Sfatati i miti della pena di morte
Ripreso dal numero 223 (luglio-agosto 2015) del «Foglio di collegamento del comitato Paul Rougeau»; a seguire la presentazione e il sommario
SFATATI 5 MITI RIGUARDANTI LA PENA DI MORTE
di Amnesty International
Alcune persone, influenzate da cinque “miti” molto diffusi, credono erroneamente che la pena di morte renda la società più sicura.
MITO: La pena di morte scoraggia il crimine violento e rende il mondo più sicuro.
In REALTÀ: Non c’è alcuna prova convincente che la pena di morte abbia uno speciale effetto deterrente. A più di 3 decenni dall’abolizione della pena di morte, il tasso di omicidi in Canada rimane inferiore di oltre un terzo rispetto a com’era nel 1976. Uno studio condotto per 35 anni ha confrontato i tassi di omicidio di Hong Kong, dove non c’è la pena di morte, con quelli di Singapore, che ha un numero di abitanti analogo e compie esecuzioni con regolarità. La pena di morte ha avuto scarso impatto sul tasso di crimini commessi.
MITO: La minaccia dell’esecuzione è una strategia efficace per prevenire attacchi terroristici
In REALTÀ: E’ improbabile che la prospettiva di essere giustiziati funga da deterrente per persone preparate a uccidere e a ferire in conseguenza di un’ideologia politica o di altro genere. Anzi, alcuni funzionari dell’antiterrorismo hanno più volte sottolineato che le persone che vengono giustiziate possono essere viste come martiri, la cui memoria diventa un catalizzatore per la loro ideologia o per le loro organizzazioni. Gruppi armati dell’opposizione hanno considerato l’uso della pena di morte una giustificazione per compiere rappresaglie, alimentando in tal modo il ciclo di violenza.
MITO: La pena di morte va bene fino a quando la maggioranza delle persone è ad essa favorevole.
In REALTÀ: La storia è macchiata da violazioni dei diritti umani, all’epoca approvate dalla maggioranza delle persone, ma che, a posteriori, vengono guardate con orrore. La schiavitù, la segregazione razziale e il linciaggio ebbero il sostegno della società in cui si verificarono, eppure costituiscono grossolane violazioni dei diritti umani. In definitiva, il dovere dei governanti è di proteggere i diritti di tutti gli individui, anche se ciò a volte significa agire contro l’opinione della maggioranza. Inoltre l’opinione pubblica spesso cambia a seconda della leadership politica e quando vengono fornite al pubblico informazioni oggettive sulla pena di morte.
MITO: Tutte le persone giustiziate sono colpevoli di gravissimi crimini.
In REALTÀ: Nel mondo centinaia di prigionieri vengono giustiziati dopo processi grossolanamente ingiusti. Può trattarsi di “confessioni” estorte con la tortura, di negazione dell’accesso agli avvocati e di difesa legale inadeguata. I paesi col maggior numero di esecuzioni sono anche quelli verso i quali si nutre la maggiore preoccupazione riguardo all’equità del sistema giudiziario, come la Cina, l’Iran e l’Iraq. I 144 annullamenti di condanne a morte registrati negli USA dal 1973 dimostrano che, per quante salvaguardie legali vengano attuate, non esistono sistemi giudiziari esenti dalla possibilità di commettere errori. Fino a quando la giustizia umana sarà fallibile, non sarà possibile eliminare il rischio di giustiziare degli innocenti.
MITO: I familiari delle vittime dei crimini vogliono la pena di morte.
In REALTÀ: Il movimento abolizionista mondiale comprende molte persone che hanno perso dei familiari, o che sono state vittime, in conseguenza di crimini violenti. Queste persone però, per ragioni etiche o religiose, non vogliono che la pena di morte venga inflitta “in loro nome”. Negli USA organizzazioni come “Murder Victims’ Families for Human Rights” (“Familiari delle Vittime di Crimine, per i Diritti Umani”) sono alla testa del movimento abolizionista, come avviene ora nel New Hampshire.
da: http://www.amnesty.org/en/news/five-death-penalty-myths-debunked-2014-03-26
PRESENTAZIONE del nuovo «Foglio di collegamento del comitato Paul Rougeau»
Questo è un numero eccezionalmente ampio … anche se abbiamo tralasciato qualche argomento che tratteremo nel prossimo numero.
