Scor-data: ancora sul 30 maggio 1431
Giovanna D’Arco al rogo
di Andrea Albini (*)
Questo è un collage per inquadrare «la pulzella d’Orleans»: nella prima parte la presentazione del libro «Le voci di Giovanna D’arco» (Avverbi, 2007); a seguire alcune considerazioni “estorte” all’autore; infine d. b. aggiunge un un suggerimento di fiction.
C’è una parola che si lega fortemente alla straordinaria vicenda personale e storica di Giovanna d’Arco: mistero. È infatti un enigma capire cosa spinse nel Quattrocento una giovane contadina di diciotto anni a mettersi a capo di un esercito e a “salvare la Francia” liberando la città di Orleans.
Un rompicapo ancora più grande è l’origine delle “voci” che Giovanna sentiva e alla quali ubbidì ciecamente fino alla drammatica morte sul rogo. «Le voci di Giovanna D’Arco» («Nuove indagini sulla pulzella di Orleans») offre risposte e interpretazioni di tale mistero, con un’ampia, aggiornata e documentata carrellata di interventi di storici e studiosi, in particolare medici e psicologi.
L’autore. Andrea Albini è tecnico presso l’Università di Pavia, dove si occupa dello studio dei materiali per l’ingegneria elettrica. Oltre a una serie di lavori scientifici, ha pubblicato numerosi articoli divulgativi su riviste e quotidiani italiani.
Introduzione al libro
In un mondo in cui sembra che solo i potenti siano in grado di fare la Storia, poche figure hanno colpito l’immaginazione come Giovanna d’Arco. Ne sono testimoni gli innumerevoli libri e i tanti film che ne raccontano la vicenda. Questa giovane risoluta vissuta nel XV secolo, fra i diciotto e i diciannove anni, seguendo l’incitamento di “voci” che lei sola era in grado di sentire, decise di “salvare la Francia” liberando la città di Orléans e conducendo all’incoronazione il legittimo pretendente al trono. La sua gioventù, le umili origini, la purezza di spirito, l’eccezionale volontà e infine la morte atroce sul rogo hanno contribuito a farla entrare nella leggenda, ove è presentata come un’eroina e una martire, senza contare che quasi cinque secoli dopo la sua morte è stata proclamata santa.
Considerando che Giovanna d’Arco ha avuto una vita così fuori del comune, non sorprende che, accanto agli studiosi di storia e ai letterati, anche uomini di scienza abbiano voluto esprimere la loro opinione su di lei. A cominciare da alcuni famosi alienisti francesi dell’Ottocento, come Louis-Florentin Calmeil o Brièrre de Boismont, numerosi medici e scienziati si sono interrogati nel tempo a proposito di una possibile analisi dei processi mentali di Giovanna. Subito lo spinoso nodo della questione è diventato decidere se in questo esercizio di “medicina retrospettiva” si possa parlare di “devianza” dai comportamenti normali che ci si aspetterebbe da una ragazza come lei; e se una simile devianza sia stata patologica oppure no. Per tutto l’Ottocento l’approccio scientifico si è confuso o è venuto a patti, particolarmente in Francia, con lo scontro fra chi voleva fare di Giovanna d’Arco soprattutto un’eroina nazionale e una santa, e chi si opponeva, per ragioni sociali o politiche, alla sua “istituzionalizzazione”. In altri Paesi, ove questo tipo di dibattito non era sentito, molti autori hanno preferito considerare Giovanna una curiosità, oppure classificarla nei comodi termini dell’eccezionalità patologica o in quelli, ora in disuso, dell’isteria. Durante il Novecento anche la psicanalisi si è interessata alla Pulzella d’Orléans (come abitualmente è indicata Giovanna d’Arco) e sono state presentate teorie secondo le quali l’eccezionalità del suo comportamento derivava da una condizione di sofferenza dovuta a cause patologiche: le stesse che hanno afflitto molti personaggi celebri della storia. Arrivando ai nostri giorni, altri medici hanno tentato di verificare se Giovanna d’Arco possa essere inserita nelle classificazioni diagnostiche più moderne utilizzate per i disturbi mentali. Altri, infine, hanno preferito ipotizzare una malattia organica del cervello che, invece di debilitarla, avrebbe amplificato le sue motivazioni più intime. Ma l’interpretazione patologica si scontra con le opinioni di chi pensa che la lettura medica, in termini di psicopatologia, delle esperienze mistiche e spirituali non tenga conto della loro unicità e del fatto che sono indissolubilmente legate al sistema di valori e di credenze di chi le prova.
