Scor-data: 31 ottobre 1553
Ecuador: nasce a Esmeraldas una comunità di neri non schiavi
di David Lifodi (*)
All’inizio dell’ottobre 1553 salpò da Panama una nave con a bordo merce da vendere in Perù, il paese verso cui era diretta l’imbarcazione, ma soprattutto schiavi negri: dopo un mese di navigazione, il 31 ottobre la nave si incaglia nei pressi della costa di Esmeraldas (Ecuador): i ventitré schiavi a bordo ne approfittano per scappare. La storia attribuisce a questa data, il 31 ottobre 1553, la nascita di una comunità di neri non schiavi, da cui sono discendenti gli attuali afroecuadoriani, i neri che vivono in Ecuador.
Fino ad oggi gli afroecuadoriani sono riusciti a preservare le proprie origini e attualmente abitano in tutte le province dell’Ecuador, non solo a Esmeraldas, Imbabura, Carchi e Loja (quelle dove si stabilirono dalla metà del 1500), ma anche in Guayas, Pichinca, El Oro e nell’Oriente ecuadoriano, a seguito delle ondate migratorie successive, tra cui quella avvenuta tra la fine del XIX e gli inizi del XX secolo, quando il governo di Eloy Alfaro chiese manodopera immigrata per la costruzione della ferrovia Durán-Quito. In quel caso i neri giunsero dalla Giamaica e furono tra i pionieri del movimento operaio e libertario ecuadoriano. L’attuale provincia di Esmeraldas cominciò a popolarsi di neri fin dalla fuga per la libertà degli schiavi del 1553: nascosti nella fitta selva della regione, i neri dettero vita, insieme alle comunità indigene, ad un movimento di resistenza armata che respinse le oltre cinquanta spedizioni spagnole partite da Quito per distruggere quella repubblica autonoma nera guidata da Alonso Ilescas (condotto a Siviglia da Capo Verde all’età di 8 anni) denominata República de los Zambos. In un territorio relativamente ridotto, tra la Bahía de San Pateo e Portete, si creò una singolare mescolanza negro-india tra gli schiavi di origine africana e gli indigeni di quelle zone. Furono gli stessi spagnoli a dover riconoscere che la República de los Zambos rappresentava il primo territorio di libertà e autonomia nel continente latinoamericano creato dagli schiavi africani sopravvissuti alle traversate marine. Indigeni e africani si unirono contro l’oppressione spagnola e rimasero invincibili per almeno cento anni, durante i quali imposero alla Corona spagnola di riconoscere loro uno statuto autonomo. La República de los Zambos anticipò quello che sarebbero stati, in seguito, i quilombos. Se il passato degli schiavi neri giunti in Ecuador è stato senza dubbio glorioso, altrettanto non si può dire per il presente. Sebbene la Costituzione ecuadoriana proibisca categoricamente discriminazioni di carattere razziale e il governo abbia creato appositamente la Secretaría de Asuntos Indígenas y Minorías Etnicas, il razzismo si è ugualmente diffuso in numerosi aspetti della vita sociale del paese, in ambito scolastico, lavorativo, tra i mezzi di comunicazione, nelle strade. Il nero in Ecuador è discriminato per il colore della pelle e in quanto povero: ad esempio, in ambito lavorativo, gli afroecuadoriani che si presentano per un impiego vengono spesso esclusi poiché non corrispondono al requisito di buena presencia. Quanto al genere femminile, la discriminazione è addirittura tripla, in quanto donne, povere e negre: in questo caso si mescolano fattori di classe, di sesso e di etnia. Nelle città, a partire dalla capitale Quito, i neri sono costretti a vivere nei quartieri più marginali, dove manca tutto, mentre in zone storicamente abitate dagli afroecuadoriani, tra cui la provincia di Esmeralda, in molti hanno dovuto abbandonare le loro case a causa delle imprese forestali che hanno provocato enormi danni ambientali, obbligando così le comunità nere (e indigene) ad una lenta, ma inarrestabile, diaspora, anche se gli afroesmeraldeños rappresentano tuttora oltre il 25% di tutti gli afroecuadoriani. Eppure i neri sono cittadini ecuadoriani a tutti gli effetti ed hanno partecipato a numerose battaglie sociali, a partire da quella degli anni’70 nella Valle del Chota, dove furono proprio gli afro a battersi per la riforma agraria sotto le insegne della neonata Federación de Trabajadores Agrícolas del Valle del Chota (Fetravach). Sull’esempio del movimento nero nato in Brasile e di fronte a repressione e persecuzione, nacquero le prime associazioni di afroecuadoriani, anche sulla scia dei tre “Congresos de la cultura Negra de las Américas” svoltisi tra il 1977 e il 1982 a Cali, Panama e nello stesso Brasile. Fu in questo contesto che, alla fine degli anni ’70, un gruppo di studenti di Chota ed Esmeraldas fondò a Quito il Centro de Estudios Afroecuatorianos, allo scopo di difendere il riscatto culturale e la memoria collettiva degli afroecuadoriani. Nel 1981 fu la volta del Movimiento Afroecuatoriano Conciencia (Maec), tuttora presente a Guayaquil, Quito ed Esmeraldas, mentre nel dicembre 1989 sorse la Coordinadora Nacional de Grupos Negros Ecuatorianos.
Per quanto possa sembrare paradossale, e nonostante qualcuno parli di un vero e proprio apartheid nei confronti degli afroecuadoriani, la loro presenza e le loro tradizioni culturali caratterizzano il paese in senso pluriculturale. Ciò che resta della gloriosa República de los Zambos rivive comunque nella comunità esmeraldeña, negli invincibili quilombos brasiliani e rappresenta un altro esempio di resistenza nelle molteplici ribellioni dell’America Latina.
(*)Ricordo – per chi si trova a passare da qui per la prima volta – il senso di questo appuntamento quotidiano in blog. Dall’11 gennaio 2013, ogni giorno (salvo contrattempi sempre possibili) troverete in blog a mezzanotte e un minuto una «scordata» – qualche volta raddoppia o triplica, pochi minuti dopo – postata di solito con 24 ore circa di anticipo sull’anniversario. Per «scor-data» si intende il rimando a una persona o a un evento che per qualche ragione il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna dimenticano o rammentano “a rovescio”.
Molti i temi possibili, molte le firme (non abbastanza forse per questo impegno quotidiano) e assai diversi gli stili e le scelte; a volte troverete post brevi: magari solo una citazione, una foto o un disegno. Se l’idea vi piace fate circolare le «scordate» o linkatele ma ovviamente citate la fonte. Se vi va di collaborare – ribadisco: ne abbiamo bisogno – mettetevi in contatto (pkdick@fastmail.it ) con me e con il piccolo gruppo intorno a quest’idea, di un lavoro contro la memoria “a gruviera”.
Ogni sabato (o quasi) c’è un riassunto di «scor-date» su Radiazione (ascoltabile anche in streaming) ovvero, per chi non sta a Padova, su http://www.radiazione.info .
Stiamo lavorando al primo libro (e-book e cartaceo) di «scor-date»… è un’impresa più complicata del previsto, vi aggiorneremo. (db)