Salute: LEP e servizi differenziati ai cittadini
I livelli essenziali delle prestazioni vanno in soffitta.
di Natale Cuccurese (*)
Il Corriere del Veneto nell’edizione del primo aprile ci informa che i Lep (Livelli essenziali delle prestazioni – mai definiti dalla modifica del Titolo V della Costituzione) grazie alla ministra di FI Gelmini ora “vanno in soffitta”. E purtroppo non è un pesce d’aprile…
Chi si richiama agli art. 116 e 117 della Costituzione per affermare che l’autonomia differenziata va realizzata, guarda caso dimentica sempre di dire che la definizione dei Lep attende dal 2001. Anche loro sono previsti (art. 117, comma 2, lett. m), ma evidentemente non risultano graditi perché troppo costosi all’Asse del Nord e pertanto vengono messi in “soffitta”. Ricordo che i Lep sono quei servizi e quelle prestazioni che lo Stato deve garantire in maniera uniforme su tutto il territorio nazionale, in quanto consentono il pieno rispetto dei diritti sociali e civili dei cittadini. Non sono un aspetto secondario da mettere in “soffitta”, almeno se si pensa di vivere ancora nello stesso Paese. Va anche detto che servirebbero i Lup, cioè i “Livelli uguali delle prestazioni, per evitare in un futuro, che a questo punto appare remoto, che sia possibile il realizzarsi dell’ennesimo inganno, abbassando alla percentuale più bassa possibile gli ancora indefiniti Lep per potere così continuare nelle sperequazioni.
Si realizza, nel silenzio dei più, l’ennesimo scippo al Mezzogiorno, certificando il fatto che parlare di “razzismo di Stato” non è una forzatura, ma semplicemente una constatazione di una evidenza macroscopica.
Con questa ennesima forzatura chi ha avuto avrà sempre di più a danno di chi non ha mai avuto, e grazie al meccanismo della “spesa storica” (quel meccanismo per cui Reggio Emilia ha più di 60 asili e Reggio Calabria, con più abitanti, solo 6) continuerà a non ricevere.
Il fossato fra le due parti del Paese diventerà così sempre più profondo e a poco serve il risibile richiamo nell’articolo al 40% dei fondi del Pnrr destinati al Sud, dato che il Dipartimento Politiche Sviluppo, pochi giorni fa, a proposito dell’allocazione territoriale dei fondi Pnrr, ha comunicato che il 40% destinato al Sud è tutto da verificare, non è garantito e dipende dai bandi…
È doveroso a questo punto ricordare che l’Italia ha ricevuto la quota più alta di fondi del Pnrr (191,5 miliardi €) fra tutti i Paesi UE proprio per iniziare a recuperare l’enorme differenza territoriale fra Nord e Sud del Paese, caso unico in Europa. Secondo le indicazioni di Bruxelles, la quota da destinare al Sud doveva essere del 65% circa. Ma il Governo ha abbassato l’asticella al 40%. Peccato che dalla lettura del documento inviato dal governo alla Commissione UE si è verificato che la quota reale destinata è di circa il 16%.
Si certifica così (mentre larga parte dei politici del Sud stanno a guardare o sono complici) la fine di quanto previsto nella prima parte della Costituzione e cioè di cittadini italiani tutti con gli stessi diritti, in cambio di una “doppia cittadinanza”, di serie A al Nord e di serie B al Sud (così com’è in realtà da anni, ma adesso è addirittura ratificata) e il prossimo conseguente avvio della balcanizzazione del Paese non appena questa situazione, totalmente taciuta e mai divulgata dai media, diventerà un’evidenza per cittadini del Mezzogiorno con le tasche sempre più vuote.
Ma evidentemente va bene a molti, soprattutto ai territori dell’Asse del Nord, quelli della “Locomotiva”, e ai loro Governatori, Bonaccini, Fontana & Zaia, a cui è utile anche per poter proseguire sulla strada delle privatizzazioni. Esemplificativo il richiamo che troviamo su “L’Indipendente” del 2 di aprile che ci avvisa che con l’intramoenia la Sanità a pagamento si sta mangiando quella pubblica.
“In alcune aziende sanitarie locali le visite a pagamento hanno superato quelle effettuate attraverso il canale pubblico ordinario. Una situazione particolarmente grave in Lombardia (non a caso regione laboratorio nel processo di privatizzazione della Sanità italiana) al punto che la Regione ha deciso pochi giorni fa di intervenire per limitare il fenomeno, con l’assessore alla Sanità, Letizia Moratti, che ha affermato che l’intramoenia deve essere una libera scelta e non l’unica via per ottenere visite in tempi ragionevoli. Peccato che i buoi siano scappati dal recinto da un pezzo”.
