questi omosessuali»? Non siamo più soli sulla Terra e io mi trovo impreparata, lo scopro per caso in una piazza lombarda. La televisione, la radio, la stampa perché hanno taciuto? Da dove arrivano? E i loro figli che dovrebbero mischiarsi con i nostri, sono pacifici? Dormono come noi? Soprattutto cosa mangiano? Sono come i Visitors? Hanno polmoni, un cuore che pompa sangue? Sono stordita, disorientata, milioni d’interrogativi in testa. Sono esseri intelligenti? Capaci di formulare concetti logici?
Quel tipo parlava tranquillo, anche se un po’ a disagio e infastidito.
Mi guardo attorno ma tutto è ordinato, ognuno muove i passi in sincrono, la gente è seduta ai tavoli del bar, i bambini schiamazzano, tutto placido, domenicale, un leggero alito di vento, il cielo sopra la testa come il giorno precedente. Respiro, devo fare attenzione a non andare in iperventilazione, prendo tempo: devo andare al banchetto, non quello della Lega, mi aspettano a una cerimonia, proverò con cautela a indagare, forse sto male, sto ancora dormendo e non mi sono alzata dal letto.
La cerimonia è già iniziata. Mi muovo con garbata circospezione quando, d’improvviso si sente la voce di un uomo, avanza coperto da un telo drappeggiato. Panico. Allora gli “omosessuali” hanno già colonizzato il territorio! Panico. «Scusi…» (son don Abbondio). «Silenzio» m’interrompe un uomo vicino «parla Aristofane». Panico, puro panico di colore cereo. «Pare che gli uomini non conoscano la potenza di Amore» afferma l’oratore con voce solenne, ma colloquiale al tempo stesso «perché, se la conoscessero, gli innalzerebbero templi e altari grandissimi… Egli infatti, fra gli dèi, è il più benevolo agli uomini, perché è loro soccorritore e anche medico di tali malanni… Ma anzitutto occorre che conosciate la natura umana e i suoi casi… Per prima cosa tre erano i generi della stirpe umana, non due come ora maschio e femmina… ve n’era anche un terzo comune ad ambedue… ma esso si è perduto… l’androgino era un genere a sé e aveva forma e nome in comune dal maschio e dalla femmina…». Mi schiaffeggio la faccia, dove, chi, cosa, balbetto. «Scusi…» (son sempre don Abbondio) «…Aristofane. Chi era costui? E dove siamo?». «Voi donne. Non sapete tacere» m’interrompe sempre il vicino, « siamo a casa di Agatone».
È il 416 a. C. dentro le preziose pagine del Simposio di Platone e per il resto… consentitemi il sarcasmo.
Sono trascorsi più di 2000 anni, pare che abbiamo messo piede sulla Luna, Spirit e Opportunity sbarcano su Marte e noi – eredi di grandi pensatori, esseri umani che hanno compreso il tempo e lo spazio, che hanno colto la natura umana e il suo significato, che hanno indagato, interrogato, si sono immolati per consentirci di essere storia – noi il 17 maggio dobbiamo celebrare la Giornata mondiale contro l’omofobia. Gli stessi Stati dell’Unione Europea sono dovuti intervenire – come per altro per situazioni che non dovrebbero necessitare di scomodare nessun legislatore, tanto sono ovvie e naturali (?) – con la direttiva 2000/78/CE, del 27 novembre 2000 «che stabilisce un quadro generale per la parità di trattamento in materia di occupazione e di condizioni di lavoro, che proibiscono le discriminazioni dirette o indirette basate sull’origine razziale o etnica, la religione o le convinzioni personali, gli handicap, l’età o le tendenze sessuali». Direttiva sì in materia di occupazione e di condizioni di lavoro, ma che dà agli Stati membri un chiaro segnale, unitamente alla direttiva 2000/43/CE, che porterà il 18 gennaio 2006 alla risoluzione sull’omofobia in Europa. Una posizione precisa quella del Parlamento Europeo:
«[…] A. considerando che l’omofobia può essere definita come una paura e un’avversione irrazionale nei confronti dell’omosessualità e di gay, lesbiche, bisessuali e transessuali (Glbt), basata sul pregiudizio e analoga al razzismo, alla xenofobia, all’antisemitismo e al sessismo,
B. considerando che l’omofobia si manifesta nella sfera pubblica e privata sotto forme diverse, quali discorsi intrisi di odio e istigazioni alla discriminazione, dileggio, violenza verbale, psicologica e fisica, persecuzioni e omicidio, discriminazioni in violazione del principio di uguaglianza, limitazioni arbitrarie e irragionevoli dei diritti, spesso giustificate con motivi di ordine pubblico, libertà religiosa e diritto all’obiezione di coscienza, (leggi tutto: http://www.europarl.europa.eu/sides/getDoc.do?type=TA&reference=P6-TA-2006-0018&language=IT&ring=P6-RC-2006-0025)…».
