Sogno di un Aprile fradicio di pianto
di Savina Dolores Massa
Poteva sembrare vento al principio
lì
a spaccare le nebbie e le notti
e le primavere
anche gli inverni.
Aliseo? Scirocco? Tramontana? Ghibli?
No.
Sono sirene di navi in partenza
dai porti che tranciano gli ormeggi a lama svelta:
universale la voce di una nave
figlia delle scie marine di un pianeta.
Non c’è tempo:
vanno.
Un canto corre dove anche un solo uomo chiama.
Parole norvegesi, argentine, di Russia
di Francia
di Turchia
fiori alati dei ciliegi della Cina
volano sul filo di una schiuma di poppa
processione d’amore.
Sirene. Vanno a prenderli:
i bambini, le madri, gli spaventati in sete e fame.
Le torture.
Non i vecchi, Fuggite voi, hanno detto agli altri.
Fuggite voi.
Siamo qui, dicono muti i volti insabbiati alle sirene. Inganno?
Tornare indietro o fidarsi non fa differenza. Inganno?
Piange l’esodo obbligato: nessuna patria mai sa perdere il profumo di un agrume
o delle lacrime di gioia per un uovo appena schiuso
e conservate in un’ampolla
perché abbia sempre acqua quell’agrume.
Le linee della mano di ogni creatura della Terra sono identiche:
strade d’amore vita e morte. Può bastare tendere un palmo a una paura.
Può bastare accompagnare
far salire e allontanarsi dal momento in cui ogni agrume si è dissolto.
Salvarli così, nell’accoglienza
se è vero che nell’amore per capirsi basta niente.
Ogni porto del mondo li sta aspettando
con grancasse, neve, qualche curioso pappagallo.
Dice loro Fino a quando voi vorrete in pace insieme.
Poi,
Poi, e questo è il giuramento delle navi della Terra,
Vi riporteremo là dove gli agrumi daranno il miracolo del fiore
chiome di un padre e di una madre in attesa dei racconti
di un pazzo londinese, di una ragazzina brilla, di un ballo peruviano
imparati nel frattempo
mischiandoli coi propri
ridendo
ridendo.
LA FOTO E’ DI MASSIMO GOLFIERI
Sempre sorprendente Savina , nel cogliere le infinite sfumature del possibile.
grazie, Savina.
c.