Inutile dire che si evidenzia ancora una volta, come più volte ribadito anche dal “Laboratorio per la Riscossa del Sud”, come il Sud è senza rappresentanza. Un motivo in più per continuare tenacemente ad opporsi all’“autonomia differenziata” che, non a caso, sembra arrivare in dirittura d’arrivo proprio con il governo Draghi, il più classista, antimeridionale e favorevole alle privatizzazioni di tutta la storia della Repubblica.
(*) Link all’articolo originale: https://transform-italia.it/servizi-differenziati-ai-cittadini/
La Segreteria nazionale ANPI: “Il Ddl sull’autonomia differenziata annunciato dal Ministro Gelmini non rispetta la Costituzione”
4 Luglio 2022
Il testo dell’Ordine del giorno approvato dalla Segreteria nazionale ANPI nella riunione di oggi 4 luglio 2022
L’Anpi Nazionale ha già espresso nei documenti e nel dibattito congressuale un giudizio negativo sul progetto di autonomia differenziata regionale, segnalando il rischio di rottura dell’unità nazionale e di allargamento delle diseguaglianze sociali e territoriali. Torniamo ora sull’argomento perché la ministra Gelmini ha annunciato la presentazione, entro luglio, di un ddl di cui circola una bozza che riteniamo inaccettabile per motivi di metodo e di merito.
Motivi di metodo perché assegna alla negoziazione tra Stato e Regione interessata la definizione delle materie e delle risorse conseguenti da attribuire alla potestà regionale, senza coinvolgere il Parlamento che vota a maggioranza assoluta solo la legge di puro recepimento dell’intesa. È vero che questa procedura è menzionata nell’art. 116 della Costituzione, ma è inconcepibile sottrarre alla discussione parlamentare e all’opinione pubblica una materia che può cambiare la vita concreta di cittadine e cittadini, per di più nel drammatico momento che sta attraversando il Paese, per il grande aumento delle diseguaglianze sociali, in particolare fra il Nord e il Sud del Paese, come riconosciuto dal recente rapporto del Governatore della Banca d’Italia, e che aumenterà ulteriormente a causa dell’alto tasso d’inflazione.
Nel merito inoltre il ddl fa salve le preintese già avvenute nel 2018 con la Lombardia, il Veneto e l’Emilia Romagna che intervengono su Scuola e Formazione, Sanità, Tutela del lavoro, Ambiente, Beni culturali, Politica internazionale ed europea a valenza regionale. Per quanto riguarda la Sanità, l’esperienza della pandemia ci ha già mostrato come l’autonomia regionale in tema di salute abbia prodotto una forte disparità di trattamento e di diritti tra i cittadini e le cittadine di diverse zone geografiche. Lo stesso può avvenire per la Scuola e la formazione che costruiscono la base culturale e civile della convivenza e della identità nazionale. Per quanto riguarda le risorse il ddl fa riferimento alla spesa storica e non al fabbisogno della popolazione, penalizzando così le regioni più povere e più carenti di servizi. Il riferimento ai LEP (livelli essenziali di prestazioni), la cui definizione dovrebbe consentire di superare il criterio della spesa storica, non risolve il problema, sia per la difficoltà di specificarli, sia perché essenziale non significa eguale.
Riteniamo dunque che il ddl non solo non rispetti l’art. 2 (doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale) e l’art.3 (uguaglianza dei cittadini) della Costituzione ma mortifichi anche l’art.5, travisando il disegno di autonomia delle istituzioni locali che dovrebbe essere funzionale alla partecipazione dei cittadini alla vita politica e amministrativa.
Alla luce di queste considerazioni la Segreteria Nazionale dell’Anpi chiede che il percorso legislativo del ddl sull’autonomia differenziata si svolga nella sede propria del Parlamento e venga accompagnato da un’ampia riflessione sulle ragioni del fallimento del federalismo così come disegnato nell’attuale Titolo V, che porti a un radicale ripensamento sul tema; chiede inoltre l’apertura di un ampio dibattito pubblico sull’argomento e l’avvio di una valutazione sul perché si sia sviluppato un regionalismo che invece di contribuire al decentramento dei poteri ha prodotto un neocentralismo regionale a scapito dei Comuni.
Decide inoltre di aprire un confronto con tutte quelle realtà politiche e sociali che si stanno mobilitando contro l’autonomia differenziata.
LA SEGRETERIA NAZIONALE ANPI
4 luglio 2022
https://www.anpi.it/articoli/2702/la-segreteria-nazionale-anpi-il-ddl-sullautonomia-differenziata-annunciato-dal-ministro-gelmini-non-rispetta-la-costituzione