Segundo Ruiz Belvis: una vita in difesa della libertà

Fu grazie a lui che, a Portorico, vennero mossi i primi passi per l’abolizione della schiavitù e a favore dell’indipendentismo. Nato il 13 maggio 1829, Ruiz Belvis morì, in esilio, a soli 38 anni, ma il Grito de Lares, che portò alla proclamazione della Repubblica di Portorico poco meno di un anno dopo il suo decesso, si deve soprattutto alla sua tenacia.

di David Lifodi

Una vita in difesa della libertà: si può riassumere così il percorso politico di Segundo Ruiz Belvis che dedicò tutta la sua esistenza alla lotta per l’abolizione della schiavitù a Portorico e per l’indipendenza del suo paese che sfociò nella prima rivoluzione armata, il 23 settembre 1868.

Ruiz Belvis era nato il 13 maggio 1829 a Portorico e, grazie alla laurea in Legge all’ Universidad Central di Madrid, entrò in contatto, come avvocato, con i movimenti che si proponevano di abolire la schiavitù. Al suo ritorno a Portorico, all’età di 31 anni, per prima cosa liberò gli schiavi che si trovavano nell’hacienda suo padre, a Hormigueros, nell’entroterra occidentale dell’isola.

Dopo aver aderito alla Società abolizionista segreta, che si proponeva di aiutare i figli degli schiavi battezzandoli per la Chiesa cattolica affinché fosse risparmiata loro la vita senza diritti dei padri, fu destituito dall’incarico che ricopriva nella municipalità di Mayagüez poiché le sue posizioni indipendentiste e abolizioniste della schiavitù facevano temere che cospirasse contro lo Stato.

Fu nel 1865 che Ruiz Belvis fu definitivamente considerato come un pericolo pubblico poiché, in qualità di delegato per la Junta Informativa de Reformas de Ultramar, si face portavoce delle istanze delle colonie caraibiche nei confronti della corona spagnola. Insieme agli altri delegati che condividevano con lui gli ideali antischiavisti e indipendentisti, tra cui José Julián Acosta e Francisco Mariano Quiñones, Ruiz Belvis cercò di fare pressione su Madrid, ma senza successo, per via della forte presenza dei conservatori che si opponevano apertamente all’abolizione della schiavitù.

Il suo “Proyecto para la abolición de la esclavitud en Puerto Rico” preoccupò molto i circoli conservatori, che invece sostenevano la necessità di mantenere la schiavitù a Portorico, tanto da spingere il governatore di allora, José María Marchesí, a decretare l’esilio per Ruiz Belvis il quale, tuttavia, negli Stati Uniti, si unì ai gruppi rivoluzionari impegnati a battersi per l’indipendenza di Cuba e dello stesso Portorico. Fu proprio in quel contesto che Ruiz Belvis gettò le basi per il Grito de Lares. Purtroppo Ruiz Belvis non vi poté partecipare perché morì a, a soli 38 anni, il 3 novembre 1867.

Il Grito de Lares rappresenta ancora oggi, per Portorico, una delle giornate da celebrare poiché il movimento che avrebbe capitanato Ruiz Belvis, se non fosse deceduto, reclamava l’abolizione della schiavitù, la libertà di espressione e di stampa, l’eliminazione delle odiate libretas jornaleras (che obbligavano gli schiavi a riportare l’orario di lavoro, il misero salario, ma anche i debiti falsi che imputavano loro i padroni, approfittando dell’analfabetismo dei sottoposti) e, ovviamente, l’indipendenza di Portorico. Inizialmente l’insurrezione armata sarebbe dovuta partire da Camuy, ma le autorità spagnole vennero a conoscenza del piano e, di conseguenza, i rivoltosi decisero di mobilitarsi a partire dal municipio di Lares, nella zona centro-occidentale dell’isola, occupandone la sede e saccheggiando le proprietà degli spagnoli.

Quel 23 settembre 1868 rappresenta una data storica perché i ribelli dichiararono la nascita della Repubblica di Portorico sotto la presidenza di Francisco Ramírez Medina, che dichiarò il paese libero dalla schiavitù ed annullò il Régimen de la Libreta.

Nel 1962 i resti di Ruiz Belvis furono riportati da Valparaíso (Cile), dove si trovava, ancora in esilio, al momento della morte, a Portorico.

MA COSA SONO LE «SCOR-DATE»? NOTA PER CHI CAPITASSE QUI SOLTANTO ADESSO.

Per «scor-data» qui in “bottega” si intende il rimando a una persona o a un evento che il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna deformano, rammentano “a rovescio” o cancellano; a volte i temi possono essere più leggeri ché ogni tanto sorridere non fa male, anzi. Ovviamente assai diversi gli stili e le scelte per raccontare; a volte post brevi e magari solo un titolo, una citazione, una foto, un disegno. Comunque un gran lavoro. E si può fare meglio, specie se il nostro “collettivo di lavoro” si allargherà. Vi sentite chiamate/i “in causa”? Proprio così, questo è un bando di arruolamento nel nostro disarmato esercituccio. Grazie in anticipo a chi collaborerà, commenterà, linkerà, correggerà i nostri errori sempre possibili, segnalerà qualcun/qualcosa … o anche solo ci leggerà.

La redazione – abbastanza ballerina – della bottega

David Lifodi
Sono nato a Siena e la mia vera occupazione è presso l'Università di Siena. Nel mio lavoro "ufficioso" collaboro con il sito internet www.peacelink.it, con il blog La Bottega del Barbieri e ogni tanto pubblico articoli su altri siti e riviste riguardo a diritti umani, sindacalismo, politica e storia dell’America latina, questione indigena e agraria, ecologia.

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