Siria, vigilia d’attacco Usa?
di Francesco Cecchini
Barak Obama, premio Nobel per la pace, ma in realtà un guerrafondaio, si prepara a lanciare una guerra in Siria poco dopo la celebrazione a Washington del cinquantenario del “sogno” di Martin Luther King. Obama afferma di voler la benedizione del Congresso, sicuro che questa verrà data, nonostante che il popolo degli Usa sia contrario ad un intervento militare. É probabile che indipendentemente dal parere dei congressisti, prevarrà quello del Pentagono e dei generali che in settimana attaccheranno la Siria. Che a Obama venga ritirato il Premio Nobel per la pace è il minimo che gli svedesi possano fare: tutti coloro che nel mondo sono per la pace dovrebbero richiederlo con forza.
Kerry, altra faccia tosta, ha affermato che «chi ha utilizzato l’arma più mostruosa del mondo contro la popolazione non va perdonato». Cosa dire allora del suo Paese che nel 1945, a Hiroshima e Nagasaki ha colpito popolazioni inermi con bombe atomiche? L’ipocrisia non ha limiti.
In questi momenti molti sono gli appellli, tutti dai contenuti più o meno condivisibili, per fermare la guerra in Siria. Da quello dei giovani comunisti del Pdci a quello del deputato M5S, Salvatore Di Battista, che ha messo in rete un video efficace dove ribadisce il concetto che l’Italia respinge la guerra per principio costituzionale.
Molte le manifestazioni, in tutto il mondo. E molte le analisi che ben chiariscono:
– Chi è per la guerra (Stati Uniti Inghilterra e Francia) e perché. Ricordo solo che i nostri vicini, francesi negli ultimi anni si sono infilati in tutte le guerre possibili: Ciad 2008, Afghanistan 2009, Costa d’ Avorio 2010, Libia 2011, Mali 2012. Ed ora non può trascorrere il 2013 senza una puntata in Siria. Governi dei destra (Sarkosi) o di sinistra (Hollande) non importa, perché al di sopra di questi vi sono gli interessi dell’industria militare e quelli economici in generale, vedi, per esempio il petrolio in Libia. Inoltre questo Paese, ex padrona coloniale di Libano e Siria, vuole rimettere il piede in terre che ha perso il secolo scorso.
– Chi e è contro, e con quali sfumature. L’ Italia e la Germania prenderebbero ami solo sotto l’egida dell’ ONU. La Cina e la Russia sono tout court contro azioni militari contro la Siria, per ragioni geopolitiche e geoeconomiche
– Evidente perché a Israele piacerebbe la guerra al suo nemico siriano e perchè Iran non la vuole.
– Quali conseguenze. Tra le altre:
Destabilizzazione ulteriore del Medio Oriente.
Militarizzazione del Mediterranoeo
Crescita dei prezzi del petrolio
Ritorsioni su Europa e Stati unti
Peggioramento dell’economia
Nell’ultimo numero della rivista «Internazionale» è apparso un interessante articolo: «Chi sono e che cosa vogliono i ribelli siriani». La dice lunga: sugli alleati islamisti degli Stati uniti , sui futuri scenari. su perché tutte le forze antimperialistiche della regione (come Hezbollah e Pkk) si stanno mobilitando contro i “ribelli”
Per aggiornamenti consiglio di visitare due siti e iscriversi alle loro mailing lists.
