Se vi sembra strano un «25» sulla Luna
db scopre che «Encelado» di Diego Rossi è un bellissimo romanzo e ve lo raccomanda, anzi ve lo rrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrraccomanda con 25 R
«Venticinque» si sente urlare il 14 agosto 2084: a Washington, su un certo peschereccio giapponese e in ogni altra parte del mondo dove la Luna è visibile per chi alza la testa al’insù.
Che fai tu, Luna, in ciel? dimmi, che fai,
Silenziosa Luna?
Potesse parlare il 14 agosto 2084 sorella Luna risponderebbe a Giacomo e a noi: “mi annoio, come al solito, ma oggi ho una piccola sorpresa per voi”.
Mica tanto piccola: c’è un numero – più grande di un continente – che ogni terrestre può leggere scrutando il cielo.
«25». Un numero arabo.
Chi lo ha scritto? Quando? Perchè? E’ una minaccia? “E’ una pubblicità” ghigna qualche saccente ma lo dice senza crederci.
«25»… cioè?
Karen Kline, giornalista della BBC chiede ad Abram Spolskij, direttore dell’ESA, ovvero l’European Space Agency: «durerà?». E’ il primo astrofisico a essere intervistato su quel misterioso 25 e nulla sa; così Spolskij pesa le parole. Ma la giornalista lo incalza: «un messaggio alieno?». La sua risposta è un capolavoro di tatto: «Non a caso i numeri sono universali, leggibili e identici in ogni alfabeto. L’unica cosa che mi sento di aggiungere è che l’umanità dovrebbe unire i suoi sforzi. Se si tratta davvero di un messaggio intelligente è rivolto a tutti»
E qui mi fermo.
Ho riassunto le prime 7 pagine – per me quasi ipnotizzanti – del romanzo «Encelado» di Diego Rossi, pubblicato dall’autore con Amazon Fulfiliment (*) a novembre. Le ho riassunte a mio modo omettendo una breve digressione temporale, a Parigi nell’aprile 1888.
Come sa chi passa spesso dalla “bottega” evitiamo di spifferare (spoilerare se preferite) le trame, fiiiiiiguriamoci i molti colpi di scena di questo romanzo. Il titolo forse suggerirà qualcosa (ma poco) a chi sa di scienze; ma se pure pazienterete 96 pagine per fare la conoscenza di Encelado… secondo me vale la pena. Quanto al numero 25 sbizzarritevi pure ma – al 999,91 tanto per dare un altro numero – siete fuori strada.
Ma posso darvi qualche dritta.
Dai, due.
Anche qui ci sono alcuni (giustificati) salti temporali però la trama si svolge quasi tutta dalle parti del 2084. L’ossessionante moda di stordire chi legge cambiando scenari e tempi ogni due pagine e/o moltiplicando senza necessità i personaggi non serve a chi ha una solida storia da raccontare come Diego Rossi.
Questo è secondo me uno dei più bei romanzi italiani di fantascienza, molto al di sopra di tanti premiati e pompati. Per inciso è anche un commovente omaggio a Jules Verne. C’è una passione per i nuovi mondi che commuove. Mi è venuto in mente un solo parallelo, «Progetto Giove» di Fredric Brown. capace di trasmettere – come anni fa ho scritto in “bottega” – una “voglia di stelle” pari alla sofferenza nel sentirsi inchiodati su questo pianeta… quando «infiniti mondi» ci aspettano.
Citabili?
Una frase di Carl Sagan («anche nei giorni più difficili ricorda che siamo tutti fatti di polvere di stelle»); l’apertura di scacchi detta «alla siciliana»; la leggenda del re Bogatyr; una vecchia, saggia espressione latina («Nullius in verba»);i trucchi dei pitagorici; la «legge di Moore»; la bella storia degli astronauti Steve Bales e Charles Duke… r molto altro ancora; accanto a una frase spiazzante e quasi conclusiva: «per salvare gli umani dovremo sorprenderli».
