Skin – Guy Nattiv

(visto da Francesco Masala)

il corto è in inglese, con poco parlato, la fine è straordinaria, le immagini dicono tutto

 

https://vimeo.com/345158341

 

Scrive Erri de Luca:


Ho visto il cortometraggio che ha ottenuto il premio Oscar quest’anno. Titolo è “Skin”, regista Guy Nattiv. Racconta di razzisti americani, delle loro violenze contro persone di colore.
Una sera uno di questi aggressori viene rapito da un gruppo di sue vittime. Lo portano in una rimessa e lo tengono per una decina di giorni. Si vedono dettagli di un’attrezzatura per tatuaggi. Poi lo rimettono in libertà. L’uomo è stato completamente tatuato con inchiostro nero. Lascio sospeso il finale.

Dante nella sua cantica dell’Inferno fa applicare alla giustizia divina una misura di pena detta di contrappasso. Al torto commesso corrisponde una condanna analoga. Gli indifferenti, detti ignavi, sono messi a seguire una bandiera, incalzati da insetti che li spronano. I golosi sono messi a sguazzare nel fango e a nutrirsene.
Prima di Dante, Seneca usa una simile ritorsione in una sua satira per l’imperatore Claudio che barava al gioco dei dadi, imponendo la sua vittoria ai giocatori. È condannato a perdere al gioco per l’eternità.

Posso immaginare misure di contrappasso per gli attuali propagandisti di avversioni, istigatori dei peggiori sentimenti: essere condannati a doverli ripetere allo specchio, rivolti contro se stessi, per l’eternità.
Quelli che hanno gridato agli immigrati di andarsene via, vagheranno da esuli. Chi ha rispedito in Libia, vi sarà detenuto. Chi ha avvelenato Taranto e i suoi abitanti, sarà infarinato nelle polveri rosa dell’Ilva. Chi imprigiona bambini, sarà imprigionato da loro. Il razzista, come nel film “Skin”, avrà il colore di pelle detestato.

da qui

 

qui un altro ottimo corto dello stesso autore

redaz
una teoria che mi pare interessante, quella della confederazione delle anime. Mi racconti questa teoria, disse Pereira. Ebbene, disse il dottor Cardoso, credere di essere 'uno' che fa parte a sé, staccato dalla incommensurabile pluralità dei propri io, rappresenta un'illusione, peraltro ingenua, di un'unica anima di tradizione cristiana, il dottor Ribot e il dottor Janet vedono la personalità come una confederazione di varie anime, perché noi abbiamo varie anime dentro di noi, nevvero, una confederazione che si pone sotto il controllo di un io egemone.

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