Sono quelli del giornalista francese Michel Collon:
e della giornalista svizzera Silvia Cattori:
Non voglio aprire qui discussioni che io non posso in questo momento gestire. Ovviamente, non conosco Barack Obama personalmente. Posso valutarne gli atti, in quanto Presidente degli Stati Uniti d’America, secondo quanto pubblicato dai mezzi di informazione e disinformazione. Il mio commento è che sarebbe meglio contare fino a … 10 mi sembra poco, prima di insultare una persona, chiunque questa persona sia, a meno di casi dai precedenti chiari e confermati, ad esempio P2 1816. A parte il fatto che il Nobel per la Pace è assegnato da un comitato nominato dal Parlamento Norvegese, voglio dire, il Premio, essendo stato in passato assegnato a Henry Kissinger, che valore può avere? Obama, immagino, deve fronteggiare pressioni che definirei inumane, ovvero le pressioni dell’apparato militare industriale USA. È riuscito, finora, ad evitare una guerra con l’Iran, e ad evitare che Israele stesso lanciasse autonomamente un attacco contro l’Iran, guarda caso poco prima delle elezioni presidenziali USA, l’anno scorso. Di guerra all’Iran non se ne parla più, e ciò è bene. Guerrafondaio per via della Libia? Sarò non non-violento, in casi estremi, io, ma in Libia, cosa c’era da fare? L’alternativa è fare ciò che è stato fatto nel caso della Siria, cioè nulla. A volte questa è la Guerra Civile. Nel 1943, la Resistenza sarebbe stata in grado di vincere da sola la Guerra Civile in Italia? Ne dubito. Nello specifico, e concludo, affidarsi al Congresso, nella speranza che i Repubblicani USA, pare per la maggior parte in mano alle peggiori tra le peggiori lobbies, così pare, respingano la richiesta d’intervento armato … affidarsi al Congresso è proprio l’unico modo realistico proprio per evitare un intervento armato, e, a quanto sembra, è stata una decisione di Obama, presa sostanzialmente da solo, quando tutto era già pronto per lanciare i missili.
Soprattutto, ciò che mi da veramente fastidio è questa pessima abitudine che non ha portato e non porterà molto probabilmente proprio da nessuna parte, questa pessima abitudine all’insulto facile. Insultare è tra le cose più facili da fare. Grillo insegna. Buona fortuna. Io diserto o tradisco, come al solito. Diserto.
P. s.: certo poi che con Hezbollah tu parli proprio di avanguardie democratiche. Io diserto nella mia vita.
Sono d’ accordo che Obama stia subendo pressioni del potere militare. In questo momento, a parte l’ abbandono dell’ Inghilterra, si trova in difficolta’ tra queste pressioni ed un opinione pubblica americana e mondiale, contraria. Vedremo cosa dirà il Congresso e poi cosa farà Obama, che credo, forse mi sbaglio, in ogni caso, solo o in ristretta compagnia, la Francia, interverra’. Ago, scambi per insulti giudizi politici su Obama e Kerry basati su quello che dicono e fanno.
La Libia e’ stato un caso eclatante di guerra d’ ingerenza per il controllo del petrolio. Interessi economici e geopolitici sono alla base dell’ azione occidentale in Siria, non la difesa dell’ infanzia siriana. Le analisi sono molte ed risultati, sotto gli occhi di tutti. La Libia dista un corto volo dall’ Italia ed e’ facile andare di persona per rendersi conto della situazione.
In qualche caso, Argo,leggi fischi per fiaschi. Chi ha mai affermato che Hezbollah sia un’ avanguardia democratica? Sono degli sciti integralisti, anti sionisti ed anti imperialisti. Anche il PKK curdo non e’ un modello di democrazia liberale. Comunque anche il Libano non dista molto dall’ Italia per visitarlo e rendersi un po’ conto di come stanno le cose. C’ e’ anche lo studio che aiuta.
La mia nota che, purtroppo non ha preso in considerazione le dichiarazioni energiche di Papa Francesco e della Chiesa cattolica contro la guerra, aveva innanzitutto lo scopo di segnalare due siti quelli di Michel Collon e di Silvia Cattori che con frequenza pluri giornaliera forniscono informazioni ed analisi sulla vicenda siriana secondo un punto di vista condivisibile: NO ALLA GUERRA!
Ago ti ripeto l’ invito a vistare questi due siti. Quello di Michel Collon e’ in francese ed inglese, quello di Silvia e’ anche in Italiano.
Francesco, prima di tutto grazie per la risposta.
Leggo quando posso i tuoi interventi e li rispetto anche quando, forse anche spesso, non li condivido. Ho perso le staffe, e forse ho anche letto fischi per fiaschi, perché l’insulto personale, e anche così facile, perché è facile, è diventato così diffuso, e non è altro che un altro strumento per dividere ancora di più, non credo proprio che porti da qualche parte, anzi peggiora soltanto la situazione.
Rifletterò sulla tua risposta.
Ai tempi in cui ero, a modo mio, un militante, prima di diventare un disertore, mi ricordo benissimo un altro militante che prendeva le difese di Saddam Hussein perché, pur essendo un dittatore, un criminale, per non dire altro, comunque … era ‘anti-imperialista.’
