Sghignazzare con Harrison

Parola d’ordine rilassarsi? Giocare a biglie, leggere “leggero” e tornare piccole/i? Se siete su questa linea, in edicola c’è «Il ritorno di Jim Digriz» (Urania numero 1584: 268 pagg per 4,50 euri) un recente parto di Harry Harrison, vispo 87enne.

Del romanzo nulla dirò salvo che è di un umorismo volutamente quasi infantile: in certi momenti irritante (per monelleria, stereotipi e imprecisione) ma per lo più tonificante per faccia tosta, semplicità e consapevole delirio.

Voglio regalarvi una perla, quasi all’inizio del libro.

Jim Digriz, alias il Ratto d’acciaio, dopo «una vita criminale brillante e felice» all’improvviso si ritrova quasi rovinato per via di certi parenti. Così deve andare alla sua banca per studiare il da farsi.

«Dopo l’ultimo crollo bancario galattico che aveva sprofondato nella miseria diversi sistemi stellari» spiega Harrison «un’ondata di protesta aveva spazzato la galassia: “Mai più” avevano giurato: “questa è la fine dei fallimenti finanziari”. E così era stato. Termini spaventosi come “mutui subprime” “obbligazioni non garantite”, “titoli di debito cartolarizzati”, “swap di default”, “derivati” erano stati cancellati dalla lingua corrente. (…). Le banche erano tenute sotto stretto controllo (…) I più solidi banchieri avevano pianto ed era corsa voce che alcuni si fossero suicidati».

In questo quadro il nostro non tanto eroe va in banca, accolto dal direttore.

« – Mille volte benvenuto, sire Digriz. Prego, si accomodi qui.

Scostò una sedia e io mi sedetti. Quindi raccolse la palla nera che era fissata alla sua caviglia con una catena, per non inciampare camminando, e andò a sedersi dietro l’imponente scrivania.

La vista di quella palla con la catena mi dava sempre un certo godimento. Era un costante promemoria della sorte che attendeva i bancari alla minima irregolarità contabile. Le sfere erano di improvium, leggere come piume. Ma se veniva scoperto un qualsiasi ammanco nei conti bancari, altre molecole di improvium venivano pompate nella palla, rendendola pesante. Il peso variava a seconda della gravità dell’illecito. (…) Nei casi di intrallazzi finanziari più gravi potevano arrivare a pesare anche una tonnellata. Forse era solo una voce di parte ma si diceva che più di un manager fosse morto di stenti. Un giusto contrappasso aveva commentato qualcuno».

Così il saggio Harrison.

 

NOTA PER CHI ABITA NEL MULTIVERSO: DOVE E’ FINITO L’ASTROFILOSOFO?

Care e cari “marted-iani”, so bene che oggi aspettavate (forse addirittura “siete a rota” di) un frizzante saggio di Fabrizio Melodia. Purtroppo lui è sparito nel nulla e io lo sostituisco indegnamente… Sospetto fortemente che “Fabri” sia stato rapito dagli sgherri di Fanta-Aldeberan, il più celebre sito di fantascienza del multiverso, per costringerlo a scrivere maxi-saggi in esclusiva. Se è così preparatevi ad attrezzare la più grande flotta nonviolenta (ma cattivissima, come i gandhiani di Erik Frank Russell, ricordate?) della storia; non lasceremo il nostro astrofilosofo nelle mani di quegli antipatici tripedi bluastri. Non per essere lombrosiano ma neanche Alfano, Buttiglione e Fornero insieme sono così disgustosi… Se invece la mia ipotesi è sbagliata – e magari Fabri è semplicemente preso da banali problemi di affari, amore, salute – lo ritroverete qui fra poco, naturalmente (e petrolinianamente “più bello e più leggiadro che pria. Bene, bravo”. (db)

Redazione
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