Sono nostri figli, fratelli e sorelle
Nuovo appello dell’Asce per la raccolta di generi di primo soccorso dei profughi sbarcati in Sardegna
Questa volta sono 19, quelli che abbiamo incontrato. Sono partiti dalle coste libiche in 450 e hanno affrontato il mare con la speranza di salvare la vita, in fuga da una condizione più rischiosa di un barcone in mezzo alla burrasca, in Somalia, Eritrea, Etiopia, Libia o Siria, vittime delle politiche colonialiste dell’Occidente.
Hanno trovato riparo su una nave che li ha sbarcati a Cagliari, dove in tanti continuano a sperare, alloggiando all’aperto in piazza Matteotti.
Del poco che avevano hanno perso tutto e in tre anche la vita.
Il gruppo di 19 comprende 8 bambini, 3 donne e 8 adulti: sono di origine palestinese e fuggivano da una Libia completamente destabilizzata, in preda a incessanti conflitti tra fazioni diverse, dove la vita di una persona non ha gran valore.
Cinque dei bambini, durante il viaggio, hanno perso il padre e restano con la sola madre.
Quelle persone, numeri per la burocrazia e gli speculatori, sulla carta godono della protezione internazionale.
Ma non esiste un’organizzazione in grado di soddisfare le loro immediate ed elementari esigenze.
Capita invece che sul numero dei profughi, numerosi enti privati operino una odiosa speculazione a danno della qualità e quantità del cibo, della fornitura di biancheria intima e generi per l’igiene personale, della necessaria assistenza burocratica, della formazione del personale e della rispettosa considerazione che si deve ad ogni persona.
Si sa che i numeri sono numeri e così i calcoli diventano discrezionali: “se dei 35 euro al giorno che ci danno per l’accoglienza di un profugo, risparmiamo 5 euro, succede che facendoci carico di 10 profughi, la somma risparmiata è di 50 euro, che in un mese fanno 1500 euro. Ma se ne risparmiamo 10 la cifra raddoppia e diventa 3000. Se poi ne accogliamo 100 (dieci famiglie numerose) la cifra risparmiata diventa 30.000 euro in un mese”. E si può ancora aumentare, risparmiando ancora di più. magari speculando anche sulle donazioni.
Basta avere un immobile anche fatiscente, ammassarli, personale compiacente e… il gioco è fatto!
Lo stesso sistema sociale che pianifica la rapina economica dei Paesi terzi, che promuove le guerre e spesso corrompe i regimi locali, banchetta in Occidente sui denari stanziati per l’accoglienza dei profughi e specula “politicamente” con la disinformazione e vere e proprie campagne di odio razziale. Si muovono in sinergia: chi governa questo sistema sociale affama i cittadini meno abbienti e gli speculatori promuovono e organizzano l’odio e le guerre tra poveri per nascondere le vere responsabilità.
Ma noi abbiamo il dovere di opporci!
Oltre a combattere quel sistema sociale, a denunciare i complici e gli speculatori, proviamo anche ad esercitare il nostro dovere di solidarietà per alleviare le sofferenze del primo momento; per rendere un poco di giustizia a questi bambini, donne e uomini, normalmente trattati come numeri dalle istituzioni pubbliche ma anche da molti privati, per dire no, sono persone, sono nostri figli, fratelli e sorelle!
Servono i seguenti beni (molti si possono acquistare con pochi euro nei negozi “low cost”):
scarpe e calze di eguale taglia, calzature infradito, boxers, bermuda, canottiere, magliette, cuscini, lenzuola, sapone, shampoo in piccole confezioni individuali, dentifrici e spazzolini.
Molto utili anche cellulari dismessi e piccole ricariche telefoniche.
E poi valigie e borsoni per chi vorrebbe ripartire
Per chiarimenti potete chiamare i seguenti numeri: Asce 070 5839855, Piera 329 4126033, Antonello 333 2384701