Sfida all’esibizione del potere tossico

di Vandana Shiva (*)

Il 5 giugno era la Giornata Internazionale dell’Ambiente. Una giornata in cui ricordare che siamo tutti parte della Terra e che tutti abbiamo il compito di prendercene cura. Due secoli di sviluppo economico basato sui combustibili fossili hanno condotto l’umanità sull’orlo del precipizio. È perciò necessario cambiare direzione. La Giornata dell’Ambiente è quest’anno dominata dalla uscita degli Usa dagli accordi di Parigi, annunciata dal presidente Trump. Quali sono ora le implicazioni di questo voltafaccia rispetto alla protezione della Terra e al cammino verso un futuro basato invece su una giustizia ecologica, sulla diffusione dei “semi per la democrazia della Terra”?

 Le normative ambientali dei vari stati nazionali sono state create negli anni ’70 alla scopo di proteggere la Terra e i suoi abitanti dalla distruzione, e per proteggere anche noi esseri umani, in quanto parte della terra. Al Vertice della Terra di Rio del 1992, la comunità internazionale ha adottato due principi ecologici molto importanti: il principio di precauzione e il principio “chi inquina paga”. Oltre a firmare due accordi giuridicamente vincolanti: la convenzione ONU sulla diversità biologica (CBD) e la Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCC). Entrambi i trattati sono stati concepiti sulla base della scienza dell’ecologia emergente e grazie al rafforzamento del movimento per l’ecologia. Il primo rappresenta la risposta scientifica all’impatto ecologico dell’inquinamento da combustibili fossili nell’atmosfera mentre il secondo delinea la risposta scientifica all’inquinamento genetico causato dagli OGM e all’erosione della biodiversità causata dalla diffusione di monocolture industriali basate sull’uso di sostanze chimiche.

 Tre anni dopo Rio, la Conferenza di Lipsia delle Nazioni Unite sulle risorse genetiche vegetali ha determinato che il 75% della biodiversità presente sul pianeta è scomparsa a causa della Rivoluzione Verde e del modello agricolo industriale. L’approccio scientifico multidisciplinare e i movimenti democratici hanno dato l’impulso alla definizione del “diritto ambientale internazionale“. Scienza e democrazia continuano a essere le forze che sfidano e affrontano le minacce per la sopravvivenza del pianeta, perpetrate dall’avidità delle multinazionali. Riguardo il cambiamento climatico, le questioni fondamentali sono: la riduzione delle emissioni e le strategie di adattamento, mentre le questioni chiave della biodiversità sono la sicurezza biologica e la promozione di pratiche finalizzate alla conservazione della biodiversità.

 

Entrambi i trattati si collegano all’agricoltura, al nostro pane quotidiano. Il modo in cui coltiviamo il nostro cibo ha un enorme impatto sulla salute del pianeta e dell’umanità. Il modello agricolo industriale è basato sull’uso di combustibili fossili, comprese le sostanze chimiche ivi utilizzate. Il 50% dell’inquinamento atmosferico, legato all’eccesso di biossido di carbonio, ossidi di azoto e metano, deriva dal sistema alimentare globale industrializzato. Lo stesso modello di agricoltura industriale, basato sull’utilizzo intensivo di combustibili fossili e veleni, sta anche distruggendo la biodiversità dei nostri semi e delle nostre colture, la biodiversità degli organismi del suolo; sta inoltre causando l’estinzione degli insetti impollinatori e distruggendo le risorse idriche. Questo stesso modello è anche responsabile del 75% dell’epidemia di malattie legate alla produzione di cibo di scarsa qualità.

Al contrario un’agricoltura focalizzata sulla intensificazione della biodiversità, un’agricoltura ecologica, inserita in un contesto di sistemi alimentari locali, rigenera la salute del pianeta e la nostra. La biodiversità delle piante rimuove l’eccesso di emissioni fissando il carbonio e l’azoto presenti nell’atmosfera e riconsegnandolo al suolo che lo immagazzina per rigenerare la fertilità e produrre cibo più sano e in quantità maggiore. Il modello agro-alimentare agroecologico e rigenerativo conserva la biodiversità e produce un importante effetto positivo nella mitigazione del cambiamento climatico, contribuendo allo stesso tempo ad un modello alimentare più salutare ed un modello economico rigenerativo e vitale che favorisce la prosperità delle comunità umane.

Individui e comunità di ogni paese del mondo stanno abbandonando l’utilizzo di veleni in agricoltura e adottando l’agroecologia. Stanno operando una transizione da un modello agricolo che distrugge l’integrità del pianeta e la nostra salute ad un modello di agricoltura rigenerativa e risanatrice. Obbediscono alle leggi di Gaia e rispettano i diritti della Madre Terra, migliorando al contempo le condizioni di vita delle persone. Non stanno ad aspettare le decisioni dei governi. Alcuni governi hanno iniziato a comprende i propri doveri nei confronti della conservazione della biodiversità e della mitigazione del cambiamento climatico, ivi inclusa la possibilità di creare un’economia nuova, post petrolio, attraverso l’agricoltura rigenerativa e le energie rinnovabili. La più grande sfida dei nostri tempi si delinea tra, da un lato, le leggi della terra e, dall’altro, la mancanza di leggi e l’irresponsabilità dell’avidità unita all’ignoranza. Ritirandosi dall’accordo di Parigi, il Presidente Trump ha agito contro il pianeta e contro la nostra comune umanità e ha invece supportato l’irresponsabilità, l’avidità e l’assenza di regole.