È chiaro che una qualsiasi interpretazione scientifica sarebbe in grado di risolvere solo una parte del puzzle rappresentato dalla vita di questo personaggio. Il mistero di Giovanna d’Arco è definito dalle circostanze storiche in cui visse e agì, e da una volontà fortissima, che appare fuori dal comune per un’incolta contadina del Medioevo. È questa, forse, la ragione principale per cui scrittori, storici e letterati si sono occupati molto presto della Pulzella: e in modo quasi ossessivo, se consideriamo la cifra di oltre mille opere, incluse quelle cinematografiche, che trattano di lei. Secondo Philippe Contamine, uno studioso francese, la vicenda di Giovanna d’Arco ha suscitato attraverso i secoli una storiografia non soltanto abbondante ma “brulicante”, superata solo dalle analisi sulla figura di Cristo; il che continua a essere vero anche escludendo la ricca produzione di romanzi, opere teatrali e poesie. Accanto agli sforzi per una comprensione “oggettiva”, fondati a esempio sulle traduzioni dei documenti dell’epoca e degli atti dei processi subiti da Giovanna, non sono mancate le interpretazioni, spesso contrastanti, basate su convinzioni personali o di classe; senza considerare le leggende sorte attorno al personaggio. Partendo dallo sberleffo di Voltaire – convinto che Giovanna fingesse la sua ispirazione divina – c’è stato chi l’ha rappresentata come una campionessa della fede, una combattente in favore di uno Stato nazionale francese, o un insieme delle due cose. Altri hanno visto in Giovanna una mistica visionaria, una emancipatrice femminile in anticipo sui tempi e stretta dai vincoli della rigida società medievale, o infine una popolana ingenua, abbandonata al suo destino da un re cinico perché non più politicamente utile.
Sulla Pulzella d’Orléans si è scritto praticamente di tutto: il suo fascino è anche quello dell’immensa bibliografia che si occupa di lei, nella quale i libri e gli scritti accumulatisi tendono a creare un “mondo trasversale” ove la vicenda reale si perde nel mare delle interpretazioni. Non a caso, le opere in apparenza più avvincenti sono spesso le più fantasiose e le meno corroborate da prove documentarie. Non sono mancate le interpretazioni medico-scientifiche, sebbene siano numericamente inferiori rispetto a quelle storiche e religiose e alle opere letterarie a lei ispirate. Talvolta a ragione, questo tipo di speculazione scientifica è apparso niente più che un’eccentricità ed è stato confinato nella sezione dedicata alle teorie più fantasiose sull’eroina, quali quella che sia scampata al rogo o quella che la vuole figlia illegittima di Luigi d’Orléans.
Ed ecco alcune considerazioni “estorte” al volo – pochi giorni fa – ad Andrea Albini.
Gli inquisitori cercarono di far passare Giovanna d’Arco per strega in tutti i modi e non ci riuscirono; per eretica ci riuscirono ma solo truccando pesantemente il gioco (tant’è vero che il processo fu in seguito annullato e non solo per ragioni politiche ma anche formali).
Non cercarono invece di darla per “matta”, cosa che hanno invece indagato i medici e gli psichiatri moderni. Perché Giovanna sentiva le “voci” e quindi era tecnicamente allucinata. Ma aveva trovato un sistema per “venire a patti” con quella condizione interpretando la sua percezione come un messaggio che arrivava dall’«alto»… come tante/i artisti che usarono creativamente il loro disagio
Giovanna viveva in un mondo religioso e bigotto, e quindi parlava e prendeva forza dalle “voci” che sentiva dentro: niente di più e niente di meno di questo.
Naturalmente escludendo che Santa Caterina e l’Arcangelo Gabriele le parlassero veramente 😉
Però aveva carisma ed era seguita.
Perché? Perché era ingenua, sincera e fiduciosa. Come non amarla, soprattutto se fai parte del popolo?
