Scor-data: 4 marzo 1617
Caterina Medici, «occhi da satanasso», viene strangolata e bruciata
di d. b. (saccheggiando Leonardo Sciascia)
Il processo a Caterina Medici (il cognome non inganni, era una popolana) si conclude il 4 febbraio 1617. «Esattamente un mese dopo la sentenza fu eseguita» scrive Leonardo Sciascia: «dal registro della Compagnia che assisteva i condannati a morte apprendiamo che Caterina fu strangolata e poi data al fuoco». Nel linguaggio dell’epoca si legge che «aveva maleficiato il Senatore Melzi» e che per la sua esecuzione fu fatta, per la prima volta, «una baltresca» che – spiega ancora Sciascia – «era una specie di castelletto, a che tutti non perdessero nulla dell’orrendo spettacolo», un palco dunque. Da cosa Melzi – «con cariche d’autorità e di prestigio» – era stato colpito? Da un grave mal di stomaco nel 1616 quando ha 62 anni che i medici non riuscivano a curare. Leggiamo nei documenti citati da Sciascia che «si è scoperto essere male causato da fassinationi et arte del Demonio fattogli da una serva di casa chiamata Caterina, la quale si è scoperto essere strega et che da quatordeci anni è in commercio carnale con il Diavolo». Tutto ora è chiaro.
Siamo in un bellissimo – e dimenticato – libro di Leonardo Sciascia, «La strega e il capitano» che è un’indagine sulle perversioni e maschere del potere ma anche una sorta di omaggio ad Alessandro Manzoni.
Sotto tortura ha confessato tutto Caterina: il patto col diavolo, aborti, malefici, che c’era un demonio «addetto a lei», «assegnato da Lucifero in persona» e che lei frequentava «il barilotto» cioè «la periodica riunione di streghe, stregoni e diavoli: baccanale, orgia, tregenda fatta di blasfemi insulti alla croce, di smisurate mangiate e bevute, di mostruosi accoppiamenti. E presiedeva, in trono e regalmente vestito, Satana: adorato come dio».
Alla fine degli interrogatori (cioè delle torture) Caterina fa una rivelazione importante: tutte le streghe hanno la pupilla dell’occhio «più basso e più profondo delle altre donne» e il giudice Giovan Battista Sacco ne prende buona nota: «un segno di riconoscimento da tener ben presente e specie da parte dei reverendi padri inquisitori».
Per raccontare tutta la storia si potrebbe partire – come fa Sciascia – da un vago accenno nel capitolo XXXI de «I promessi sposi». Oppure dal 26 dicembre 1616 quando Ludovico Melzi, figlio del senatore Luigi, presenta denuncia contro Caterina Medici, «strega professa». Di lei si sa molto: «le donne si facevano la croce quando la vedevano passare, sola come una cagnaccia» con «occhi da satanasso». Era nata a Broni nell’Oltrepò pavese, figlia di un maestro e dunque sapeva leggere e scrivere, cosa che all’epoca non era affatto opportuna per una donna salvo (forse) che avesse nobili natali. Sposata a 13 anni, poi alla morte del marito una vita da serva e occasionalmente da amante dei suoi padroni con qualche inopportuna gravidanza.
Uno dei tanti casi, magari particolarmente infame, di processi per stregoneria? No spiega Leonardo Sciascia quando nel 1986 studia e ricostruisce la vicenda, cercando di illuminarne le molte zone d’ombra e scrive – con stile da thriller – «La strega e il capitano». Sullo sfondo i roghi del cardinale Borromeo (in blog se ne è già parlato), le diffuse allucinazioni da fame (o da «pane biforcuto») ma soprattutto la Chiesa cattolica, presunta religione del bene, che allora rivalutava e ingigantiva, come scrive Sciascia, «antiche fantasie e leggende, antiche meraviglie e paure che erano credenze del mondo popolare» a configurarle «come elementi di una religione del male». E il male assoluto va combattuto con gli strumenti del bene assoluto: la tortura e il fuoco.
(*) Ricordo – per chi si trovasse a passare da qui per la prima volta – il senso di questo appuntamento quotidiano in blog. Dall’11 gennaio 2013, ogni giorno troverete in blog (salvo contrattempi sempre possibili ma sinora sempre evitati) a mezzanotte e un minuto una «scordata» – qualche volta raddoppia o triplica, pochi minuti dopo – postata di solito con 24 ore circa di anticipo sull’anniversario. Per «scor-data» si intende il rimando a una persona o a un evento che per qualche ragione il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna dimenticano o rammentano “a rovescio”.
Molti i temi possibili. A esempio, nel mio babelico archivio, sul 23 febbraio avevo, fra l’altro, ipotizzato: 1789: Usa, entra in vigore la Costituzione; 1861: annega Ippolito Nievo ma anche Pier Carlo Boggio, una strana storia; 1932: nasce Miriam Makeba; 1939: nasce Horst Fantazzini; 1947: ultima fucilazione in Italia; 1999: tutti assolti per la strage del Cermis; 2005: ucciso Nicola Calipari. E chissà a ben cercare quante altre «scordate» salterebbero fuori.
Molte le firme (non abbastanza forse per questo impegno quotidiano) e assai diversi gli stili e le scelte; a volte troverete post brevi: magari solo una citazione, una foto o un disegno. Se l’idea vi piace fate circolare le «scordate» o linkatele ma ovviamente citate la fonte. Se vi va di collaborare – ribadisco: ne abbiamo bisogno – mettetevi in contatto (pkdick@fastmail.it) con me e con il piccolo gruppo intorno a quest’idea, di un lavoro contro la memoria “a gruviera”.
Ogni sabato (o quasi) c’è un riassunto di «scor-date» su Radiazione (ascoltabile anche in streaming) ovvero, per chi non sta a Padova, su www.radiazione.info.
Stiamo lavorando al primo libro (e-book e cartaceo) di «scor-date»… vi aggiorneremo. (db)