Sem Terra. 30 anni di storia, 30 anni di volti…

recensione al libro fotografico di Giulio Di Meo

di David Lifodi

Sem Terra. 30 anni di storia, 30 anni di volti è il nuovo libro fotografico di Giulio Di Meo, che gli stessi contadini senza terra definiscono un fotografo sociale: il suo lavoro, dicono, “assume un ruolo politico di estrema importanza per la lotta contadina brasiliana, dando voce e vita a una popolazione disprezzata dai mass media conservatori”.

Giulio è senz’altro un fotografo di strada, come dimostrano i suoi tanti lavori legati all’America Latina: al Brasile aveva già dedicato Pig Iron (2013), la pubblicazione che denunciava le ingiustizie ambientali e sociali commesse dalla multinazionale Vale negli stati del Pará e del Maranhão. Sem Terra. 30 anni di storia, 30 anni di volti “è un catalogo del quotidiano, della resistenza di queste famiglie”, allo scopo non solo di denunciare e sensibilizzare sulla sacrosanta lotta del Mst per la terra e la riforma agraria, ma anche per far conoscere il movimento nei suoi aspetti più intimi. Per questo,  c’è spazio per i bellissimi volti, allegri e sorridenti, dei Sem Terrinha, che rappresentano la speranza e il futuro del movimento: “I bambini sono un patrimonio da sostenere attraverso la loro educazione, che è una responsabilità collettiva. Solamente prendendosi cura ed educando i nostri bambini con valori umanisti e socialisti, possiamo pensare che un altro mondo è possibile”. Attraverso i volti che incontriamo nelle pagine del libro, Giulio Di Meo compone un mosaico delle lotte sociali del Brasile contemporaneo: non ci sono soltanto i contadini senza terra, ma anche i militanti delle organizzazioni sociali impegnate a scongiurare l’edificazione di nuove dighe e l’estrazione mineraria a cielo aperto, gli esponenti di alcuni tra i movimenti sociali più conosciuti dell’America Latina e ancora i comitati di appoggio ai Sem Terra, tra cui quello italiano. Il progetto di Giulio, sostenuto dalle ong Fratelli dell’Uomo, Arcs – Culture solidali e dall’associazione Ya Basta!, insieme ad Amig@s Mst Italia, festeggia i trenta anni di un movimento che ha perso centinaia di compagni, uccisi dalle guardie armate con il beneplacito dei latifondisti e spesso delle istituzioni, ma, come scrive nella prefazione João Pedro Stedile, storico portavoce della direzione nazionale del Mst, “abbiamo conquistato molta terra e la dignità di camminare a testa alta e con passo sicuro. Abbiamo conquistato il diritto all’educazione e quello di costruire le nostre agroindustrie  sotto forma di cooperative”. Proprio l’istruzione rappresenta uno degli aspetti più importanti nella vita dei senza terra: alcuni di loro lavorano nelle università, nelle scuole, nei centri di ricerca  sia in Brasile sia nel resto del continente attraverso progetti di solidarietà e interscambio che hanno condotto alcune brigate di Sem Terra a Cuba, Haiti, Venezuela e perfino in Palestina, dove si sono fatti promotori dell’ingresso degli agricoltori palestinesi all’interno di Via Campesina. I ritratti di Giulio Di Meo rappresentano il movimento dei Sem Terra sotto i molteplici aspetti e le tante forme di lotte che sono raccontate con dei brevi testi che fanno del Mst un simbolo della resistenza contadina a livello continentale. C’è spazio per il contributo dei giovani all’interno del Mst, per il ruolo delle donne, che all’interno del movimento rivendicano la loro battaglia contro un’oppressione di genere e di classe, e ancora l’origine afrodiscendente e, al tempo stesso, europea del movimento. A questo aspetto, molto interessante, viene dato ampio spazio nel libro. Se l’identità dei brasiliani è frutto dell’intreccio di molti popoli, i Sem Terra non possono che essere figli di questa cultura meticcia, eredi delle lotte degli schiavi africani, e come loro maltrattati dal capitale, ma anche di quei quattro milioni di contadini poveri, di origine europea, giunti in Brasile tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo pionieri nella lotta per la terra e la riforma agraria. Non a caso il Mst si autodefinisce come “i nuovi quilombos, simbolo di resistenza e lotta per costruire un nuovo modello di produzione e di società. Liberi da ogni oppressione”. Nel febbraio 2014, in occasione del VI congresso dei Sem Terra, Giulio Di Meo ha fotografato i volti degli appartenenti al Mst ed ha percepito il senso di identità e appartenenza del movimento alla grande famiglia di lottatori del popolo brasiliano. Il libro di Giulio raccoglie i trenta anni di lotta dai Sem Terra, nati nel solco delle occupazioni della terra promosse nei primi anni Ottanta dal neonato Partido dos Trabalhadores. Chiara De Poli e Antonio Lupo, del comitato italiano di appoggio ai Sem Terra, raccontano la vita del movimento dalla data di nascita, nel gennaio 1984, ai nostri giorni, all’insegna della riforma agraria e per un paese libero da latifondo, agronegozio e idronegozio.

Giulio Di Meo ha saputo cogliere il Mst in tutte le sue sfumature: per questo scrivono Zaira Sabry e Jonas Borges, della Coordenação Mst del Maranhão, il suo merito è stato quello di “far comprendere al mondo i volti e i sentimenti delle famiglie senza terra”, accomunate dall’obiettivo della riforma agraria e di una società “in cui uomini e donne possano vivere valori fraterni e solidali”.

 

Sem Terra. 30 anni di storia, 30 anni di volti

di Giulio Di Meo

GDM Photo, Bologna, 2014

Il libro si acquista su produzionidalbasso o semplicemente aiutando Giulio Di Meo a diffondere questo progetto tra i vostri amici e contatti. Per chi volesse partecipare, è sufficiente registrarsi su produzionidalbasso e prenotare una o più quote, corrispondenti a uno o più libri, nella sezione ricompense. Il ricavato dalla vendita del libro servirà a raccogliere i fondi necessari per la ristrutturazione della Scuola Nazionale Florestan Fernandes (ENFF) del MST, che ha l’obiettivo di formare politicamente la classe lavoratrice.

 

David Lifodi
Sono nato a Siena e la mia vera occupazione è presso l'Università di Siena. Nel mio lavoro "ufficioso" collaboro con il sito internet www.peacelink.it, con il blog La Bottega del Barbieri e ogni tanto pubblico articoli su altri siti e riviste riguardo a diritti umani, sindacalismo, politica e storia dell’America latina, questione indigena e agraria, ecologia.

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