Sulla base di tutto ciò la risoluzione «condanna con forza ogni discriminazione fondata sull’orientamento sessuale» e poi «sollecita vivamente gli Stati membri e la Commissione a intensificare la lotta all’omofobia mediante un’azione pedagogica, ad esempio attraverso campagne contro l’omofobia condotte nelle scuole, le università e i mezzi d’informazione, e anche per via amministrativa, giudiziaria e legislativa». Ancora: «chiede agli Stati membri di adottare qualsiasi altra misura che ritengano opportuna nella lotta all’omofobia e alla discriminazione basata sull’orientamento sessuale e di promuovere e adottare il principio dell’uguaglianza nelle loro società e nei loro ordinamenti giuridici».
La risoluzione è stata adottata «con 468 sì, 149 no e 41 astenuti»: gli euro-parlamentari italiani si sono espressi contro o si sono astenuti, a eccezione di 3 favorevoli. «In fondo al testo della risoluzione è riportato l‘elenco degli europarlamentari italiani che hanno votato contro o si sono astenuti» segnala http://www.arcigay.it/risoluzione-sullomofobia-in-europa/.
Oggi è il 2014 dopo Cristo (o dell’era Comune come si preferisce dire in altri Paesi) e avere un’identità di genere che non coincida con la distinzione maschio/femmina procura umiliazioni, offese, spregio, pestaggi, vessazioni, morte.
Un riconoscimento negato, vite private di significato, la “morte sociale” di un essere umano per i suoi orientamenti sessuali. In biologia il sesso serve semplicemente a distinguere gli individui di una stessa specie in generi differenti, con prevalenza di distinzione maschio/femmina per un fattore legato alla riproduzione sessuata. Ma al di là della prevalenza, in natura coesistono specie diverse.
Il nostro biosistema si fonda sulla diversità.
Esistono specie che si riproducono sessualmente; specie asessuate, dove non può esserci una distinzione maschio/femmina; individui che mutano sesso nel corso della loro esistenza, nascono maschi e a un certo punto della loro vita si trasformano in femmine e viceversa; individui che portano in sé contemporaneamente i caratteri sessuali maschili e femminili.
L’ermafrodito della mitologia greca, l’androgino di cui parla il commediografo Aristofane sono stati nei secoli considerati ora divini, perché in essi coincidevano gli opposti, ora ignominiosi. Oggetto di culto nei Paesi greci ma dileggiati nelle rappresentazioni scultoree: mi riferisco alle metope del Duomo di Modena, risalenti all’anno 1100, più precisamente alla citazione tratta dal Liber Mostrorum dell’uomo dal doppio sesso, il Potta ovvero l’Ermafrodito. Lesionato in parte dalla furia di soldati e popolino perché osceno e turpe.
Se l’androgino ha sembianze maschili e femminili, l’ermafrodito è maschio e femmina, un individuo che produce sia spermatozoi che uova. Potremmo definirlo un essere perfetto, la sintesi naturale della diversità.
Eppure siamo incapaci di cogliere la grandezza della diversità, ci buttiamo a testa bassa dentro etiche approssimative e superficiali, sventoliamo morali di comodo e sputiamo in faccia a noi stessi. La sessualità e il modo di viverla è qualcosa di personale, intimo, va al di là dell’estro, il semplice bisogno fisico di accoppiamento. Ci muoviamo sempre in bilico fra la voce del corpo e quella “psicologica”: i nostri bisogni sono istinto, ma anche costruzione. Ma al di là di ogni commento, ogni singolo individuo di questo pianeta aspira sempre e comunque a stare bene, a essere “felice” (condizione estremamente soggettiva).
Come posso arrogarmi il diritto d’impedire a un mio simile di essere felice – o almeno di tentarlo – se la sua felicità non attenta alla mia vita, non è di ostacolo al progresso scientifico e culturale, non è un germe patogeno?
Nessuno di noi incontrando un conoscente chiede «oggi come hai fatto sesso?» o si presenta dicendo «piacere, ho il pene piccolo per cui devo fare sesso alla pecorina»; o ancora la signora al mercato: «1 kg di mele, faccio la cotognata oggi. A mio marito piace spalmarmela sul corpo e leccarmi».
La mia è una chiacchierata da bar intendiamoci, non scendo in tecnicismi o analisi comportamentali: è un punto di vista, personale e semplice. Come semplice e complessa è la natura in tutte le sue forme. E sempre per parlare, potrei dire che è più semplice «l’incontro» fra due esseri dello stesso genere: solo una donna conosce bene un’altra donna e solo un uomo sa fino in fondo il bisogno di un altro uomo.
L’incontro fra sessi diversi è più complesso, dobbiamo scatenare e mettere in gioco una serie di meccanismi biochimici mostruosamente articolati, per non parlare dell’energia che questo richiede. Pensiamo per un attimo ai riti di accoppiamento nel mondo animale: danze, lotte, schermaglie, colori, maschi che sprigionano feromoni femminili per distrarre i rivali, rituali complessi per accoppiarsi magari solo una volta all’anno o una volta nel corso dell’intera vita.