Ora, quale dittatura, tutte criminali, nella storia della nostra specie, non si è spacciata e dichiarata ‘anti-imperialista?’ Quale? I fascisti erano ‘anti-imperialisti’ (contro l’ ‘imperialismo’ sovietico), come i nazisti. Gli stalinisti erano ‘anti-imperialisti’ (contro l’ ‘imperialismo’ capitalista), come la dittatura cinese e quella nord-coreana. La dittatura saudita è ‘anti-imperialista’ (contro l’ ‘imperialismo’ dei ‘pagani’), come la dittatura pontificia nei secoli dei secoli. Amen. L’attuale dittatura russa è anti-imperialista. Qualcuno si ricorda ancora di Anna Politkovskaja? Edward Snowden, tu ti ricordi di Anna Politkovskaja?
Per cui, per me, disertore, così come il Premio Nobel per la Pace di valore ne ha ben poco, e il fatto che El Baradei fosse bontà sua un altro Premio Nobel per la Pace … così come il Premio Nobel per la Pace di valore ne ha ben poco, anche l’etichetta ‘anti-imperialista’ … in quanto etichetta per me di valore ne ha ormai proprio ben poco. Direi nulla, per me. Contano i fatti e i comportamenti.
Non so cosa augurarmi. Spero che l’intervento armato venga evitato perché sono convinto che la violenza, quasi sempre preceduta dagli insulti, tra l’altro … sono convinto che la violenza proprio non porti da nessuna parte e che vada evitata, a meno che non si tratti di una situazione estrema di autodifesa, ma anche in quel caso estremo il ricorso alla violenza non è altro che una tragedia e una sconfitta per tutti, perché la violenza non fa altro che promuovere altra violenza. Ancora mi sorprendo come mai la specie umana non si sia estinta decenni fa, dato il numero di testate nucleari ancora tra noi. Ma, del resto, mancano, ancora oggi, 5 minuti alla nostra estinzione (http://www.thebulletin.org).
Ciao, e grazie comunque. Ago.
Ago, grazie per la segnalazione di un sito interessante. Credo che mi iscriverò alla loro newsletter. Grazie inoltre per l’ opportunita’ di un chiarimento.
L’ importante, ora, e’ che tu,io, Daniele, David e tutti coloro che leggoo il blog o vi scrivano stiamo dalla stessa parte e lo diciamo: NO ALL’ INTERVENTO ARMATO DEGLI STATI UNITI E DEI LORO ALLEATI, ISRAELE E FRANCIA, IN SIRIA.
Ho vissuto sia nella Siria del padre dell’ attuale presidente che nell’ Irak di Saddam Hussein ( entrambi i regimi hanno origine dallo stesso partito Baath o Baas di Michel Aflak, un sincero socialista) e non avevo / non ho alcuna simpatia per entrambi i sistemi politici. Ma da comunista cerco di individuare la contraddizione principale, quella tra imperialismo americano e forze che si oppongono ed in base a questa mi schiero. Ed in base a questa mi schiero, non certo a fianco degli Stati Uniti. La storia passata e presente dimostra senza ombra di dubbio che l’ imperialismo americano se abbatte un dittatore lo fa non per amore della democrazia, ma per i propri interessi economici e geopolitici. Vedi Irak, Afghanistan e Libia per restare nell’ area. Ed i risultati sono catastrofici
Ci teniamo in contatto. Un caro saluto.
Michel Aflak. Proporrò a Daniele una nota su questa persona.
Francesco, grazie per la tua risposta.
Condivido, da disertore, l’opposizione a tutti gli imperialismi e alle violenze che questi imperialismi generano. Esistono tanti modi per mettere in pratica questa opposizione, e mi tornano spesso in mente le considerazioni espresse da Foucault in una intervista in cui mise a confronto Sartre e J. R. Oppenheimer. Se Foucault fosse ancora vivo il confronto sarebbe stato probabilmente tra Sartre e Snowden. O perfino tra Sartre e Obama. Ma questi sono ambiti che non mi sono familiari. Tra l’altro, preferisco sempre la pratica. Però mi sembra un confronto interessante. Mi fermo. Ciao, e comunque grazie. Ago.
