Scor-data: 4 dicembre 2011
Muore Socrates, il compagno-calciatore che inventò la “democrazia corinthiana”
di David Lifodi (*)
Il 4 dicembre 2011, a soli 57 anni, tradito dall’alcool e dal fumo, i suoi vizi principali, si spense Brasileiro Sampaio de Sousa Vieira de Oliveira, conosciuto popolarmente come Socrates. Genio e sregolatezza del calcio brasiliano, durante la sua parentesi italiana alla Fiorentina, nella stagione 1984-1985, non entusiasmò granché, e la nostra stampa scriveva di lui solo per raccontarne gli aspetti più folcloristici e stravaganti.
Al contrario, Socrates era uno di quei giocatori che il sistema-calcio ha sempre cercato di mettere ai margini e presentare come un’eccezione: il calciatore brasiliano aveva una forte coscienza politica, maturata sotto l’opprimente dittatura che soffocò il Brasile tra il 1964 e il 1985. Alla sua morte, Socrates è stato salutato anche dal Movimento Sem Terra, a cui era legato. Negli anni ’70-’80, come del resto oggi, ben pochi erano i calciatori che pensavano con la loro testa e si interessavano a ciò che succedeva al di fuori del rettangolo verde. Celebre la risposta a “Picchio” De Sisti, suo allenatore alla Fiorentina, che gli chiedeva se aveva letto i giudizi su di lui non proprio esaltanti della stampa italiana: “Leggo i giornali, ma solo le pagine di politica, la parte sportiva mi annoia e non mi interessa”. E ancora, al termine del famoso Italia-Brasile dei mondiali di Spagna ’82, che sancì l’eliminazione della Seleção per 3 a 2, dichiarò: “Abbiamo perso, nient’altro, ma lo spettacolo che abbiamo offerto non sarà mai dimenticato”. Decisamente troppo per un mondo come quello del calcio, dove il risultato viene prima di tutto e deve essere raggiunto spesso anche con astuzia e slealtà, mentre i calciatori il lunedì mattina sfogliano con ansia le pagine sportive per dare uno sguardo alle classiche pagelle. Del resto il profilo di Socrates non poteva che essere militante, a partire dal pugno chiuso alzato dopo ogni gol. In Brasile la sua carriera sportiva è stata legata al Corinthias, la squadra fondata a San Paolo nel 1910 da un gruppo di operai immigrati portoghesi, spagnoli e italiani. Il Timão (lo squadrone), così i suoi tifosi chiamano familiarmente il Corinthias, era sorto come un club popolare che intendeva combattere la concezione del calcio come sport elitario e classista, e la sua normalizzazione ad una società comune a tutte le altre avvenne proprio in coincidenza con il trasferimento di Socrates nel campionato italiano. Affaristi e conservatori ne approfittarono per impadronirsi del Corinthias. “Il calcio è conservatore e antisociale”, amava ripetere il calciatore brasiliano, che non si è mai fatto alcun problema a sfidare apertamente la dittatura militare brasiliana, che nel 1964 aveva spodestato il governo popolare del presidente João Goulart. Tra il 1982 e il 1984, quando il regime cominciava a mostrare i suoi primi segnali di cedimento, Socrates inaugurò l’esperimento per il quale ancora oggi è rimasto famoso in tutto il mondo pallonaro e non solo, quello della “democrazia corinthiana”. La società del Corinthias, già il prototipo delle attuali s.p.a. che governano i club, non poté far altro che prenderne atto. I giocatori del Timão, sotto la guida di Socrates, praticarono per oltre due anni un esperimento di democrazia partecipativa ante litteram. I premi per le vittorie vennero divisi con tutto lo staff (dai medici ai magazzinieri fino all’autista dell’autobus che accompagnava la squadra durante le trasferte), tipologia e orari di allenamento erano stabiliti dall’intera rosa, così come la necessità dei ritiri pre-partita, trasformati da obbligatori in facoltativi. Tutto ciò era duro da digerire per un mondo come quello calcistico, caratterizzatosi da sempre per le sue estreme gerarchie e verticismo. Ogni cosa