Seldon, robot, Voltaire, Giovanna D’Arco e…

altre confusioni nell’impero di Trantor: il “redivivo” db a confronto con le 3 B (Bear, Benford e Brin) che hanno ripreso il vecchio ciclo della Fondazione del signor A (Asimov) o forse dell’allora giovin signorina AI (o intelligenza artificiale, se preferite). A seguire una breve nota per «marziani».

Il libro inizia con una «R» seguita da un nome: «R. Daneel Olivaw». R per robot. A essere pignolissimi quella «R» dovrebbe essere una «A» per androide. Non importa, strada facendo anche chi già non la conosce capirà bene la differenza fra robot (o «tik tok») e androidi.

«Fondazione: la paura» – traduzione di Piero Anselmi: Urania Jumbo, 520 pagine per 9,90 euri – mi ha preso subito. C’è qualche lungaggine come in ogni romanzo d’oggi – specie se “prevede” una trilogia – ma Gregory Benford è degno del suo “maestro” Isaac Asimov. Il ritmo è buono con poche cadute fisiologiche.

Le trame non si possono svelare, tocca dipanarle a chi legge e lo spoiler è considerato un crimine in 25.973 galassie fra le 40mila circa note (almeno a me) dove gli esseri senzienti creano o raccontano storie. Tanto capirete quasi subito lo strano mestiere che fa (o meglio sta inventando) Hari Seldon uno dei protagonisti: «lo psico-storico». Un gran colpo di scena – anticiperò solo questo – è a pagina 89 con l’irruzione geniale di Giovanna D’arco e Voltaire. Sì, confermo che scrivo nel pieno delle mie facoltà (non difficoltà) mentali: la Francia antica e l’Impero del futuro… Le rette – o le reti? – parallele non dovrebbero incontrarsi mai, neanche all’infinito, ma Benford non resiste, dunque fa convergere Seldon, il filosofo francese e la pulzella (prima puttana e poi santa per i capi della cristianità organizzata) di Orleans.

Chi parla anglo-modernello direbbe che questa trilogia – a luglio arriverà in edicola anche la ristampa di «Fondazione: il caos» di Greg Bear, ad agosto la puntata finale della trilogia per mano di David Brin – è uno spin off, parolaccia che noi vecchietti (e russofili) tendiamo a confondere con Michele Strogoff.

Frasi citabili? Una marea.

Dalla storiella dei tre statistici all’invito per i media (del futuro) a usare l’espressione «idiota uno». La superiorità delle pagine stampate. Pangloss. Benford che gioca con due frasi stra-famose di Asimov e Clarke. Nel contrasto fra «l’immagine ideale del mondo e la realtà» che ha la gente «una differenza eccessiva stimolava nuove forze del cambiamento». La scoperta di Seldon-Asimov dei «diritti delle classi inferiori». E qualche bel ragionamento sulla paura dei robot… anche 30 mila anni dopo, C’è anche un poco di “sesso, amore e X ovvero pagine che il vecchio Asimov non avrebbe mai scritto; fortuna che Benford non è troppo “maschiocentrico”.

Ah, non dimenticate che «Micromega» è un racconto filosofico scritto da Voltaire nel 1752, oltrechè una bella rivista (cartacea e on line) dei tempi nostri.

Mi fermo, a un prossimo “marte-dì”. La noticina QUI SOTTO è roba da fans o filologi: saltate pure (ma senza troppa rincorsa).

NOTA PER “MARZIANI” di passaggio o per vocazione: ovvero per chi ama la fantascienza e dintorni, magari seguendo ogni tanto codesta rubrica “di Marte si parte”

A dicembre 2022 avevo scritto Un lamento per il Marte-dì ma anche per… C’è chi mi ha detto che sembrava un “addio” invece che un “arriverderci”. Sì e no. In effetti dopo tre articoli in gennaio la rubrica scomparve… senza una parola. La colpa è diciamo “tutta mia” e si spiega con una depressione che per 5 mesi mi ha davvero svuotato. Non sapevo quando – anzi: se – sarei tornato a leggere e scrivere: intendo non riguardo alla fantascienza ma proprio a leggiucchiare e ogni tanto scrivere. Ora che sto un poco meglio ripartirò anche (velocità “di crociera” ovvero pian-piano) anche con la science fiction. E mi sono cimentato con le 512 pagine di «Fondazione: la paura» (che mi era sfuggito molti anni fa, con i due seguiti di Bear e Brin che Urania pure manderà in edicola). Stretta la foglia e larga la via…

QUI SOPRA la t-shirt che mi ha regalato Fabio-Joker. Subito sotto la indosso (sarò narcisista o solo un agit-prop?)

danieleB
Un piede nel mondo cosiddetto reale (dove ha fatto il giornalista, vive a Imola con Tiziana, ha un figlio di nome Jan) e un altro piede in quella che di solito si chiama fantascienza (ne ha scritto con Riccardo Mancini e Raffaele Mantegazza). Con il terzo e il quarto piede salta dal reale al fantastico: laboratori, giochi, letture sceniche. Potete trovarlo su pkdick@fastmail.it oppure a casa, allo 0542 29945; non usa il cellulare perché il suo guru, il suo psicologo, il suo estetista (e l’ornitorinco che sonnecchia in lui) hanno deciso che poteva nuocergli. Ha un simpatico omonimo che vive a Bologna. Spesso i due vengono confusi, è divertente per entrambi. Per entrambi funziona l’anagramma “ride bene a librai” (ma anche “erba, nidi e alberi” non è malaccio).

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