P. s.: http://peacemagazine.org/archive/v23n4p28.htm
questo è il tema, anche se non l’intervista, a cui mi riferivo, ovvero i molteplici, o innumerevoli, snodi degli imperialismi e dei poteri, e J. R. Oppenheimer come caso specifico, e tragico. Barack Obama è un caso a parte, ma altrettanto tragico, secondo me. Mi fermo. Ciao.
documento del Movimento Nonviolento sulla Siria (invisato da Mao Valpiana, presidente e da Pasquale Pugliese, segretario)
SULLA SIRIA, IL NOSTRO “CHE FARE?”
Questo non è un appello. Non è una petizione. Non raccogliamo firme, né
cerchiamo consensi.
Vogliamo solo offrire qualche spunto di riflessione per il dibattito che
si sta sviluppando al seguito dei “venti di guerra” che provengono dallo
scenario internazionale che oggi ci consegna una sponda del Mediterraneo
in fiamme, dalla Siria alla Libia, dall’Egitto al Libano (oltre
naturalmente alla Palestina). Sull’altra sponda del Mediterraneo si
affacciano i paesi occidentali, compresa l’Italia, impotenti sul piano
politico, ma molto attivi sul piano del commercio delle armi, che vanno
ad alimentare i massacri. In fondo al Mediterraneo ci sono migliaia di
profughi in fuga dalle guerre.
Noi possiamo fare poco o niente sul piano immediatamente efficace per
impedire il massacro. Nessuna sacrosanta richiesta ai potenti di fermare
la guerra ha restituito la pace ai popoli. Non è accaduto a Belgrado, né
a Bagdad, né a Kabul e nemmeno a Tripoli. Non accadrà a Damasco.
Nè è nostro compito scegliere le parti per le quali parteggiare – tra
dittatori di lungo corso, militari golpisti e fondamentalisti jihadisti
– laddove la verità è sempre la prima vittima delle guerre e le
responsabilità tra oppressori e oppressi non sono separabili con l’accetta.
Quel che possiamo e dobbiamo fare nell’immediato è stare dalla parte
delle vittime, accogliere e portare soccorso, alleviare le sofferenze,
salvare singole vite. E’ già molto, ma non basta. Come non basta
condannare l’intervento armato e i suoi mandanti. E’ necessario, ma non
basta.
La Siria è piombata in una guerra “civile” (si fa per dire) a causa di
una ventennale dittatura (accettata, tollerata, sostenuta dalle grandi
potenze) che non ha acconsentito ad alcuna riforma, ma ha fatto
precipitare il paese in una escalation di violenza. A sua volta,
l’opposizione pacifica al regime è stata presto messa ai margini da una
preponderante contrapposta violenza armata, anche di matrice
fondamentalista jihadista (accettata, tollerata, sostenuta da altre
potenze). Gli Stati Uniti con l’Arabia da una parte, la Russia con
l’Iran dall’altra, l’Europa, la cosiddetta “comunità internazionale”,
sono stati a guardare la mattanza, con efferatezze da entrambe le parti,
che ha prodotto finora quasi 100mila morti, soprattutto – come in tutte
le guerre – tra i civili inermi: nessun tentativo di mediazione
internazionale tra le parti, nessun intervento massiccio di
intermediazione civile, nessuna presenza di osservatori internazionali,
nessuna richiesta di cessate il fuoco da parte degli alleati di una
parte e dell’altra, nessuna interruzione del flusso di armi ad entrambe
le parti in guerra. A questo punto un intervento armato esterno, con i
bombardamenti dall’alto dei cieli, non solo è completamente privo di
senso rispetto alla situazione specifica, non solo – come tutte le
guerre – aggiunge crimine a crimine nei confronti della martoriata
popolazione civile, non solo è senza alcuna legittimità internazionale,
ma è anche – nonostante il dispiegamento di potenti e terrificanti
armamenti – un grave di segno di impotenza della comunità internazionale.
Del resto, tutti gli interventi militari internazionali in zone di
conflitto (spesso avviate con pretesti risultati, a posteriori,
costruiti a tavolino) non hanno portato ad alcuna stabilizzazione
democratica e pacifica in nessuno scenario – dall’Iraq al Kosovo, dalla
Somalia alla Libia, all’Afghanistan – ma hanno ulteriormente disastrato
popolazioni e territori, aprendo ulteriori focolai di guerra, odio e
terrorismo. Chi è responsabile di una guerra assassina in Afghanistan,
con stragi di civili, non può farsi pladino dei diritti umani,
nascondersi dietro il paravento di un intervento umanitario per punire
l’uso di gas contro altri civili. L’opzione militare in Siria sarebbe
destabilizante per l’intera area, anche se l’obiettivo dichiarato è di
un intervento limitato e mirato. Le guerre si sa come iniziano ma non si
sa come finiscono.