Che splendida varietà… ma come al solito dobbiamo sempre mortificare tutto, nel nome della religione, nel nome della politica, nel nome del comune senso del pudore.
Oscar Wilde fu condannato per omosessualità. Io considero le sue commedie dei piccoli capolavori d’arguzia. E sicuramente molti “omofobi” avranno riso a teatro alla rappresentazione di una sua opera o guardato la trasposizione cinematografica dei suoi lavori con trasporto. Amava gli uomini? E allora? Non riesco a capire, perdonate, cosa e come il suo piacere personale possa avere a che fare con me. Piuttosto godo della sua esistenza come scrittore. Ho adorato «Orlando» di Virginia Woolf, l’androgino che viaggia nel tempo e muta sesso.
Mi piacerebbe fare un test per scoprire in quanti vorrebbero poter passare indisturbati da un sesso all’altro. Ma l’ipocrisia è un perfetto cane da guardia per il gregge.
Che dire di Virginia Woolf, la oltraggiamo perché amò delle donne? Il sopracitato romanzo viene considerato una lettera d’amore alla sua amante Vita Sackville-West.
E io, ditemi in tutta sincerità, dovrei badare alle loro “peregrinazioni” sessuali, alle loro scelte d’amore o di sesso?
Ma non è possibile! dovrei “stuprare” la loro dignità di esseri umani per acclamare magari interdetti, ignoranti, nullafacenti, oziosi, attaccabrighe, ladri – delle nullità insomma – purché eterosessuali?
Siamo portatori di millenni di storia, figli dell’informatica, viaggiamo, vogliamo conoscere culture, esplorare lo spazio, chattiamo con individui distanti km e km, scarichiamo TB di pornazzi, strizziamo l’occhio alla prostituzione di strada, gridiamo alla liberalizzazione delle droghe leggere, chiediamo la libertà di parola e di opinione, vogliamo la libertà (e penso a tutti gli-le adolescenti che odiano i loro genitori per i limiti che pongono alla loro voglia di movimento e di espressione) ma poi tanti corrono a pestare “l’omosessuale”; lasciamo andare in rovina uno Stato, siamo accomodanti al malaffare, ma “l’omosessuale” no, quello proprio no!
Erano più illuminati gli umili dei quartieri popolari napoletani, dove i “femminielli” erano amati e benvoluti, godendo a volte addirittura di una posizione privilegiata all’interno del quartiere. Famosi restano i riti da loro celebrati, emozionante il rito della “figliata”, dove il femminiello simula un parto. Liliana Cavani riesce a trasmettere tutto il patos di questa cerimonia nel film «La pelle», tratto dall’omonimo romanzo di Curzio Malaparte.
Il nostro è un modello di società fallita, perché incapace di far coesistere insieme agli altri, due modelli di riconoscimento, l’amore e il diritto.
Qui URL di due video:
- La figliata tratto da «La Pelle» di Liliana Cavani (1981) (https://www.youtube.com/watch?v=Inljb6FO79I)
-
«Brian di Nazareth» – La battaglia contro la realtà dei Monty Python (https://www.youtube.com/watch?v=Sz9rJowh0pY)
(*) Ricordo – per chi si trovasse a passare da qui per la prima volta – il senso di questo appuntamento quotidiano in blog. Dall’11 gennaio 2013, ogni giorno (salvo contrattempi sempre possibili) troverete in blog a mezzanotte e un minuto una «scordata» – qualche volta raddoppia o triplica, pochi minuti dopo – postata di solito con 24 ore circa di anticipo sull’anniversario. Per «scor-data» si intende il rimando a una persona o a un evento che per qualche ragione il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna dimenticano o rammentano “a rovescio”.
Molti i temi possibili. A esempio, nel mio babelico archivio, sul 27 novembre avevo, fra l’altro, queste ipotesi: 511: muore Clodoveo; 1035: il via alle crociate; 1701 :nasce Celsius; 1852: nasce Ada Lovelace; 1868: massacro Washita Creek; 1978: ucciso Harvey Milk (già in blog); 2000: il pm Amendola porta in tribunale Radio Vaticana... E chissà a ben cercare quante altre «scordate» salterebbero fuori.
Molte le firme (non abbastanza forse per questo impegno quotidiano) e assai diversi gli stili e le scelte; a volte troverete post brevi: magari solo una citazione, una foto o un disegno. Se l’idea vi piace fate circolare le «scordate» o linkatele ma ovviamente citate la fonte. Se vi va di collaborare – ribadisco: ne abbiamo bisogno – mettetevi in contatto (pkdick@fastmail.it ) con me e con il piccolo gruppo intorno a quest’idea, di un lavoro contro la memoria “a gruviera”.
Ogni sabato (o quasi) c’è un riassunto di «scor-date» su Radiazione (ascoltabile anche in streaming) ovvero, per chi non sta a Padova, su http://www.radiazione.info .
Stiamo lavorando al primo libro (e-book e cartaceo) di «scor-date»… è un’impresa più complicata del previsto, vi aggiorneremo. (db)