Di fatti terribili ne sono successi tanti quest’estate ma ci sono alcune notizie positive che ci incoraggiano: la mancata condanna a morte del giovanissimo James Holmes che fece fuoco all’impazzata in un cinema del Colorado uccidendo 12 persone e ferendone 70; la prolungata assenza, quest’anno, di condanne a morte in Texas; una corretta presa di posizione del presidente Barack Obama sul problema della criminalità… E anche, per quanto riguarda il nostro piccolo, l’uscita di un libro con le lettere di Fernando Eros Caro, nostro corrispondente dal braccio della morte della California, nonché l’organizzazione di un ciclo di conferenze di Dale Recinella, il magico oratore che frequenta il braccio della morte della Florida.
Tra i fatti negativi, vi sono le tantissime gratuite uccisioni compiute dalle polizie statunitensi… ed anche il tentativo del governatore e dei personaggi danarosi del Nebraska di annullare l’abolizione della pena di morte avvenuta il 27 giugno scorso. Tale operazione, purtroppo, ha buone probabilità di riuscita.
Per quanto riguarda l’Italia è scandaloso il prolungarsi del ritardo nell’approvazione del reato di tortura.
Nel salutarvi cordialmente, invito tutte/i a comprare il bellissimo libro di Fernando Eros Caro, curato da noi, appena uscito: «NON SMETTETE MAI DI SOGNARE»; qui sotto la copertina.
Giuseppe Lodoli per il Comitato Paul Rougeau
FOGLIO DI COLLEGAMENTO INTERNO DEL COMITATO PAUL ROUGEAU
Numero 223 – luglio/agosto 2015
SOMMARIO
Sorpresa negli USA: James Holmes non è stato condannato a morte
La polizia statunitense spara, spara, spara e uccide
Le armi puntate: sparano
Dopo un arresto violento muore in cella: che cosa sarà successo?
Giustizia indulgente con le guardie della Florida
Incredibile: alla fine il Pakistan ha impiccato Shafqat Hussein
Continua l’aumento esponenziale delle esecuzioni in Iran
Si riesamina il caso di Asia Bibi, ma lei sta male
California: verrà messo in mora il sistema della pena di morte ?
Completata l’abolizione della pena di morte in Connecticut
Nel 2016 un referendum sulla legge abolizionista del Nebraska
La ministra della giustizia contro la moratoria in Pennsylvania
Nessuna nuova condanna a morte in Texas nel 2015
Obama parla di criteri validi per ridurre la criminalità: era ora
Condannato un ex soldato nazista che lavorò ad Auschwitz
Amnesty 20 anni dopo Srebrenica
La tortura c’è. La legge in Italia ancora no di Roberto Fantini
Fernando Eros Caro ci scrive dal braccio della morte
Visita al museo di San Quentin
“La pena di morte nel mondo”, rapporto di Nessuno tocchi Caino
Notiziario: Louisiana, Missouri, Pakistan
ISTRUZIONI PER ISCRIVERSI AL COMITATO PAUL ROUGEAU
Per aderire al Comitato Paul Rougeau scrivici una lettera (o invia un messaggio e-mail all’indirizzo prougeau@tiscali.it) con una breve autopresentazione e con i tuoi dati. Appena puoi paga la quota associativa sul conto corrente postale del Comitato: è il 45648003 intestato al Comitato Paul Rougeau (viale Pubblico Passeggio 46, 29100 Piacenza – IBAN: IT31Q0760112600000045648003) specificando la causale.
Responsabile dei contatti con i soci è Grazia Guaschino (011 8991482).
Le quote associative annuali sono le seguenti: socio ordinario 30 euro; socio sostenitore: 60 euro; socio giovanile (fino a 18 anni o a 26 anni se studente) 18 euro.
L’edizione e-mail del Foglio di Collegamento è gratuita per soci e simpatizzanti, chiedetela a: prougeau@tiscali.it,
Il nostro indirizzo postale è: Comitato Paul Rougeau, casella podtale 11035. 00141 Roma Montesacro.
NELLA FOTO: Il nero Glenn Ford, riconosciuto innocente, è uscito a 64 anni dal penitenziario di Angola in Louisiana, dopo aver trascorso quasi 30 anni in carcere, 26 dei quali nel braccio della morte.
Aggiungo, riguardo a Glenn Ford, il nero con gli occhiali di cui alla fotografia qui sopra, che costui e’ morto di cancro un anno dopo essere stato liberato dal braccio della Louisiana. Vi aveva passato 30 anni. Era innocente.