Scor-date: 4 maggio 1891
E’ morto Sherlock Holmes … o così sembra
di Fabrizio Melodia (*)
«È con cuore molto pesante che prendo la penna per scrivere queste parole, le ultime con le quali avrò mai più occasione di ricordare al mondo le straordinarie capacità che il mio amico Sherlock Holmes possedeva»: così il dottor Watson in «L’ultima avventura» nella raccolta «Le memorie di Sherlock Holmes» del 1893).
Purtroppo prima o poi sarebbe accaduto che un grande detective conoscesse la propria fine, persino in modo eroico. Ne era consapevole il dottor John H. Watson, che alla fine non si sorprese quando le grandi qualità e l’acume investigativo del suo illustre socio capitolarono dinanzi alla forza del crimine e alla violenza.
Sherlock Holmes è morto, titolarono a gran voce i giornali di tutta la Gran Bretagna, dopo aver appreso la notizia dall’agente letterario, nonché editore, Arthur Conan Doyle. La notizia si espanse a macchia d’olio e ben presto le copie stampate in tutta fretta furono esaurite, letteralmente divorate dalla curiosità e dalla costernazione dei moltissimi fan che avevano goduto notevolmente delle gesta del grande detective positivista dal naso aquilino e dall’acume straordinario.
Il 4 maggio 1891 Sherlock Holmes morì durante la lotta corpo a corpo con il suo più acerrimo nemico, il professor James Moriarty, precipitando insieme a lui nelle cascate di Reichembach, in Svizzera, dopo un inseguimento protrattosi per tutta Europa.
Arthur Conan Doyle non ne fu sconvolto, era da un po’ di tempo che voleva liberarsi della scomoda presenza del detective e pubblicare quei tanto ponderati saggi storici di cui si occupava, rimasti in ombra a causa delle avventure scritte così bene dal dottor Watson.
Un atteggiamento che non piacque a quest’ultimo, il quale non diede altri racconti a Conan Doyle, tenendosi per sè le avventure nel mondo del paranormale, di cui Holmes era un fiero oppositore, e altre di indubbio interesse, almeno fino a parecchi anni dopo, quando ritornò con liete notizie e con la raccolta di novelle «Il ritorno di Sherlock Holmes» (Londra, 1905).
Infatti il racconto «L’ultima avventura» fu stampato a Londra solo nel 1893, inserito nella raccolta «Le memorie di Sherlock Holmes» con altri racconti della vita di Holmes e alcuni significativi flashback sulla vita dell’investigatore più famoso d’Inghilterra ancora quando andava a scuola, senza per altro essere uno studente modello.
Di questo parla ampiamente anche una delle molte pellicole dedicate alla figura di Holmes, quell’appassionate «Piramide di Paura» (“Young Sherlock Holmes”, 1984) con il quale il regista Barry Levinson ci porta a conoscenza del primo scontro di Sherlock Holmes con l’acerrimo rivale, il professor James Moriarty.
Il racconto del 1893, «L’ultima avventura» inizia proprio come un lungo flashback, quando Watson ci porta a conoscenza del terrore di Holmes di finire vittima dei fucili ad aria compressa, colpito dai sicari di colui il quale non tarda a definire «il Napoleone del crimine», un insigne professore di matematica che aveva dato prova di grande acume studiando il movimento di un asteroide e scrivendo saggi sulla generalizzazione del teorema binominale. In realtà, come Holmes rivela a uno stupito Watson, è «un ragno al centro di una tela dai molteplici fili che si diramano in centinaia di biforcazioni dove il suo nome scorre come un flebile sussurro fino a scomparire».
Moriarty offre servizi a pagamento o per semplice libidine come omicidi, rapine, sequestri, attentati, traffici illegali, furti di documenti militari ma mentre i suoi uomini compiono queste efferate azioni «lui è a miglia di distanza a risolvere qualche problema matematico su una lavagna».
Se uno dei suoi uomini viene arrestato, è pronta immediatamente una cauzione e la pena per chi tradisce l’organizzazione o si avvicina troppo alla sua identità è la morte con atroci sofferenze. Degno modello per tutti i futuri supercriminali della letteratura, Moriarty darà la caccia a Sherlock Holmes fino ad affrontarlo a viso aperto alle cascate svizzere.
Watson non assisterà a tutto questo, ma arriverà troppo tardi nel luogo dove aveva lasciato l’amico, trovando segni inequivocabili di colluttazione e una lettera che riporta parola per parola alla conclusione del racconto e che qui cito testualmente (dall’edizione Newton Compton per la traduzione della brava Nicoletta Rosati Bizzotto).
«Mio caro Watson,
Le scrivo queste poche righe grazie alla cortesia del signor Moriarty che gentilmente aspetta che io abbia terminato prima di discutere circa le questioni in sospeso fra noi. Mi ha illustrato brevemente il modo in cui ha evitato la polizia inglese e si è tenuto al corrente dei nostri spostamenti. Confermandomi così l’altissima opinione che mi ero fatta delle sue capacità.
