“Shanghai” di Riichi Yokomitsu

«La potenza della materia e dei sensi, i conflitti della psiche, la dialettica tra identità nazionali, globalizzazione e colonialismo».

recensione di Ignazio Sanna

Shanghai (Atmosphere, 2017, € 16) è l’opera principale di Riichi Yokomitsu – o Yokomitsu Riichi, secondo l’uso nipponico di anteporre il cognome al nome – autore giapponese (1898-1947) tra i principali esponenti del movimento letterario definito neopercezionismo («Shinkankakuha», che l’Enciclopedia Britannica traduce come “Neosensualism”) ma poco conosciuto in Italia.

Il romanzo è ambientato a Shanghai, e narra le vicende di un gruppo di espatriati giapponesi, e in particolare di due di loro, Sanki e Koya, tra problemi sentimentali e di sussistenza economica. La bella operaia cinese Fang Qiulan, spia comunista, riveste un ruolo nell’una e nell’altra problematica. Lo sfondo è quello degli avvenimenti legati al Movimento del 30 maggio 1925. All’epoca Shanghai viveva una condizione coloniale, soggetta com’era a quella Concessione Internazionale, nella sua prima formulazione risalente addirittura al 1863, che vedeva americani, inglesi e in seguito altri europei, italiani compresi, occupare parte di quel territorio per tutelare i propri interessi economici. Chi conosce l’opera e la vita di James Graham Ballard ricorderà che lo scrittore britannico era nato proprio a Shanghai, nella zona controllata dagli inglesi, nel novembre del 1930, quindi a ridosso del periodo descritto nel romanzo di Yokomitsu. Il famoso film di Steven Spielberg, L’impero del sole, con Christian Bale nei panni del giovane Jim Ballard, è ambientato all’epoca dell’occupazione giapponese di Shanghai, durante la Seconda Guerra Mondiale. Il 30 maggio 1925 l’esercito inglese di stanza in città sparò su una manifestazione di protesta uccidendo quattro studenti e ferendone diversi. Da quel momento ebbe inizio un periodo di proteste e manifestazioni, noto come “la grande rivoluzione” (1925-1927), guidate da studenti comunisti, primo atto di una serie di eventi che avrebbero portato alla fondazione della Repubblica Popolare Cinese nel 1949 (http://www.tuttocina.it/editoria/shanghai.htm). Ma ci fu un prologo quindici giorni prima, il 15 maggio, quando un operaio cinese rimase ucciso durante uno sciopero in un cotonificio giapponese a Shanghai. Yokomitsu inserisce questo evento nel romanzo e nella finzione letteraria Sanki rimane marginalmente coinvolto.

Il romanzo è tradotto per la prima volta integralmente in italiano dall’originale a opera di Costantino Pes, giovane studioso sardo di lingua e letteratura giapponese, che si è già cimentato in passato con la traduzione letteraria. Chi volesse ulteriori informazioni su di lui può trovarle qui: http://costantinopes.weebly.com/, ma consiglio soprattutto il suo blog (http://costantinopes.weebly.com/blog-racconti-di-tokyo–tokyo-tales) in cui narra dei suoi viaggi in Giappone. Nella postfazione al romanzo, lo stesso Pes ne descrive accuratamente sia gli aspetti storici dell’ambientazione che gli elementi di atmosfera, quelli che più caratterizzano la narrazione nello stile di Yokomitsu. Così come ci fornisce le principali notizie sull’attività letteraria dell’autore, che fu narratore d’avanguardia nell’ambito del già menzionato neopercezionismo, nonchè teorico della letteratura. A partire dal 1924 Yokomitsu scrisse per la rivista Bungei Jidai (ovvero L’età della letteratura), assieme tra gli altri anche al futuro premio Nobel Kawabata. Pubblicato a puntate tra il 1928 e il 1931 sulla rivista “Kaizo”, Shanghai ha a che fare, come scrive Costantino Pes, con «la potenza della materia e dei sensi, i conflitti della psiche, la dialettica tra identità nazionali, globalizzazione e colonialismo».  L’acqua, che compare in forma di fiume, è un elemento ricorrente della narrazione. Come sottolinea opportunamente Pes la liquidità, in termini più generali, è un concetto altrettanto ricorrente, sia in certe descrizioni dei disordini che hanno luogo in città (peraltro la polizia respinge i manifestanti con l’utilizzo di idranti) sia nelle frequenti analogie descrittive con il mondo marino. Yokomitsu eccelle nelle descrizioni, sia dell’ambiente fisico (come nel caso di liquami e altri detriti che inquinano il fiume) che dei tumulti e degli scontri con la polizia, al punto che a tratti sembra quasi di vedere, come al cinema, tra carrellate e piani sequenza, i movimenti quasi coreografici della folla dei manifestanti e delle forze di polizia, che avanzano e arretrano durante gli scontri, quasi eseguissero passi di danza.

alexik

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *