Scor-data: 4 ottobre 1970
Janis Joplin vivrà nel blues
di Santa Spanò (*)
«Tu lo sai, Signore, c’è un intimo dolore che fa cantare i blues alle donne». Quell’intimo dolore cantato davanti alle platee adoranti adesso era impresso sulle labbra mute e livide di Janis Joplin, morta in una camera d’albergo.
«È stato un periodo piuttosto pesante per me» aveva confessato Jenis Joplin in una intervista a Howard Smith del «The Village Voice». La “first lady del rock”, come molti l’hanno soprannominata, muore per overdose di eroina a soli quattro giorni di distanza da quell’intervista.
Muore una ragazza inquieta e vulnerabile con una voce appassionata, entrata a pieno titolo nel regno della leggenda. Si può dire che la sua carriera musicale abbia avuto inizio come vocalist del gruppo Big Brother and the Holding Company. La stessa Joplin infatti dichiara «Tutto d’un tratto, qualcuno mi ha gettato di fronte a questa band. Ed è allora che ho deciso e là che è successo: non avrei voluto fare altro». Questa folgorazione la porta insieme ai Big Brother nel 1967 al Monterey Pop Festival International e la sua performance resterà fra i grandi spettacoli della storia del rock: nel documentario «Monterey Pop» ritroviamo le immagini di questo festival unico e il passaggio della “cometa” Jenis.
Un mix di blues, folk e rock psichedelico racchiuso nella sua voce ora forte e graffiante, ora gemente e tormentata. È lei la signora del blues, la più grande voce del soul bianco e di urban blues, ma Janis Joplin non è solo voce, non è solo musica; Lillian Roxon, critico rock, scrive di lei: «esprime perfettamente i sentimenti e le aspirazioni delle ragazze di questa generazione, di essere donne, ma di essere pari agli uomini; di essere libere, ma schiave del vero amore; di (rigettare) ogni convenzione obsoleta». È un’icona, un modello cui ispirarsi ma la sua fragilità, il suo bisogno costante di essere accettata o meglio di sapere se «la gente mi accetta o no», – come dichiara nella sua ultima intervista a Smith – la rendono vulnerabile. La critica la mette sotto pressione, deve continuamente dimostrare come solista donna di essere all’altezza in un settore dominato quasi esclusivamente dagli uomini.
Droga, alcool, amori sregolati e sofferti: è una stagione di eccessi e deliri quella che vive, lo specchio di un’epoca di rivolta, l’esplosione della cultura hippie, dell’Lsd.
Il festival di Woodstock, tenutosi a Bethel nell’agosto 1969 incarna i sogni e i lividi di questa generazione. Il pomeriggio del 16 agosto sul palco di Woodstock, davanti a 500.000 mila ragazzi (qualcuno dice 1 milione) si esibisce anche Janis. «Prendi un altro piccolo pezzo del mio cuore, tesoro lo sai, puoi averlo se ti fa sentire meglio… E ogni volta ripeto a me stessa che ne ho avuto abbastanza. Ma ti dimostro, tesoro, che una donna può essere dura» canta e la folla ai suoi piedi grida «ancora», vuole quella voce che sa essere dura e dolce come la vita.
La sua vita sarà duramente breve. L’anno successivo, il 4 ottobre, a soli 27 anni si spegne. Il suo ultimo album, «Pearl», viene pubblicato postumo e rimane primo nella classifica di vendite per 9 settimane.
Nel 1995 è stata inserita nella Rock and Roll Hall of fame e nel 2005 è stata insignita del Grammy Award alla carriera. Il magazine «Rolling Stone» la colloca al 46º posto della lista dei 100 artisti più importanti della storia e al 28º della classifica del 2008 dei 100 cantanti più importanti di tutti i tempi.
Vale la pena di leggere: Alice Echols, «Graffi in Paradiso. La vita e i tempi di Janis Joplin», edizione Arcana 2005 (La biografia di una voce unica e di un mondo che stava cambiando. Una ricerca durata 5 anni e oltre 100 interviste).
(*) Ricordo – per chi si trova a passare da qui per la prima volta – il senso di questo appuntamento quotidiano in blog. Dall’11 gennaio 2013, ogni giorno (salvo contrattempi sempre possibili) troverete in blog a mezzanotte e un minuto una «scordata» – qualche volta raddoppia o triplica, pochi minuti dopo – postata di solito con 24 ore circa di anticipo sull’anniversario. Per «scor-data» si intende il rimando a una persona o a un evento che per qualche ragione il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna dimenticano o rammentano “a rovescio”.
Molti i temi possibili. A esempio, nel mio babelico archivio, sul 4 ottobre avevo, fra l’altro, queste ipotesi: 1582: calendario gregoriano; 1895; nasce Buster Keaton; 1917: nasce Violeta Parra; 1940: nasce Kiernan; 1951: muore Henrietta Lacks; 1957: lo Sputnik; 2005: risoluzione Ue su discriminazioni religiose anti-donne; 2013: ennesima strage “per errore” in Afghanistan. E chissà a ben cercare quante altre «scordate» salterebbero fuori.
Molte le firme (non abbastanza forse per questo impegno quotidiano) e assai diversi gli stili e le scelte; a volte troverete post brevi: magari solo una citazione, una foto o un disegno. Se l’idea vi piace fate circolare le «scordate» o linkatele ma ovviamente citate la fonte. Se vi va di collaborare – ribadisco: ne abbiamo bisogno – mettetevi in contatto (pkdick@fastmail.it ) con me e con il piccolo gruppo intorno a quest’idea, di un lavoro contro la memoria “a gruviera”.
Ogni sabato (o quasi) c’è un riassunto di «scor-date» su Radiazione (ascoltabile anche in streaming) ovvero, per chi non sta a Padova, su http://www.radiazione.info .
Stiamo lavorando al primo libro (e-book e cartaceo) di «scor-date»… è un’impresa più complicata del previsto, vi aggiorneremo. (db)