Se questo è un uomo…
… Questo è il prezzo di un uomo.
Questo il titolo di un’esposizione che verrà inaugurata domenica 23 novembre nella sede di RadiAzione a Padova. Un’esposizione per cui i due artisti hanno steso una sorta di manifesto, volendola inserire nel contesto di questo progetto di radio web.
Come solidarietà alla radio, hanno donato due loro opere, che verranno messe all'”asta” come benefit per il progetto della radio. Le presento seguendo un ordine alfabetico.
Fabio Fobia: Tiro al bersaglio 1948-2014
Renato Nicolè: Padova 2015Questa la presentazione scritta dai due artisti
SE QUESTO È UN UOMO
QUESTO È IL PREZZO DI UN UOMO
Questa non è la solita mostra di quadri a cui siamo educati ad assistere. Lo spazio non è una galleria d’arte, un museo o un sala per eventi artistici. Ci troviamo nei locali di una radio libera, autofinanziata, nata dalla volontà di alcune persone che hanno realizzato un sogno.
I due artisti che hanno ideato questa visione di opere libere, si fondono con tutto ciò che è libero, certi del fatto che per essere liberi non occorra altro che volerlo. La Libertà che abbiamo scioccamente imparato ad aspettarci come un dono degli uomini, di una carta, di un tribunale è in noi, la Libertà è noi.
E noi siamo per un’artelibertà, per una partecipazione sociale, per una equità sociale, per una cultura spontanea e incontrollata, per un accumulo di energia non mediata, per una tela su cui agire.
Impulso, aggregazione, creatività, un disgusto che diventi qualcosa di corale per REagire alle “donne da masturbazione” affisse ovunque, simbolo del maschicentrismo dilagante, per modificare la grande droga di Stato, i soldi, da cui siamo tutti assuefatti e incapaci di smettere il consumo.
Milioni di sistemi immaginari che cancellano la nostra libertà, tacendo, modificando, dicendo in ritardo, insinuando, denigrando, colpevolizzando, e. se non basta, colpendo duramente chi è diverso, chi non accetta in silenzio a testa bassa, chi come noi ha ancora voglia di essere libero.
Queste opere, traggono energia da tutta la storia del Novecento fino al Duemilaquattordici, fanno una sintesi: delle esigenze del profitto, della miseria e delle grandi ricchezze, del “naturalmente” competitivo, del biologicamente egoista, del proprietario o del salariato, del borghese o del proletario, di chi deve sottomettersi per sopravvivere, di chi ha una casa propria o di chi vive in affitto, di chi possiede la terra, o di chi la lavora.
Tutto ciò che ci circonda ha un valore simbolico che viene tradotto in valore economico, per ogni cosa materiale o immateriale che sia c’è un prezzo da pagare. Una bilancia dove metti tutto, compresa l’immobilità mentale: in un piatto il sistema del profitto, quello che facciamo e quello che diciamo nel nostro tempo, il nostro modo di vivere, estroverso, introverso, autoritario, antiautoritario, l’ambiente, il silenzio omertoso, quello che succede vicino a te o lontanissimo, nell’altro piatto noi.
Per cambiare noi stessi, è necessario non accettare che il prezzo di una vita possa essere scambiato con venti grammi di hashish, con un biglietto per una partita di calcio, con un estintore, con il semplice fatto di essere antipatico ad un sindaco o ad un carabiniere, questa lista è lunghissima e non smette di crescere.
Nell’epoca del mito del DNA, della caduta degli ISMI, della dittatura delle statistiche, delle finzioni sacre, dei test virtuali e dei Presidenti a vita noi urliamo in silenzio come ha già grandemente espresso Eduard Munch.
La vita riparte sempre, procede con nuovi colori, sfumature, forme capaci di adattarsi a qualsiasi contesto, per un’arte Libera, con rinnovate energie, non mediate, libere. Cogliendo l’impulso vitale, si coglie quel vuoto, quel disgusto per smettere di continuare a subire, oltre ai propri errori, quelli di classe e per suicidare il fascista che c’è in ogni essere umano.
Fabio Fobia
Renato Nicolè