Scor-data: dal 29 giugno 258 a oggi
Il santo Paolo e le radici della misoginia cristiana
did. b. (*)
«A capo della donna è l’uomo» perché «l’uomo è a gloria di Dio; la donna invece è gloria dell’uomo. E infatti non l’uomo deriva dalla donna ma la donna dall’uomo; né l’uomo fu creato per la donna ma la donna per l’uomo». E ancora: «l’uomo non deve coprirsi il capo (…) la donna deve portare sul capo un segno della sua dipendenza». Per essere ancora più chiari: «le donne nelle assemblee tacciano», «stiano sottomesse», «se vogliono imparare qualcosa, interroghino a casa i loro mariti». Se state pensando a un imam siete fuori strada: sono citazioni di san Paolo, dagli «Atti degli apostoli» (se volete controllare: XI e XIV) che non è proprio un’opera minore per i cristiani.
Ignoranza, razzismo e strumentalizzazione politica attribuiscono oggi a tutto l’Islam un antico disprezzo per la donna mentre molti cristiani rimuovono le loro fortissime radici anti-femministe. Così ebbe gioco facile una intellettuale araba (mi perdonerete se non ricordo il nome, era un racconto in diretta di qualche anno fa e non presi nota) ad esordire, nelle sue conferenze nel Nord Italia, con le frasi suddette e altre simili sull’inferiorità e la sudditanza della donna raccogliendo applausi dei leghisti presenti, certi che lei – notoriamente laica – stava parlando dell’Islam. Salvo poi urlare, quelli della Lega, alla «provocazione» quando la conferenziera svelò che le citazioni venivano del cristianissimo san Paolo.
Sul calendario lo si ricorda (assieme a Simon Pietro). Strana storia: non c’è alcuna certezza che i due apostoli sian morti contemporaneamente ma solo che il 29 giugno 258 le loro salme vennero trasportate nelle catacombe di San Sebastiano. Fondatori del cristianesimo senza dubbio: infatti la festa liturgica di Pietro e Paolo viene istituita addirittura prima del Natale.
Saulo (o Paolo) è un «pentito» o se preferite un convertito. Prima applaude all’uccisione dei cristiani. Poi, sulla famosa via di Damasco, vede «una luce accecante» – ed era storicamente troppo presto perchè si trattasse di qualche missile statunitense – così muta idea.
Anche all’epoca questa conversione – ma pure il successivo fanatismo, speculare al precedente – risultò sospetto. Come ricorda Piergiorgio Odifreddi (nel suo «Perché non possiamo essere cristiani») «l’esperienza del soprannaturale è solo uno dei nomi della malattia mentale, così come non è necessario essere antichi per creder che nell’estasi gli squilibrati comunichino con Dio». Non entro nel merito di un giudizio storico su Saulo-Paulo ma ricordo che, per i suoi metodi spicci, Antonio Gramsci lo definì «il Lenin del cristianesimo».
Visto che oggi è il “suo” giorno voglio invece accennare (un po’ di corsa) all’intreccio di religioni e tradizioni popolari, con le ovvie forme di sincretismo, che resistono nel nome di Paolo.
E’ protettore dei cordai e dei cestai. Viene invocato contro le tempeste di mare, la cecità e i morsi dei serpenti (ne fu vittima a Malta, si dice). Ma in molti riti popolari – dal Lazio alla Sicilia – è raccontato invece come un “mago” che controllava il morso dei serpenti. Tuttora ogni 29 giugno, nella chiesa di san Paolo a Galatina, si svolge la cerimonia di esorcismo delle tarantolate, cioè le donne (solo loro) morse da un ragno venuto da Taranto e che induce effetti isterici da cui la danza epilettica che poi prese il nome di tarantella. Su questo si legga l’affascinante viaggio antropologico «La terra del rimorso» di Ernesto De Martino (per fortuna ristampato pochi anni fa).
Attributo di Paolo-Saulo è la spada: perché fu lo strumento del suo martirio si dice ma è una valutazione assai ambigua in quanto il santo fu un combattente della fede.
E’ patrono di Roma, Aversa, di Malta e della Grecia ma anche dei vescovi, dei missionari e dei giornalisti. E se quest’ultimo riferimento vi suggerisce un collegamento con i morsi dei serpenti… beh io non potrei in alcun modo sottoscrivere questa vostra malizia perché da troppissimi anni sono tesserato (pur se, di recente, disoccupato) dell’Ordine dei giornalisti.
(*) Ricordo – per chi si trovasse a passare da qui per la prima volta – il senso di questo appuntamento quotidiano. Dall’11 gennaio 2013, ogni giorno (salvo contrattempi sempre possibili) troverete in blog a mezzanotte e un minuto una «scordata» – qualche volta raddoppia, pochi minuti dopo – di solito con 24 ore circa di anticipo sull’anniversario. Per «scor-data» si intende il rimando a una persona o a un evento che per qualche ragione il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna dimenticano o rammentano “a rovescio”. Ma qualche volta ci sono argomenti più leggeri che… ogni tanto sorridere non fa male.
Molti i temi possibili. A esempio, nel mio babelico archivio, sul 29 giugno fra l’altro avevo ipotizzato: 548: muore Teodora; 1542: convocato il Concilio di Trento; 1620: nasce Masaniello; 1892: nascono i Fasci Siciliani; 1902: termina lo sciopero delle «piscinine» (già raccontato su codesto blog); muore Eric Dolphy, perché i medici non perdono troppo tempo a curare un “negraccio”; 2009: strage di Viareggio. E chissà a ben cercare quante altre «scordate» salterebbero fuori.
Molte le firme (non abbastanza forse per questo impegno quotidiano) e assai diversi gli stili e le scelte; a volte troverete post brevi: magari solo una citazione, una foto o un disegno. Se l’idea vi piace fate circolare le «scordate» o linkatele ma ovviamente citate la fonte. Se vi va di collaborare – ribadisco: ne abbiamo bisogno – mettetevi in contatto (pkdick@fastmail.it) con me e con il piccolo gruppo intorno a quest’idea, di un lavoro contro la memoria “a gruviera”. (db)