era messa in discussione, compresi i rinforzi da acquistare nel calcio-mercato e la scelta dell’allenatore. Il Corinthias si era trasformato in una sorta di comune calcistica, il cui esponente principale era Socrates, con il supporto di un altro suo compagno, Walter Casagrande, anche lui protagonista in Italia con le maglie dell’Ascoli e del Torino. Quella che ai più sembrava un’autogestione folcloristica e strampalata, in realtà aveva lo scopo di mettere in discussione l’ordine imposto dall’ultradestra in quel momento al potere. La “democrazia corinthiana”, secondo Socrates, intendeva responsabilizzare i calciatori ed abituarli ad esprimere senza alcuna paura le proprie opinioni. Non tutti i giocatori del Corinthias erano necessariamente d’accordo con il sistema del voto per prendere qualsiasi decisione, ma accettarono sempre la volontà del gruppo. Altro aspetto significativo: al voto, che andava dalle strategie tecnico-tattiche della squadra al menù del pranzo pre-partita, partecipavano non solo i giocatori, ma anche i medici e i magazzinieri, la cui opinione contava quanto quella dei calciatori. La politicizzazione del Corinthias non si fermò qui. Il Timão si aggiudicò il campionato nel 1982 e il 1983 indossando la maglia con la scritta “Democrazia” al posto del tradizionale sponsor. Non era finita. Il 15 ottobre 1982, in occasione delle elezioni legislative e amministrative in Brasile, Socrates e i suoi compagni scesero in campo con un nuovo messaggio sulle maglie: “Il 15 ottobre andate a votare”. Si trattava delle prime elezioni libere e pluripartitiche concesse dal regime. Il generale Figueiredo aveva permesso anche il ritorno degli esiliati in patria: la dittatura stava crollando, e il Partido Democrático Social, il braccio politico dei militari, si impose per un soffio, mentre cresceva il neonato Partido dos Trabalhadores.
Appassionato di filosofia e laureato in medicina (da qui il soprannome di “dottore”), Socrates era riuscito a salvarsi da una prima cirrosi epatica che lo aveva costretto ad un ricovero d’urgenza in terapia intensiva, ma non riuscirà a scampare ad un’infezione intestinale dovuta a problemi di fegato. Resta la statura morale di un personaggio al di fuori dagli schemi che, se fosse ancora vivo, avrebbe messo in discussione le ipocrisie del calcio moderno e partecipato alle rivolte di piazza contro le spese pazze e gli sgomberi dei quartieri popolari in vista dei mondiali brasiliani del 2014, un‘opportunità economica per le elites e gli affaristi, ma una disgrazia per le operazioni di pulizia sociale ai danni dei movimenti popolari: non a caso Socrates si definiva “un uomo di sinistra e anticapitalista”.
(*) Ricordo – per chi si trovasse a passare da qui per la prima volta – il senso di questo appuntamento quotidiano. Dall’11 gennaio 2013, ogni giorno (salvo contrattempi sempre possibili) troverete in blog a mezzanotte e un minuto una «scordata» – qualche volta raddoppia, pochi minuti dopo – di solito con 24 ore circa di anticipo sull’anniversario. Per «scor-data» si intende il rimando a una persona o a un evento che per qualche ragione il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna dimenticano o rammentano “a rovescio”.
Molti i temi possibili. Molte le firme (non abbastanza forse per questo impegno quotidiano) e assai diversi gli stili e le scelte; a volte troverete post brevi: magari solo una citazione, una foto o un disegno. Se l’idea vi piace fate circolare le «scordate» o linkatele ma ovviamente citate la fonte. Se vi va di collaborare – ribadisco: ne abbiamo bisogno – mettetevi in contatto (pkdick@fastmail.it) con me e con il piccolo gruppo intorno a quest’idea, di un lavoro contro la memoria “a gruviera”. (db)
Interessante, vibrante , emozionante condensato di sport, politica e società: un inno al più puro anticonformismo di sinistra.