Sopravvivere in una discarica dominicana
di Raùl Zecca Castel (*)
Terra di paradossi e contrasti, la Repubblica Dominicana non offre solo le meravigliose spiagge caraibiche e le bellezze naturali che attraggono ogni anno migliaia di turisti da ogni angolo del mondo. Alle periferie di San Pedro de Macoris, circondata da una natura esuberante, un’immensa discarica a cielo aperto accoglie migliaia di tonnellate di rifiuti urbani provenienti da tutto il circondario.
Non è facile avere accesso a questo luogo perduto nel quale non esistono controlli né autorità istituzionali che si occupino della sua gestione. Le gang e la legge del più forte governano il territorio e per entrare occorre semplicemente pagare il “pedaggio” a qualcuno che si faccia carico di proteggerti durante il percorso in questo circolo infernale.
Decine di persone – uomini, donne e persino bambini – si guadagnano da vivere raccogliendo spazzatura e sperando i materiali riciclabili come il cartone, la plastica e soprattutto i metalli, per poi rivenderli a pochi pesos al chilo.
I “rebuscadores”, i cercatori, sono soliti bruciare piccole montagne di rifiuti affinché risulti più comodo trovare il rame, che è il materiale più prezioso.
A causa del fetore e del fumo che si alza dai rifiuti in fiamme, l’aria è irrespirabile e gli occhi bruciano e lacrimano senza sosta.
La maggior parte dei rebuscadores è di origine haitiana e raggiunge la discarica dai più vicini bateyes; comunità originariamente abitate dai braccianti impiegati nel taglio della canna da zucchero.
Tuttavia, molte persone, a volte famiglie intere, vivono nella discarica stessa, in baracche che loro stessi si costruiscono, mangiando con i resti di cibo trovati tra la spazzatura e, talvolta, cucinando e vendendo piatti caldi.
Quando chiedo chiarimenti rispetto alla presenza di maiali e capre che circolano liberamente tra i rifiuti e gli avvoltoi, il mio accompagnatore mi racconta che alcune persone li alleva qui per poi venderli ai macellai della città che, a loro volta, ne vendono la carne ai consumatori del mercato comunale.
Per questa ragione, qualche anno fa si verificò una grande rissa nel mercato di San Pedro de Macoris, poiché un macellaio fu accusato di vendere carne avvelenata. In ogni caso, ancora oggi, qui nessuno scommette sul fatto che questa pratica sia definitivamente scomparsa.
Non è noto quante persone vivano e lavorino in questa discarica. Il dato non sembra interessare nessuno, così come sembra interessare ancora meno il fatto che la maggior parte dei bambini che si trova qui non possa frequentare la scuola e sia costretto a sopravvivere con un destino segnato.
In un paese dove una ogni tre persone vive al di sotto della soglia di povertà, la strada da percorrere per uscire da questa discarica è ancora molto, troppo lunga.
(*) articolo e foto tratti da https://lamericalatina.net/