Sono lieto di pensare che potrò liberare la società da ulteriori effetti della sua presenza anche se, temo, a un prezzo che addolorerà i miei amici e specialmente lei, mio caro Watson. Comunque, le ho già spiegato che, in ogni caso, la mia carriera era arrivata a un punto critico e che nessun’altra conclusione potrebbe andarmi meglio di questa.
Anzi, per dirle tutta la verità, ero sicurissimo che la lettera da Meiringen non fosse che un trucco e la lasciai andare solo perché ero convinto che ci sarebbero stati degli sviluppi. Dica all’ispettore Patterson che i documenti che gli occorrono per mandare in galera tutta la banda, si trovano nel casellario M, dentro una busta azzurra su cui è scritto “Moriarty”.
Ho lasciato precise disposizioni circa i miei averi prima di lasciare Londra, e le ho consegnate a mio fratello Mycroft. La prego di dare i miei saluti alla signora Watson e mi creda, amico mio,
il suo affezionatissimo».
Dove lo trovi un super-criminale con tanta classe? Anche se bisogna ammettere, con il senno di poi, che le notizie della dipartita di entrambi erano decisamente esagerate.
Fuori di finzione, anche se non so poi quanto, Sherlock Holmes e il professor Moriarty uscirono indenni dallo scontro corpo a corpo, ritornando in molte altre opere, originali ma soprattutto apocrife, l’ultima, in ordine di tempo, è la sontuosa e adrenalinica pellicola di Guy Ritchie, «Sherlock Holmes – Gioco d’ombre», dove il grande investigatore ha il volto del sornione Robert Downey Jr e Moriarty è interpretato da Jared Harris.
Ricordo inoltre il programma Moriarty, creato dal computer della nave stellare Enterprise su richiesta di Geordie La Forge, il quale voleva fare un bellissimo regalo all’androide senziente Data: fargli vivere un’ emozionante avventura del suo eroe Sherlock Holmes.
Peccato che l’unico modo per cogliere impreparato Data, fosse far raggiungere l’autocoscienza al programma del Ponte Ologrammi, con il risultato che il buon Moriarty mette in serie difficoltà l’equipaggio dell’Enterprise e solo l’intervento filosofico del capitano Picard mette fine al contrasto tra res cogitans e res extensa, mantenendo intatto il dualismo, anche se ho il sospetto che un monimo spinoziano avrebbe sortito un effetto migliore.
Fatto sta, che, tra un apocrifo e l’altro, fra un medium e l’altro, iniziando dalla carta per passare alle opere teatrali, per poi emigrare su celluloide e in seguito ai fumetti e ai videogames, il personaggio di Sherlock Holmes è diventato immortale.
Tanto che la targa posta a ricordo della sua lotta presso le cascate di Reichembach costituisce un reale falso storico che fa sorridere i fan di tutto il mondo. Compreso il sottoscritto: elementare, direi.
(*) Ricordo – per chi si trovasse a passare da qui per la prima volta – il senso di questo appuntamento quotidiano. Dall’11 gennaio 2013, ogni giorno (salvo contrattempi sempre possibili) troverete in blog a mezzanotte e un minuto una «scordata» – qualche volta raddoppia, pochi minuti dopo – di solito con 24 ore circa di anticipo sull’anniversario. Per «scor-data» si intende il rimando a persone o a eventi che per qualche ragione il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna dimenticano o rammentano “a rovescio”. Nulla impedisce però che qwualche volta ci siano «scor-date» più leggere, come oggi.
Molti i temi possibili. Molte le firme (non abbastanza per questo impegno quotidiano) e assai diversi gli stili e le scelte; a volte troverete post brevi, magari solo una citazione, un disegno o una foto. Se l’idea vi piace fate circolare le “scor-date” o linkatele ma ovviamente citate la fonte. Se vi va di collaborare – ribadisco: ne abbiamo bisogno – mettetevi in contatto (pkdick@fastmail.it) con me e con il piccolo gruppo intorno a quest’idea, di un lavoro contro la memoria “a gruviera”. (db)
Fabrizio è esaustivo (come al solito) ma glissa su un punto: accadde davvero o fu solo leggenda – magari creata dall’editore o dai giornali? – che ci furono manifestazioni di protesta per la morte di Holmes?
Voglio-vogliamo tuuuuuuuuuuuutta la verità
db
PS: cambiando genere ma restando sull’argometno, conosco persone che se si interrompesse “Un posto al sole” su Raitre forse si comporterebbero come nel film “Misery non deve morire” … Chissà se il fenomeno della protesta contro autori o l’autrici che ammazzano l’eroe (o l’eroina) della “serie” ha una data di nascita precisa.