Di certo i cinici aristocratici della corte del delfino di Francia a queste cose non credevano. E la usarono come mascotte e come strumento di propaganda nella guerra contro gli inglesi e i loro alleati borgognoni.
Per non dire di tutte le distorsioni e strumentazioni di cui è stata oggetto dopo, nel corso della storia: patriota, santa, eroina laica, femminista ante litteram, ecc. Tutte forzature, per quanto suggestive: Giovanna viveva nella sua epoca non in quelle successive.
Di certo, però, alla medicina, qualcosa ha insegnato. Giovanna non era matta, se analizzata con gli strumenti diagnostici della moderna psichiatria (e ancora meno se analizzata alla luce delle credenze del suo tempo). Viveva bene con il suo disagio, come migliaia di pazienti “non-psichiatrici” che sentono voci e hanno elaborato strategie per farvi fronte. Naturalmente se il disagio è sostenibile e se non vengono storditi dagli psicofarmaci. Uno di questi era Jules Quicherat, grande studioso ottocentesco di Giovanna d’Arco, che vagava per la biblioteca di Francia e parlava con i suoi libri e i libri parlavano a lui… Da vicino nessuno è normale. Ma per fare grandi cose talvolta è necessario un poco di follia.
Un’ultima considerazione (di d. b.) sulla fiction.
A parte i film – alcuni bellissimi – ci sono molti romanzi su Giovanna D’arco. Fra i tanti, uno dei meno prevedibili e più affascinanti è, secondo me, «Mater Terribilis» (2002) di Valerio Evangelisti. La pulzella d’Orleans è solo uno dei personaggi del mosaico – su vari livelli temporali – che Evangelisti disegna attorno al “suo” inquisitore Nicolas Eymerich. La sorpresa di questo libro è nel recupero, attorno a Giovanna D’arco, di miti antichissimi ma anche nello strano gioco di specchi con un torbido compagno d’armi, quel Gilles de Rais che fu poi accusato di avere stuprato e ucciso oltre 100 fra bambini e adolescenti. E verso la fine del libro Eymerich ricorda che in quel lungo medioevo (mai finito del tutto?) «le donne devono solamente subire un universo che non è loro, nelle cose grandi come in quelle piccole»…. perché «il Padre è maschio, come il Figlio e così lo Spirito santo».
(*) Ricordo – per chi si trovasse a passare da qui per la prima volta – il senso di questo appuntamento quotidiano in blog. Dall’11 gennaio 2013, ogni giorno (salvo contrattempi sempre possibili) troverete in blog a mezzanotte e un minuto una «scordata» – qualche volta raddoppia o triplica, pochi minuti dopo – postata di solito con 24 ore circa di anticipo sull’anniversario. Per «scor-data» si intende il rimando a una persona o a un evento che per qualche ragione il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna dimenticano o rammentano “a rovescio”.
Molti i temi possibili. A esempio, nel mio babelico archivio, sul 30 maggio avevo, fra l’altro, queste ipotesi: 1303: «Ad extiparpanda» di Bonifacio VIII; 1778: muore Voltaire; 1924: famoso discorso Matteotti; 1929: Pio IX loda Mussolini; 1949: Bolivia, rivolta minatori; 1961: Trujillo ucciso; 1967: secessione Biafra; 1974: sparatoria Pian Del Rascino; 1984: debutta Discovery; 2003: Birmania, massacro Depayn. E chissà a ben cercare quante altre «scordate» salterebbero fuori.
Molte le firme (non abbastanza forse per questo impegno quotidiano) e assai diversi gli stili e le scelte; a volte troverete post brevi: magari solo una citazione, una foto o un disegno. Se l’idea vi piace fate circolare le «scordate» o linkatele ma ovviamente citate la fonte. Se vi va di collaborare – ribadisco: ne abbiamo bisogno – mettetevi in contatto (pkdick@fastmail.it ) con me e con il piccolo gruppo intorno a quest’idea, di un lavoro contro la memoria “a gruviera”.
Ogni sabato (o quasi) c’è un riassunto di «scor-date» su Radiazione (ascoltabile anche in streaming) ovvero, per chi non sta a Padova, su http://www.radiazione.info .
Stiamo lavorando al primo libro (e-book e cartaceo) di «scor-date»… vi aggiorneremo. (db)