Fatte queste lodi (meritate e meditate, non di maniera) devo dire con schiettezza che in tanta grandezza c’è anche un grande errore. Diego Rossi ha schiacciato in 142 pagine una storia che forse ne chiedeva 500-600… oppure di essere diluita in una di quelle trilogie-quadrilogie tanto di moda. In qualche passaggio (perfino nel più importante colpo di scena) «Encelado» ne soffre e siccome mi dispiace… Rossi mi perdonerà – e voi che leggete pure – se tolgo la felpa da lettore e indosso abusivamente il pullover da redattore di casa editrice (un mestiere che “mi manca”).
Se io lavorassi per Urania o Delos – due nomi non a caso, visto l’argomento – e dovessi fare una scheda su libro/autore aggiungerei alle lodi già fatte una nota di questo genere:
- mettiamolo sotto “contratto” ‘sto tizio perchè ha grandi idee e passioni, dunque potenzialità;
- in alcuni punti la scrittura di Rossi è disordinata e ci sono un paio di errori nel calibrare personaggi e misteri; siccome in altre sfiora la perfezione è d’obbligo pensare che gli sbagli e le frettolosità dipendano dalla poca esperienza e dall’urgenza di voler pubblicare questo “figlio così amato”…
- il tipo è convinto che «la fantascienza non è snob»; capite?
- mettiamolo sotto “contratto” … ah l’ho già scritto?
Il libro – arricchito da alcune belle illustrazioni di Max Bertolini – si può comprare solo qui: https://www.amazon.it/Diego-Rossi/e/B0077JZQXS?ref=sr_ntt_srch_lnk_40&sr=8-40: costa 0,94 nella versione elettronica oppure 4,50 in quella cartacea. Che in copertina (come potete vedere) non ci sia il nome dell’autore… la dice lunga.
(*) non amo Amazon per ragioni intuibili – e che comunque questa “bottega” ha spesso spiegato – ma se per fare uscire il suo libro Diego Rossi (e non solo lui) deve tirarsi fuori dal nornale circuito allora si apre una questione moooooooooolto interessante; ne riparleremo un’altra volta.
Quando scrivi cerchi inevitabilmente riscontri importanti. Sono passati anni difficili, ricchi di miglioramenti, ma anche di porte sbattute sul grugno.
Daniele, la tua recensione è una lettera di amicizia e di incoraggiamento. Si scrive per la bellezza di sperimentare, certo, ma quando tutto si riduce a un esercizio solo privato, le insicurezze minano l’entusiasmo. Credimi, leggerti significa moltissimo, vale molto di più di un premio di quelli che citi, perché sento di averti coinvolto e tu sei un maestro e un esempio per tanti che non si arrendono.
A gente brava e preparata non piaccio, è così. Credo che sia dovuto alla parte finale della tua analisi, a certi squilibri, alti e bassi che possono emergere nella stesura di un romanzo. Per alcuni sono cose decisive e bastano a escluderti. Non lo condivido, ma lo rispetto.
Dovevo arrendermi?
Avevo tra le mani un’idea in cui credevo, l’ho migliorata con un duro editing e grazie a un’amica speciale. Encelado ha mutato forma, ho ridotto le ingenuità, mi sono “difeso”.
Nuovi rifiuti, stavolta legati a incertezze sulla trama, sembrava che la parte nobile della SF non amasse storie ispirate a Verne, Sagan e Crichton…
Alla fine ho deciso. Ho tolto il mio nome dalla copertina per lasciare intatta la magia della cover di Max, che meritava tutta l’attenzione possibile. Ora la storia vive, perché solo quando qualcuno legge un tuo romanzo il tuo lavoro ha senso, anche se in una pubblicazione indipendente e quasi gratuita, per me sono indimenticabili i tre minuti in cui una mia amica attrice bravissima interpreta Linda Stark, Encelado è tutto in quei tre minuti. Non so se continuerò, ma il mio messaggio in bottiglia per editori e lettori c’è. Scrivere è una camicia stretta da indossare, e certi equilibri si allentano facilmente, ma oggi è il 25 gennaio e non posso essere più felice… grazie.
E tu continua a scrivere a dispetto delle porte in faccia, da indipendente, per pura e semplice passione. Il resto, caro Diego, quando i tempi saranno maturi verrà da sé.
Intanto hai l’investitura di Mastro db… che non è poco 😉