Sopraffare è innato? o viene indotto?

Pasolini, Pelè, Elena Ilardi, Altan, Thorbjørn Jagland, Mario Balotelli, Tahar Ben Jelloun nella 130esima puntata di «Ci manca(va) un Venerdì» dell’astrofilosofo che all’anagrafe risulta Fabrizio Melodia

«È ormai comune considerare una conseguenza della crisi economica la xenofobia e il razzismo dilaganti, sui quali Matteo Salvini sta costruendo il proprio potere. Come se, per difficoltà economiche, un essere umano potesse disprezzare e discriminare, fino ad ammettere l’abbandono a mare, la compravendita di esseri umani, la schiavitù. Ogni giorno ascoltiamo intellettuali e pensatori di sinistra sostenere che, se si blocca “l’ascensore sociale”, emerge in ciascuno una tendenza innata alla sopraffazione dell’altro: terrori ancestrali, da sempre nel nostro “originario”, verrebbero proiettati sullo straniero»: così, con una nota d’amarezza, la psicologa e psicoterapeuta Elena Ilardi nel 27° numero del settimanale «
Left», intitolato – non casualmente – «Marx Reloaded».
Sembra che persino la cultura di certe sinistre si sia adattata al “revisionismo-imbarbarimento” culturale che imperversa sul Bel Paese: rigurgiti nazionalisti si sposano con quelli regionalisti o di campanile.
Torna l’antica domanda: l’essere umano è buono per natura e la società (capitalistica) lo corrompe?
L’ex super campione di calcio Pelè la vedeva così: «il razzismo va combattuto, ma oggi il calcio é un mix di razze, religioni, colori. Credo che gli episodi che si vedono dipendono più dalla situazione politica ed economica. È un problema sociale, una protesta contro gli amministratori politici che poi si scatena in aggressività».
Un’altra stella del calcio, più volte oggetto di razzismo, Mario Balotelli, sembra chiosare: «Il razzismo non si può cancellare. È come le sigarette: non puoi smettere di fumare se non lo vuoi. E non si può fermare il razzismo se la gente non lo vuole. Ma io farò qualsiasi cosa per aiutare a fermare questa piaga».
In sostanza sono i poteri forti e la classe politica a fomentare malcontento, ignoranza e disgregazione del tessuto sociale per scatenare la guerra tra poveri?
Lo scrittore marocchino Tahar Ben Jelloun, spiegando il razzismo a sua figlia, non ha dubbi: «Un bambino non nasce razzista. E se i suoi genitori e i suoi familiari non gli hanno messo in testa idee razziste, non c’è ragione perché lo diventi. […] Con la cultura si impara a vivere insieme; si impara soprattutto che non siamo soli al mondo, che esistono altri popoli e altre tradizioni, altri modi di vivere che sono altrettanto validi dei nostri».
Il politico norvegese Thorbjørn Jagland sembra dare un colpo di coda perfetto: «Sono particolarmente inquieto per le recenti affermazioni relative a presunte persecuzioni di massa di persone LGBTI nella Repubblica cecena della Federazione russa. La discriminazione e la violenza nei confronti delle persone LGBTI rappresenta un esempio di populismo della peggior specie. Si sta sfortunatamente riscontrando una crescente tendenza a usare le minoranze come capro espiatorio. Costituisce un pericolo per la democrazia, contro il quale i governi devono reagire, adoperandosi al massimo per porvi fine».
Ci corre in aiuto Pier Paolo Pasolini: «Il razzismo è un odio di classe inconscio. Si confronti il razzismo americano: esso è stato appunto, fino a oggi e ancora oggi, un odio di classe inconscio. Ma dal momento che i negri hanno incominciato a lottare e avere consapevolezza di sé come classe povera, l’odio razzistico, oscuro e indecifrabile, si sta trasformando in un chiarissimo e decifrabilissimo odio di classe. L’odio cioè che un borghese italiano prova per un comunista, non per un “terrone” o un carcerato (che è ancora oscuro e indecifrabile)».
Lotta di classe mascherata da odio razziale? I conti sembrano tornare, vista la strumentalizzazione massmediatica dell’immigrazione tacendo di tutto il resto. Una grande vittoria per il capitalismo? Cosi sembra. Sembra venirci in aiuto il mio amato Star Trek (
ah Fabrì, c’hai rotto…): 

« – Noi pensiamo che a tutte le specie vadano tributati gli inalienabili diritti umani».

« – Inalienabili. Se solo vi sentiste quando parlate. “Diritti umani”. Perfino la definizione è razzista. La Federazione dei Pianeti Uniti sembra un circolo riservato all’homo sapiens».
Tornando sulla Terra ecco un ironico homo sapiens noto come Altan: «Questo deprecabile razzismo da stadio sta rovinando l’immagine di milioni di razzisti per bene».

 

L'astrofilosofo
Fabrizio Melodia,
Laureato in filosofia a Cà Foscari con una tesi di laurea su Star Trek, si dice che abbia perso qualche rotella nel teletrasporto ma non si ricorda in quale. Scrive poesie, racconti, articoli e chi più ne ha più ne metta. Ha il cervello bacato del Dottor Who e la saggezza filosofica di Spock. E' il solo, unico, brevettato, Astrofilosofo di quartiere periferico extragalattico, per gli amici... Fabry.

2 commenti

  • Federico Sisti

    ma l’autore di questo articolo ha letto tutto l’articolo di Ilardi? O a estrapolato solo qualche frase ? Ilardi su Left ice esattamente il contrario di quelo che si dice qui, smascherando le politiche disumane di Salvini e Toninelli, sostenendo che i poveri non sono soggetti pericolosi, non sono violenti benché in miseria, come invece dicono Salvini, Minniti che invocano più sicurezza ecc. Marx Reloaded rifiuta la lettura rossobruna di Marx e l’idea razzista di un esercito di riserva

  • Fabrizio Melodia

    In effetti, l’autore ha estrapolato l’ottimo e antirazzista articolo della Ilardi, usandolo come ottima introduzione e rampa di lancio per la chiacchierata di citazioni culminata nel punto finale antirazzista, con aliena chiosa ironica.
    La sig.ra Ilardi penso lo troverà altrettanto divertente e antirazzista, con la speranza che anche qualche credulone italico che si sente invaso da una marea nera che distrugge e devasta, possa trovare uno spunto di riflessione.
    E magari andare oltre alla propaganza neo nazifascista proposta dall’accoppiata Di Maio/Salvini, ennesimo riciclo storico di una cultura dove la dialettica schiavo/padrone continua a prosperare a favore di quest’ultimo.

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