Ovviamente Trump non è il primo presidente degli Stati Uniti ad aver tentato di compromettere i trattati delle Nazioni Unite: il Presidente Bush Senior, nel periodo precedente gli incontri di Rio aveva dichiarato che “il nostro stile di vita non è negoziabile” e, al fine di proteggere l’industria degli OGM e il Cartello dei Veleni, si rifiutò di firmare il protocollo di Biosicurezza per regolamentare gli OGM. Il Presidente Obama ha continuato a mettere pressione all’India perché emendasse la legge sui brevetti e autorizzasse i brevetti sui semi. Il Presidente Obama, al suo arrivo a Copenhagen, ha fatto in modo di sciogliere il vincolo giuridico del trattato UNFCCC, sostituendolo con un “impegno volontario”.

Per questo motivo il Presidente Morales diede inizio al procedimento che ha portato alla stesura della Dichiarazione Universale dei Diritti della Terra, nel quale ho preso parte personalmente. Ci sono dunque due visioni in corso in quest’epoca: una che si dirige oltre l’industrializzazione basata sui combustibili fossili, oltre l’antropocentrismo, volta a creare una Democrazia della Terra basata sui diritti di tutti gli esseri viventi. Una seconda visione invece si dirige verso l’intensificazione dei processi di distruzione basati sull’avidità di una piccola minoranza di uomini potenti. C’è bisogno di leggi più elevate che governino la nostra vita e ci permettano di continuare a vivere: le leggi di Gaia e dell’ecologia.

Come membri della Comunità della Terra, i nostri diritti ad utilizzare i suoi semi e la sua biodiversità, il suo suolo e i suoi territori, la sua acqua e la sua aria, derivano dalla responsabilità che ci prendiamo nel proteggerla e nel rinnovare le sue risorse. E i diritti di tutti gli esseri viventi, compresi gli esseri umani, sono definiti dai diritti degli altri esseri viventi. Come espresso nell’Upanishad Indiana, in particolare nell’Isha Upanishad: “tutti gli esseri viventi hanno diritto alle risorse terrestri e ogni persona che si appropria di più di quanto le sia concesso, commette un furto”. La questione della giustizia ambientale è perciò intrinsecamente connessa alle questioni della giustizia economica e sociale, e tutte insieme sono connesse ai diritti delle generazioni future.

Le azioni di Trump ci mostrano come il secondo più grande inquinatore del pianeta si rifiuti di prendere la sua parte di responsabilità per i danni causati dai decenni di inquinamento che ha provocato e che, inoltre, si rifiuta di porre alcun limite alle proprie pratiche inquinanti in futuro. In definitiva Trump vuole semplicemente difendere il diritto ad inquinare, il diritto a rubare lo spazio ecologico degli altri, di provocare danni alla terra e alle popolazioni di ogni paese. Questo genere di dichiarazioni in cui si reclamano diritti illimitati sono dichiarazioni di guerra nei confronti del pianeta e della gente.

Ciò che il Presidente Trump ha fatto relativamente al problema del cambiamento climatico, corrisponde a ciò che Monsanto, Bayer e il Cartello dei Veleni hanno sempre fatto continuando a diffondere il glifosato sui campi, propagandando gli OGM, smantellando i protocolli di biosicurezza e manipolando le normative sui Diritti di Proprietà Intellettuale, avvelenando così i nostri campi, il nostro cibo, la nostra scienza e i nostri governi. L’esibizione del “potere tossico”, il reclamare diritti senza assumersi responsabilità, l’espressione della volontà di agire contro la terra e contro le persone, sono esempi di crimini contro la natura e l’umanità. Le popolazioni e i governi di tutto il mondo devono diventare consapevoli di questa realtà e trovare risposte creative a questi comportamenti criminali da parte di multinazionali canaglia e dei governi canaglia che esse controllano. Per questi motivi lo scorso ottobre, insieme a molteplici movimenti della società civile, abbiamo organizzato un tribunale per giudicare Monsanto e abbiamo chiesto ai governi di riconoscere i crimini contro la natura e il crimine di ecocidio. E per gli stessi motivi abbiamo appena pubblicato in Italia un rapporto, “Il Veleno è Servito”, in cui sveliamo gli interessi delle multinazionali e dei governi a venderci cibo sempre più contaminato da agro-tossici.

Una manciata di uomini molto ricchi, organizzati tramite l’American Legislative Exchange Council, specializzato nel riunire lobbisti, stati e legislatori federali per sviluppare “progetti di legge modello” e accomunati dalla pratica del Dark Money (il termine utilizzato negli Stati Uniti per i finanziamenti elargiti a organizzazioni coinvolte in azioni di sensibilizzazione politica, le quali non sono obbligate a divulgare da dove viene il denaro), diventano sempre più ricchi derubando i propri concittadini, i cittadini della terra e la terra stessa.

Questo non è “Rendere di nuovo grande l’America”. È invece aggravare le crisi dell’ecologia, dell’ineguaglianza economica, della vulnerabilità sociale e politica e della precarietà. Siamo tutti membri di un solo pianeta. Il nostro benessere e la nostra libertà sono interconnessi e si ottengono agendo capillarmente a livello locale, nazionale ed internazionale per “rendere”, parafrasando lo stesso Trump, “di nuovo grande il pianeta”, come ha dichiarato il presidente francese Macron in risposta all’annuncio di Trump di ritirarsi dagli accordi di Parigi.

(*) Fonte: SeedFreedom.  L’articolo è stato pubblicato con il consenso dell’autrice su «Comune info» da dove è ripreso, con le foto [db]

 

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