L’unica vera stabilizzazione al rialzo è sempre quella per i profitti
delle multinazionali delle armi, unici soggetti che da tutte le guerra
ne escono comunque trionfanti e pronti a ricominciare.
Non a caso, esattamente un anno fa, il 31 agosto 2012, il Segretario
generale delle Nazioni Unite, Ban Ki Moon, dichiarava che la spesa
militare globale annua, mai così alta nella storia dell’umanità, divisa
per i giorni dell’anno, è “di 4,6 miliardi di dollari al giorno, somma
che, da sola, è quasi il doppio del bilancio delle Nazioni Unite per un
anno intero”. Il meccanismo è, dunque, sempre lo stesso: si impedisce
alle Nazioni Unite di agire per la pace con tutti i mezzi diplomatici e
operativi possibili e necessari, privandole di quelle risorse che,
invece, vanno a gonfiare le spese globali per gli armamenti. Per cui la
guerra continua planetaria, che si sposta da uno scenario conflittuale
all’altro, è sempre di più una profezia che si autoavvera.
Registriamo positivamente che in quest’ultima occasione il governo
italiano abbia voluto finalmente prendere una posizione autonoma,
diversa dagli alleati della Nato, rivendicando il ruolo delle Nazioni
Unite e riconoscendo al Parlamento la sovranità delle scelte di politica
estera. Ci vuole anche altro, come l’immediata sospensione della
produzione e commercio di armi con i paesi belligeranti (comprese le
cosiddette armi leggere), ma sappiamo riconoscere i segnali in
controtendenza.
A questo punto torna la domanda: ma noi cosa possiamo fare? Oltre ad
esprimere la nostra irremovibile contrarietà a questa nuova escalation
internazionale della guerra siriana, foriera di imprevedibili effetti a
catena su tutto lo scenario mediorientale, non ci dobbiamo stancare di
operare e di chiamare tutti alla necessaria opera per la pace e la
nonviolenza.
Il nostro compito è operare bene e con convinzione, là dove siamo e
possiamo, per il disarmo e la riduzione delle spese militari globali e
nazionali, per il sostegno alle campagne contro il commercio italiano
delle armi usate in tutte le guerre vicine e lontane, per la promuozione
dei Corpi civili di pace come forze di intervento preventivo nei
conflitti, per la difesa civile non armata e nonviolenta attraverso la
formazione di giovani volontari civili, per sviluppare politiche
culturali ed educative fondate sulla nonviolenza, per incalzare i nostri
governi ad operarsi per la riforma e il rilancio delle Nazioni Unite che
possano operare davvero con una legale e democratica polizia
internazionale, come superamento degli eserciti, per il rispetto del
diritto e la difesa degli aggrediti.
Contro la guerra e per la pace c’è sempre qualcosa da fare. Con la
nonviolenza, tutti i giorni.
Movimento Nonviolento
http://www.nonviolenti.org
29 agosto 2013
http://nonviolenti.org/cms/news/337/238/SULLA-SIRIA-IL-NOSTRO-CHE-FARE/
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Movimento Nonviolento
via Spagna, 8
37123 Verona
tel. 045 8009803
Fax 045 8009212
http://www.nonviolenti.org
War is over (John Lennon)
Messaggio 27 di 100
Pessimismo dell’ intelligenza, ottimismo della volonta’, come diceva Antonio Gramsci. I non violenti di Verona sono pessimisti pensano che appelli, analisi, manifestazioni informazioni non possano incidere, ma tutti, secondo quello di cui siamo capaci dobbiamo fare tutto il possibile perché l’ intervento armato dell’ imperialismo americano contro la Siria non avvenga. Bergoglio Papa Francesco essendo intelligente e’ forse anche lui, vista la situazione, pessimista come i non violenti di Verona ma sta combattendo con energia ed entusiasmo una battaglia contro la guerra.
Ho letto. Grazie Daniele.