Siamo alla frutta

di Mohamed Malih

[in risposta all’articolo di Vladimiro Polchi (*) su «Repubblica»]


La coerenza non è del mondo delle news. Da tutte le rubriche salutiste, a esempio, ci dicono di assumere grandi quantitativi di frutta e verdura. Gli stessi giornali, basta passare alle pagine della cronaca, ci mettono in allerta dal racket della frutta. Che la frutta non faccia poi tutto ‘sto gran bene che si dice, io avevo cominciato ad averne sentore già dai resoconti dei ragazzi stranieri braccianti agricoli a Rosarno. Ma non è solo questione di arance. Che dire dei pomodori? All’apparenza comunissimi e miti ortaggi. Invece sin dall’antichità sono usati, subdolamente, contro gli esseri più pacifici di questo modo: gli artisti. Ed è altresì noto come quel grazioso ortaggio che è il finocchio si sia man mano trasformato nel più truce oltraggio al cospetto degli omosessuali.
L’ultima notizia, a proposito di agrumi – e qui siamo davvero alla frutta – che ci giunge è per penna di Vladimiro Polchi, grazie al quale veniamo a sapere che in realtà i fruttivendoli egiziani, ma non solo, di Roma non sarebbero altro che agenti della Fratellanza Musulmana che – mentre trattano sul prezzo della verza, o con fare non curante puliscono i carciofi – starebbero tramando affari ben più loschi e, in ultima analisi, il loro scopo è conquistare l’Europa, l’intero Occidente alla fede islamica. A questo punto non è da escludere nemmeno che Bin Laden stesso fosse (da vivo ovviamente e da buon beduino) un consumatore di grandi quantitativi di frutta: sarà stata secca ma sempre frutta è. La frutta-e-verdura insomma, oltre a essere ricca di vitamine e sali minerali, per cause ancora non chiare, da sempre attira in modo irresistibile molti brutti ceffi.
Sia come sia, è auspicabile maggior chiarezza in questo dominio. Noi abituali consumatori di news e saltuari (con quel che costano) consumatori di kiwi, melanzane, ciliegie et similia siamo confusi: non sappiamo più se credere ai benefici della frutta-e-verdura o tenercene alla larga. Basta dipingercela o come panacea o come causa di danni irreparabili agli equilibri geopolitici del pianeta terra. Venga, la fruttta-e-verdura, una volta per tutte equiparata ai medicinali, e vi si alleghi un bugiardino dove accanto ai benefici si elenchino senza indugi anche tutti i danni collaterali.
da http://www.malih.senigallia.biz/?p=1982

(*) sulla polemica suscitata dall’inchiesta – si fa per dire: pochi fatti, opinioni anche a sproposito e molta aria fritta – di Polchi rimando anche a «Il pericolo dei fruttivendoli egiziani» postato ieri. (db)

 

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